Trio sperimentale di quelli veri, con violino, batteria, basso e tastiera. I fratelli Masotto e Bruce Turri compongono questo progetto che stupisce da quando è nato, con scelte compositive ed artistiche borderline ma proprio per questo dirompenti. I loro live sono difficili da scordare. Quando li vidi la prima volta nell’Emporio Malkovich con sede nella sala polifunzionale di Caselle rimasi davvero colpito. Conoscendo i singoli membri ho scoperto che le anime musicali che li contraddistinguono sono sintomo della mutevolezza della band.

Rispondono: Bruce Turri e Lorenzo Masotto.

Come vi siete incontrati ed avete fondato Le Maschere di Clara?

Bruce: Tutto è nato quando Lorenzo, in una serata in cui suonavo, è venuto a trovarmi e a propormi questo progetto. Subito era tutto molto confuso e in fase sperimentale. Ma ero a conoscenza del suo percorso musicale in ambito classico. Il fatto di poter lavorare con lui mi intrigava. Anche per capire dove potevamo spingerci unendo le forze. Così siamo presto divenuti un quartetto formato da due bassi, chitarra e batteria. L’esperimento durò poco e decidemmo di contattare Laura, vista la confidenza che ci accomunava a livello artistico. Siamo partiti credendo che per noi sarebbe stato un semplice sfogo artistico, una sfida con noi stessi.
Lorenzo: Ho fondato Le Maschere di Clara per poter esprimere un’idea di musica che partisse dalla scrittura classica ed arrivasse alla sperimentazione post-rock e prog. Le mie intenzioni compositive sono sempre state molto chiare fin dall’inizio. Con l’aiuto di Laura e Bruce abbiamo portato il suono alla particolarità che ci contraddistingue.

I vostri concerti sono molto energici. Questo vi ha creato problemi nel fissare date? Raccontaci qualche aneddoto. Non credi che la performance acustica debba essere una scelta piuttosto che una necessità?

Bruce: No, mai. Fortunatamente siamo stati ben accolti ovunque, anche all’estero. Il live è il nostro punto di forza. Siamo conosciuti sopratutto per la violenza e l’emotività che infondiamo in ogni evento, più che per la tecnica fine a se stessa. L’acustico farebbe al caso nostro solo se effettuato con un quartetto d’archi o un’orchestra, considerata la stesura dei nostri brani e la complessità per poter riprodurre certe sonorità. Per questo non abbiamo mai affrontato questo tipo di set. Purtroppo molte band si lasciano travolgere dalla voglia di suonare a tutti i costi, vista la semplificazione anche a livello logistico. Ma così compromettono la loro integrità sonora.

Lorenzo: Il concerto per noi è una visione, una religione, una grande responsabilità. Diamo tutto, senza mezzi termini. La nostra musica si presta ad essere suonata liberamente. Il concerto è uno spettacolo e un dovere verso l’ascoltatore. Se fai un bel disco e poi non lo sai suonare meglio cambiar mestiere!

Avete pubblicato due album e due ep, l’ultimo dei quali solo in versione digitale. Perché questa scelta e quali sono i dischi che vi hanno dato più soddisfazione e perché?

Lorenzo: Ogni disco contiene un momento particolare delle nostre vite. Compositivamente ho voluto apportare ogni volta delle modifiche espressive. Non mi piace rimanere sempre sullo stesso binario. Ogni volta che torniamo in studio porto Laura e Bruce in direzioni diverse. Tanto che il nostro ultimo ep Lynch è completamente strumentale e il prossimo disco seguirà le stesse orme.

Bruce: Abbiamo preso questa decisione per pura curiosità, intuendone la potenzialità. Si tratta di un ottimo canale per quanto riguarda gli ascolti e gli acquisti online. Personalmente sono molto legato ad Anamorfosi, non tanto per la qualità di registrazione ma per i contenuti. È un disco potente, acerbo, senza accorgimenti, nudo e crudo. Pura energia.

