Paola Stefanello, veronese trasferitasi in Gran Bretagna otto anni fa, oggi è imprenditrice di se stessa. Si è immersa nel sistema scolastico inglese e ne ha colto tutti gli aspetti utili a fare della sua idea una impresa. Anche lei fa parte della Associazione Veronesi nel Mondo e con la sua storia prosegue la collaborazione con la nostra testata.

Raccontaci di te, quando eri a Verona, cosa facevi, la tua vita, i tuoi interessi.
«La mia vita, prima di partire mi vedeva quale docente abilitata all’insegnamento delle materie giuridico-economiche. Facevo parte della schiera dei professori precari, quelli disposti a tutto pur di avere una cattedra e che si ritrovava immancabilmente i primi di settembre, in attesa spasmodica di spezzoni in giro per la provincia e città.
I miei interessi ruotavano, dunque, intorno al mondo della scuola, in cui mi occupavo di orientamento in entrata e uscita, pubbliche relazioni con enti (organizzavo il Job Orienta per la mia scuola, per esempio; partecipavo a concorsi scolastici e vincevo premi con i ragazzi ecc.) e privati, per cercare di formare studenti preparati ad affrontare il mondo accademico e lavorativo.»

Paola Stefanello

Quando e perché hai deciso di andare via? E di cosa ti occupi ora in UK?
«La decisione di partire nasce in realtà dalle esigenze di Luca, che sarebbe da lì a poco diventato mio marito, e che era stato ammesso come dottorando nella prestigiosa Università di Cambridge. Mi si prospettava una seconda vita, e, visto che in Italia avrei dovuto arrancare per i motivi sopra citati, ecco che non ho esitato a concedermi quest’opportunità. Era il 2012.
Una volta in UK ho imbracciato la mia valigetta e senza esitare un momento, mentre mio marito si “accomodava” in quel mondo privilegiato, ho iniziato a girare per il centro, cercando di capire come funzionava la città. Tante sono le cose che ho scoperto sulla mia pelle, provando, sbagliando e riprovando. 
Ora gestisco un’azienda; la Bhappy Ltd, che nasce nel 2013, ed è il frutto di esperienze anche nel settore scolastico inglese dove, sono stata coinvolta quale Bilingual Teacher Assistant. Quest’ultima è una figura voluta dal Council Britannico, per permettere agli studenti italiani di essere inseriti naturalmente e serenamente nelle scuole britanniche di ogni ordine e grado. La spinta ad aprire la mia agenzia, che inizialmente si occupava di trovare il corso di inglese adeguato alle esigenze personali, nasce grazie alle continue richieste di conoscenti per aiutar loro a trovare seri istituti in cui i loro figli, e perché no, loro stessi, potessero imparare o migliorare la lingua inglese.
E dal loro canto le scuole, che mi vedevano richiedere iscrizioni, iniziarono a chiedermi una collaborazione formale e certificata. Ho iniziato così e man mano che conoscevo il territorio e il sistema didattico-formativo, aggiungevo servizi che mi permettono ora di prestare una consulenza a 360 gradi, dalla formazione linguistica fino all’inserimento nel mondo accademico e/o lavorativo.»

Cosa tiha portato esattamente l’esperienza fino a oggi di vivere in UK?
«Sicuramente l’umiltà di rimettermi in discussione. La mia laurea, i miei master a poco sarebbero serviti, se non avessi capito che il primo passo da fare era quello di considerarmi ospite di un sistema che prima dovevo conoscere e che solo poi mi avrebbe accolto. Per trovare una collocazione è stato necessario conoscere il popolo inglese, le loro peculiarità’ e costumi. Apprezzarne i lati positivi e elaborarne quelli lontani dalla nostra cultura. Adesso sono diventata legalmente anche cittadina inglese.» 


Pensai mai di tornare in Italia?
«In Italia ci torno saltuariamente e per ragioni affettive. Ovviamente riempio la mia agenda anche di appuntamenti lavorativi visto che la mia cerchia più stretta di cliente risiede a Verona. Le mie collaborazioni spaziano anche con enti quali ESU, a Verona, per il quale stiamo costruendo, in sinergia con altre realtà territoriali, un programma di supporto al lavoro estero, per quegli studenti che si vogliono cimentare in esperienze in UK.
Per il momento non ho intenzione di tornare. Mi bastano questi viaggi.»

Opera di Paola.

Come hai passato questi mesi difficili in UK?
«Resilienza. Ovviamente la mia attività principale si è completamente fermata in termini di viaggi per motivi di studio. Ho trasformato questo periodo di perdita economica e di motivazione, in opportunità e sto creando la Funny People. Creo quadri e con il supporto del mio team che ho tenuto in vita economicamente parlando, (anche se non guadagno che spicci in questo periodo), trasferisco le immagini su una serie di oggetti.»

E come ti sentivi a pensare alla tua città e alla tua Italia martoriata dal Covid-19?
«Triste, immensamente triste e rabbiosa. Chi è causa del suo mal pianga se stesso, si dice. Sono profondamente convinta che quello che sta succedendo sia la reazione di una “natura” che si ribella alla crudeltà dell’uomo. Pensavo alle mie belle piazze (Bra e delle Erbe) desolate; al rumore delle fontane; al silenzio.
Ai miei concittadini, a quelli che non faranno più parte della mia vita. Abitavo in centro, in via Mazzini, e pensavo alle facce, quelle solite che incontri e che saluti per abitudine. Pensavo che forse non avrebbero più fatto parte della mia città. Pensavo alla gente nelle case; in cui solo il balcone rappresentava un momento di libertà. Pensavo ai miei ospedali. Ai dottori in prima linea.»

Paola con alcune sue collaboratrici.

Cosa consigli a chi pensa di emigrare?
«Di servirsi della consulenza e consigli di esperti prima di partire. Siamo un popolo di intelletto e innegabile cultura. Tuttavia, non sappiamo tradurre le conoscenze in abilità, in skills come le chiamano gli inglesi. Il mondo anglosassone è molto più pratico; specializzato. Insomma i curriculum vitae e i colloqui  per le selezioni lavorative sono altro dalle conoscenze teoriche. Sono simulazioni di situazioni reali, pratiche,  cui il candidato deve sapersi muovere. La risoluzione di eventi non comuni testa la capacità di sapersi organizzare e saper reagire in situazioni di stress. Queste ultime, con la capacità di lavorare in gruppo e di sapere divulgare le informazioni, rappresenta uno dei punti cardine delle abilità richieste.»

Rimarrai in UK o pensi di spostarti altrove?
«Per il momento rimango qui.»

Cosa ti manca di Verona?
«La sua pazzia. Il centro storico pieno di vita che fu. Con i suoi monumenti e ricchezza storica. Il rumore delle saracinesche dei negozi, che come grandi occhi si affacciano al nuovo giorno. La gente, quella sana e vera, che non si veste di inganno alla domenica per andare alla messa.» 

Cosa non ti manca?
«La provincialità di alcune persone che vivono di retorica e frasi fatte.»