“Noi siamo fatti della stessa materia dei sogni” scriveva William Shakespeare, ma dopo aver visto After Yang verrebbe da pensare che in realtà è la memoria a esser ciò che ci crea.

Non poteva aprirsi con un film più paradigmatico la seconda edizione dell’Extra Sci-Fi Festival, dato che il secondo lungometraggio di Kogonada, proiettato giovedì 16 marzo al Cinema Kappadue in collaborazione con il Circolo del Cinema di Verona, pone la fantascienza intimista come punto di partenza per parlare del contemporaneo.

In un periodo storico in cui le notizie sulle nuove evoluzioni dell’intelligenza artificiale si sprecano, pensiamo per esempio a ChatGPT, After Yang racconta di un mondo che è già oltre, dove il post-umano è realtà e i cloni convivono liberamente con le persone.

Un momento del film “After Yang”, la gara di ballo online a eliminazione diretta. Foto di Osvaldo Arpaia

Convivere con gli androidi

Non c’è nessun replicante da cacciare à la Blade Runner, bensì un viaggio per cercare di riportare in vita Yang, l’androide comprato da Jake (Colin Farrell) e Kyra (Jodie Turner-Smith) per far compagnia alla loro figlia Mika (Malea Emma Tjandrawidjaja) e insegnarle lingua e cultura cinese.

Un percorso che diventa inevitabilmente metaforico, dove la ricerca dei componenti per poter riparare Yang acquista ben presto i connotati del viaggio catartico per superare il trauma della perdita.

Jake infatti scopre un software all’interno di Yang che ha catturato brevi momenti di iato della sua vita familiare, rivelando dettagli che i ricordi inevitabilmente modificano a seconda delle nostre sensazioni. Le immagini date dalla memoria dell’androide perciò diventano elementi fondamentali per comprendere ciò che siamo, mettendo in discussione anche le nostre convinzioni.

Kogonada lo fa capire attraverso il personaggio di Jake, riluttante all’idea dei cloni ma che attraverso l’assenza di Yang comprende il valore fondamentale che apportava alla serenità del nucleo familiare. In After Yang la circolarità temporale della narrazione è un elemento motrice per processare la sospensione spaziale data dalle immagini incasellate nella memoria dell’androide, ormai capace perfino di provare delle emozioni.

L’inaugurazione di EXTRA sci-fi festival Verona al Kappadue, al Circolo del Cinema,
prima della proiezione di After Yang. Foto di Osvaldo Arpaia.

Il peso della memoria

Come dicevamo, siamo nel post-umano e il regista sembra suggerire – basandosi sul romanzo di partenza Saying Goodbye to Yang di Alex Weinstein – che la nostra evoluzione culturale dipenderà sempre più dalle macchine, in grado di rapportarsi con la nostra specie in modo più umano ormai di quanto noi siamo in grado di fare.

Non c’è spazio in After Yang per la rivoluzione distopica dell’intelligenza artificiale, sebbene Kogonada abbia provato attraverso una parentesi piuttosto fiacca la via del thriller in relazione al concetto di privacy, bensì per l’umanità.

Una parola quest’ultima non più relegata a noi in quanto individui pensanti, ma a una sfera più ampia che abbraccia chi è in grado di ricordare di vivere attraverso la memoria il futuro che ci aspetta, senza nessuna distinzione.

EXTRA sci-fi festival Verona continua al Cinema Nuovo San Michele con la seconda serata oggi 18 marzo alle 21 con la proiezione supercult di Alien.

© RIPRODUZIONE RISERVATA