La prima parola che mi è venuta in mente appena ho chiuso questo libro è stata “sentimento”.

Sì, proprio così. Potrebbe apparire un termine banale o stucchevole ma in realtà non è nulla di tutto questo perché la storia che ci ha regalato lo scrittore e insegnante Enrico Galiano, con Dormi stanotte sul mio cuore, riesce a carpire la bellezza di questo termine senza cadere in nessuna ovvietà. 

Nato a Pordenone nel 1977 Enrico Galiano, insegnante in una scuola di periferia, ha creato la webserie Cose da prof, che ha superato i venti milioni di visualizzazioni su Facebook. Ha dato il via al movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che “imbrattano” le città di poesie. Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it. 

Il segreto di un buon insegnante per lui è: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti». E a chi si vuole avvicinare all’insegnamento dice: «L’unica cosa che mi sento di consigliare è di provare a farlo: ripetizioni, piccole lezioni, meglio ancora se di gruppo. Solo così ti rendi conto se è una cosa che ti accende un fuoco dentro. E quel fuoco dentro è la condizione senza la quale è meglio evitare anche solo di mettere piede in una classe».
Ogni tanto prende la sua bicicletta e se ne va in giro per il mondo con uno zaino, una penna e tanta voglia di stupore. Il suo romanzo d’esordio, Eppure cadiamo felici, in corso di traduzione in tutta Europa, è stato il libro rivelazione del 2017 e ha vinto il Premio internazionale Città di Como come migliore opera prima e il Premio cultura mediterranea. Con Garzanti ha pubblicato anche Tutta la vita che vuoi(2018), Più forte di ogni addio (2019), e, appunto, Dormi stanotte sul mio cuore, uscito a maggio 2020.

L’ultima opera di Enrico Galiano è un racconto pulito, tenero, sano, una storia che nel momento storico attuale rappresenta veramente un tocco di speranza.

Enrico Galiano in una foto della sua pagina Facebook

Galliano, con una scrittura semplice e scorrevole riesce a catapultarti nella vita dei due protagonisti, Mia e Fede, due adolescenti molto diversi il cui comune denominatore sarà per tutto il corso del libro l’amore dell’uno verso l’altro: il cosiddetto “vero amore”. «L’idea di questa storia è tutto frutto della fantasia – ci spiega lo scrittore –, ma ci sono scene, personaggi, situazioni, che sono invece “catturate” dalla vita reale. Inoltre la storia di un ragazzo preso in affido da una famiglia nella quale c’era una ragazza e il seguente allontanamento di lui, la ricerca da parte di lei e il ritrovamento dopo molti anni ho scoperto, a libro quasi pubblicato, essere una storia vera, portata in tv pochi mesi fa. Una coincidenza pazzesca, se ci penso.»

Il racconto inizia con Mia ormai trentenne che ritorna nel passato, portando il lettore ai suoi tredici anni e alle vicissitudini che hanno inesorabilmente scalfito il suo destino e causato una patologia psicologica: il non riuscire ad avere nessun contatto fisico con le persone. Mia viveva in famiglia con un fratello adottivo, Fede, arrivato dal Kosovo e quindi da una situazione di guerra crudele e difficile, che non proferiva parola con nessuno.

Con il tempo Mia conquisterà la sua fiducia e solo con lei riuscirà a parlare. Tra loro nascerà un sentimento importante spezzato, tuttavia, e dopo poco, dall’inaspettato allontanamento, da parte dei genitori di Fede.

Pregiudizi e giudizi affrettati saranno un ponte che li distanzierà per tantissimi anni. Di primo acchito potrebbe sembrare un libro per ragazzi, visto che la storia è incentrata su degli adolescenti, tuttavia con una cura più attenta al dettaglio il lettore può scorgere un testo con toni estremamente adulti, educativi e formati. I buoni sentimenti vengono raccontati con un realismo magistrale: la cura, l’attenzione, i principi, i valori, i legami, i sacrifici dell’amore.

Tra le tante figure raccontate, una menzione speciale deve essere fatta per Margherita, l’insegnante di Mia, che accompagnerà la protagonista come un faro per tutto il racconto. 
Margherita, con piccoli aneddoti alquanto originali, raccolti in un prezioso quaderno, rappresenterà non solo una guida e un punto di riferimento in grado di risolvere dubbi e paure della ragazza ma una vera e propria amica, adulta.

«Margherita è dichiaratamente ispirata a Margherita Hack – continua Galiano –, che ho conosciuto nel 2012 e la cui voce ho cercato di far sentire in questo libro, nel suo accento toscano e nei suoi modi a volte burberi. Il suo quaderno “magico” invece è in realtà frutto di un’idea che ho avuto circa vent’anni fa, cioè di raccogliere in un file del mio pc tutte quelle stranezze e assurdità del mondo della scienza, una sorta di collezione dell’assurdo. Una cosa che mi ha insegnato che bisogna sempre assecondare quella vocina misteriosa che abbiamo tutti dentro, quando ci dice di fare qualcosa di apparentemente inutile e strambo, perché dietro ci può essere un significato molto profondo di cui ancora non scorgiamo i contorni.»

L’insegnate aiuterà la protagonista a districarsi dalla matassa di avvenimenti che la coinvolgeranno consegnandole delle meravigliose piccole lezioni di vita: «La pupilla si chiama così perché, se guardi bene negli occhi qualcuno, dentro la sua pupilla, ci vedi te stesso riflesso, solo molto più piccolo. Piccolo come una bambolina. Pupilla in latino significa “bambolina”.»

«Quando Margherita mi legge qualcosa dal suo quaderno va sempre allo stesso modo. Io la guardo. Lei mi guada. E poi io dico: “Embè?”
Lei risponde: “Embè icchecosa?”
Io rispondo a mia volta: “Cosa vuol dire ‘sta roba?”
E, alla fine, lei me lo spiega: “È semplice, piccolina mia: che dentro gli occhi degli altri, per quanto ci sforziamo, almeno un po’ vediamo sempre riflessi noi stessi”.»

Un romanzo senza troppi orpelli, che va subito al dunque delle cose, dei sentimenti, delle emozioni con una semplicità a volte disarmante capace di dare al lettore una storia che sembra quasi di toccare, di sentire accanto.
Una abilità nella scrittura che è dono di pochi, ma che Galliano, e forse non è insegnante a caso, è stato in grado di centrare, di far arrivare al lettore, emozionandolo.

Un romanzo che consiglierei a tutti ma in particolare agli adulti, i quali spesso presi dalla vita si dimenticano della bellezza e della profondità dei sentimenti non solo da vivere ma soprattutto da insegnare ai figli.