È arrivata la pausa estiva per le dirette social di Heraldo, che con “Succede alle 31” di venerdì 26 giugno ha raggiunto le 54 puntate. L’avventura iniziata il 15 aprile con un appuntamento al giorno è stata una vera e propria galoppata per tutta la redazione, impegnata a garantire informazione e approfondimento anche con questi dialoghi, resi ancora più coinvolgenti grazie anche ai commenti in diretta del pubblico.

Dal debutto con Pierpaolo Romani, presidente di Avviso Pubblico, dedicato all’infiltrazione delle mafie nel Nord Italia, la programmazione ha tenuto un ritmo costante realizzando live ogni giorno, in alcuni casi persino raddoppiando, e toccando i temi più vari. Un modo per aprire le porte a tanti argomenti e interessare un pubblico vario per preferenze ed età, ma anche un’occasione per far parlare i protagonisti di ambiti in prima linea durante la fase più dura del lockdown, come la scuola, la cultura, la medicina. E le dirette, che si possono facilmente rivedere sul canale Youtube, si sono occupate non solo di Verona, ma si è cercato piuttosto di favorire un’idea interconnessa di territorio, in una visione che si potrebbe definire glocal.

L’ultimo appuntamento è stato dedicato all’arte contemporanea, ospitando il nuovo direttore artistico di ArtVerona, la quarta fiera italiana del settore per importanza, che a dicembre inaugurerà la sua sedicesima edizione.

Stefano Raimondi, curatore e promotore d’arte, dal 2010 è direttore del network culturale The Blank Contemporary Art di Bergamo, con cui organizza annualmente il Festival d’Arte Contemporanea ArtDate, è stato curatore alla GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo dal 2011 al 2017, e dal 2015 al 2017 è stato docente all’Accademia di Belle Arti di Verona.

La fotografia che riporta degli effetti della pandemia sul sistema dell’arte è, dal punto di vista del mercato, critica, ma ci sono spunti su cui riflettere. Dato che la reazione da parte di musei, gallerie, spazi espositivi è stata in molti casi dirottata sui social e sul web, su cui hanno offerto informazioni ma anche vera e propria cultura, ideando progetti di grande interesse.

«Il lockdown è stato un punto di svolta, per le fiere internazionali primaverili è stato ad esempio necessario traslocare sul digitale – afferma Raimondi -. Le gallerie hanno cominciato a presentare le opere online, e c’è chi ha sviluppato canali diversi rispetto alla presenza fisica, raggiungendo nuovi pubblici e usando un nuovo tipo di comunicazione. Resta comunque che per l’arte moderna e contemporanea c’è ancora bisogno di incontri fisici, ma ciò significa che il digitale e gli eventi in presenza coesisteranno e permetteranno una migliore comunicazione di tutto il sistema. Inoltre in questo periodo sono nati anche progetti radiofonici e nuovi format che hanno portato valore e raggiunto i più giovani, come è capitato per quelle gallerie approdate sui social come Tik Tok. Hanno acceso la miccia nel pubblico più giovane, che se si appassiona ora penso che continuerà a seguire in futuro il contemporaneo.»

Il report The Art Market 2020, redatto dall’economista Clare McAndrew e commissionato da Art Basel aveva fatto un quadro interessante pre-Covid, sebbene segnasse una contrazione nel mercato. Tra i punti di novità, aveva descritto la figura del collezionista emergente, appartenente alla generazione dei Millennial e di genere femminile. Un aspetto che per la ripartenza del mercato «è un punto di forza fondamentale, perché cresce accanto a un collezionismo già consolidato, storico – evidenzia Raimondi -. Una nuova generazione di collezionisti giovani permette la promozione di linguaggi nuovi, e così arrivano anche nuovi artisti. C’è inoltre una capacità di lettura delle opere nuova, che dà sostegno alla sperimentazione.»