Bruce, gestisci la Factory. Dal tuo punto di vista privilegiato cosa pensi dei gestori di locali veronesi? Qual è l’errore più comune e quale la difficoltà congenita, se c’è, nel proporre musica live oggi?

Bruce: Mi ritrovo da entrambe le parti, ovvero nei panni di organizzatore di eventi e musicista. Direi che ci sono più difficoltà che errori. In effetti è molto complicato descrivere questo genere di situazione. Prima di tutto basti pensare che un evento ad un gestore costa moltissimo e che purtroppo le istituzioni non fanno nulla per poter agevolare la promozione e la divulgazione dell’arte in generale. Quindi ci si ritrova a fronteggiare mille spese e rischi senza avere nessun aiuto, cosa che trovo assurda considerato il livello artistico che il nostro paese può offrire. Sono il presidente di un associazione culturale no profit formata da giovani volontari che non recepiscono neppure un rimborso spese per l’impegno e la dedizione che mettono nel loro intento di regalare al pubblico veronese una serata alternativa e ricca di interessanti scoperte a livello artistico e musicale. Nella maggior parte dei nostri eventi non abbiamo nessun costo di ingresso, solo una tessera associativa che costa 10 euro e dà la possibilità di frequentare lo spazio e i nostri concerti a costo zero. Gli enti, la Siae, le testate giornalistiche, lo stesso Facebook (oramai divenuto uno strozzino più che un social network) sembrano totalmente indifferenti a tutto questo. Ora capisco meglio il perché della scomparsa di locali e music club. L’unico appunto che mi sento di fare, il più grande errore a parer mio, è quello di improvvisarsi music club. Se vuoi gestire uno spazio con eventi musicali devi avere: un palco, un service, un fonico ed una struttura adibita a questo genere di manifestazioni altrimenti svilisci la musica stessa e i musicisti che stanno offrendo un servizio (troppo spesso sottopagato). Alla fine i clienti se ne accorgono e tutto diviene inutile.

Qual é il vostro locale preferito tra città e provincia e per quale motivo? E come vi siete trovati a suonare fuori dall’Italia?

Bruce: Domanda difficilissima. Vista la moltitudine di concerti che ho sostenuto in tutti questi anni faccio davvero fatica a dare una preferenza. Potrei dire il vecchio Gate52, che oramai non esiste più. Fuori, per il trattamento, cito il Banhoff e il Druso, per i live memorabili il Circolo degli Artisti e il Magnolia. All’estero c’è tutto quello che desidererei per il mio paese: rispetto, cordialità, professionalità, trasparenza a livello lavorativo ed economico, interesse. Ci siamo trovati benissimo, sempre in bellissime situazioni. Conoscere persone che fanno 300km per vederti, che conoscono i tuoi brani a memoria, non ha prezzo. Per questo credo che il nostro futuro per quanto riguarda i live sarà prettamente in Germania, Francia, Inghilterra e chissà…magari Giappone!
Lorenzo: in città sicuramente direi il concerto all’Interzona del 2012. Suonare all’estero è stata l’esperienza più bella e gratificante di tutta la nostra carriera musicale. Ci torneremo e vedremo di fare un bel tour europeo.

Quali sono le band veronesi che ritenete migliori e quali quelle con cui avete legato particolarmente?

Bruce: Non ho preferenze e non le darò, trovo che non vi sia una classifica plausibile, visto l’alto livello di molte band presenti sul territorio nostrano.

Lorenzo: Mi trovo d’accordo con Bruce, sarebbe brutto citare nomi e stilare classifiche!

Quante copie hanno venduto (circa) i vostri singoli demo/album?

Lorenzo: abbiamo sempre fatto ottimi numeri, la maggioranza delle nostre vendite è sempre stata all’estero, i nostri dischi sono stati venduti in tutto il mondo.

Discografia:

Anamorfosi (2011)

23 (2011)

L’alveare (2013)

Lynch (2015)

Formazione: Lorenzo Masotto, Bruce Turri, Laura Masotto.