La tenuta del mercato è uno dei fattori più importanti per il settore fieristico, che prima del coronavirus era costellato da frenetici appuntamenti internazionali, tanto che molti protagonisti lamentavano un eccesso di offerta espositiva. Non si rischia ora che ci sia un effetto negativo sulla rete delle gallerie e di conseguenza sul settore fieristico? «La presenza di tante fiere è segno del grande interesse per l’arte, e finché c’è scambio e ritorno continuano a funzionare – riprende il direttore artistico -. Con ArtVerona abbiamo scelto di ascoltare innanzitutto le richieste delle gallerie, che sono i principali attori dell’evento insieme ai collezionisti, così abbiamo scelto di spostare le date a dicembre e non più a ottobre. Abbiamo programmato una serie di eventi molto curati in base alle esigenze avanzate, perché in questo momento serve concretezza: una fiera d’arte deve essere punto di incontro tra gallerie e acquirenti, che possono essere non solo gli appassionati ma anche un’istituzione o un museo.»

Il programma della prossima edizione è in continuità con i precedenti direttori artistici, Andrea Bruciati e Adriana Polveroni, quindi al centro c’è l’italian system, che «riassume, per l’interconnessione tra critici, riviste, curatori, gallerie, una infrastruttura solida con molto potenziale. Alla squadra storica, si sono aggiunte nuove persone, che compongono un team vasto, giovane, molto femminile, e un programma molto solido – approfondisce Raimondi -. Nelle sezioni nuove, Evolution si occuperà dei nuovi linguaggi tecnologici, realtà virtuale, robotica, intelligenza artificiale, big data. Il progetto Introduction, curato da Giacinto Di Pietrantonio, vedrà delle gallerie storiche introdurre gallerie nuove, che hanno aiutato a crescere, per valorizzare la trasmissione di saperi tra generazioni. L’editoria avrà in Pages lo spazio per rappresentare il ruolo dei magazine d’arte nella promozione e valorizzazione degli artisti. E poi ci sarà sempre la parte dedicata ai talk in chiave informale, oltre a eventi pensati per la città, come ad esempio Sculpture and the city in collaborazione con Marmomacc, grazie al quale un artista potrà realizzare un’opera e collocarla in un ambiente pubblico di Verona.»

La sedicesima edizione sarà quindi quella di una fiera matura. «L’attenzione alla ricerca più giovane è nello spirito di ArtVerona, per dare al fruitore una visione estesa dell’arte, tra maestri storici e artisti più giovani, italiani e internazionali proposti dalle gallerie, e toccare diverse tematiche e filoni – sottolinea Raimondi -. Bisogna sempre sostenere l’arte italiana e questo lo può fare non solo il gallerista, il collezionista, ma anche le istituzioni. L’Italian Council sta facendo promozione, con il ministero c’è molto dialogo, si è appena concluso il Forum dell’arte contemporanea italiana per sostenere il sistema» (qui il comunicato conclusivo, nda).

Il direttore artistico di ArtVerona era stato anche premiato dalla fiera nella sezione i7 -spazi indipendenti per l’attività dell’associazione The Blank, uno dei più importanti network italiani dedicati all’arte e alla cultura contemporanea. Nata a Bergamo, può questa esperienza insegnare qualcosa di innovativo per Verona? «Uno degli stimoli più grandi nella direzione di ArtVerona è di potermi interfacciare con una città conosciuta in tutto il mondo – conclude Raimondi -. L’arte è anche promozione del territorio e più si crea sinergia tra fiera, città, territorio più si promuove tutto il contesto. The Blank era partita 10 anni fa dal nulla e creando dialogo tra spazi indipendenti, gallerie, musei, istituzioni si è riusciti a fare coordinamento e valorizzare tutta la città. Oggi ha un rapporto molto forte con il Comune, che tiene a promuovere Bergamo come città del contemporaneo. E ciò è stato possibile per le stesse ragioni che può avere Verona, che ha già molte realtà interessanti, come Urbs Picta, Interzona, Salmon Magazine, Path Festival, Fucina Culturale Machiavelli, e musei significativi. Basta accendere la miccia, fare squadra e capire che l’arte contemporanea promuove la città nel mondo. Lo si sta già facendo con la fiera, e con il programma importante che svilupperemo in città con approfondimenti su cinema, performance, design, collezionismo, insieme a università, Accademia e realtà principali del territorio. Qui si può costruire un bel dialogo.»