«Ci sono tempi così angosciosi,
e stati d’animo così tetri,
in cui ci appare popolato
di fantasmi il mondo intero.
Qui selvaggi terrori s’insinuano
strisciando piano con ansia crescente,
notti profonde come pesanti
macigni gravano sul cuore.»

Chissà che direbbe lo scrittore, teologo e filosofo tedesco Novalis se scoprisse che i “fantasmi” evocati nella sua poesia nel frattempo sono aumentati di numero…

Non è facile inventare un nuovo personaggio dell’Orrore. Il pantheon che popola i nostri incubi è composto da pochissime figure archetipe: Lo Spettro, Il Vampiro, L’Uomo Nero, dalle quali discendono numerose varianti. Bram Stoker ci riuscì con il suo celeberrimo romanzo Dracula, con cui recuperò la suggestione del vampiro balcanico, reinventandola completamente.

A Verona ci siamo riusciti e senza neppure dover scrivere un romanzo: è bastata una mozione – depositata in Comune da parte dei consiglieri Anna Grassi e Andrea Velardi con l’intento di rilanciare in città l’attività dei locali e la proposta di musica live – a partorire una nuova figura delle Tenebre: “Il Sindaco della Notte”. Un crossover tra l’Urban style e il Conte Dracula che dovrà essere il referente del “popolo della notte”, in un’attualizzazione Stokeriana del mito della “caccia selvaggia” e dell’Esercito della Notte guidato dal re dei non-morti, che si oppone al mondo dei viventi. 

“Guarda che se non dormi viene il sindaco della notte a portarti via” sarà lo spauracchio agitato dalle mamme ai bimbi veronesi recalcitranti a prender sonno.

Ma com’è questo Sindaco nella Notte? Ci piace raffigurarcelo come un moderno vampiro metropolitano, vestito con pantaloni a mezzo polpaccio, scarpe modello calzini della muta da sub, maglia di 45 taglie più grandi, berretto floscio sul capo, tatuaggi random e avvolto in una cappa nera foderata di raso rosso come il celebre conte del romanzo di Stoker. Ce lo immaginiamo aggirarsi furtivo il mito transilvano tra le ombre notturne della città e all’occorrenza trasformarsi in pipistrello per svolazzare come un drone sui tetti, in modo da poter sorvegliare dall’alto la movida, stando ben accorto, però, a non svolazzare troppo vicino a qualche ristorante cinese. Sai mai… con i tempi che corrono…

Anziché affondarli nel collo di qualche inerme e languida fanciulla, il Sindaco della Notte affonda i suoi canini nei calici di Spritz (Aperol o Campari, a piacere), liquido rossastro che per analogia rimanda alla sostanza ematica della quale si nutre il Vampiro. Lo Spritz, però, non è il solo elemento dal quale il Sindaco della Notte trae nutrimento. La stessa “energia sociale” che si sprigiona dal rito dello spritzato è il suo petrolio (nessuna ironia sulle recenti quotazioni della commodity, per favore). Sappiamo, infatti, che i vrykolakas, gli antenati dei vampiri, non si nutrivano di sangue (o spritzati, nella variante veronese) ma aspiravano il soffio vitale delle loro vittime durante la notte.

Il Sindaco della Notte non è solo un vampiro urban. È anche una figura liminare, come si addice ai personaggi che vivono nell’ombra, mediatore (culturale) tra il popolo della notte e quello del giorno. Avete presente quei personaggi “alternativi” che vanno nei campi rom a cercar di convincere le famiglie a rigar dritto e mandare i figli a scuola? Una cosa del genere. Il Sindaco della Notte è un mediatore nominato dall’amministrazione che tra una vampirizzazione di un spritz e un assorbimento di “energia sociale” deve dialogare con gli esercenti per ottenere il rispetto delle regole date dalla stessa amministrazione che lo ha nominato, dando a tutti del “tu”. L’iniziativa è lodevole, e personalmente spero sia ampliata in ogni settore. Non vedo l’ora, infatti, di avere il “Comandante dei Vigili h 24” che medi con la polizia locale (anche dandogli del “lei”, se ritiene, che va bene uguale) le multe che piglio girando per le strade cittadine. 

Dalla mozione apprendiamo che importanti città europee come Berlino, Londra, Amsterdam e Tirana (Tirana?) hanno già adottato questa figura, e questo è un fatto assolutamente positivo. O meglio, avere una capitale balcanica tra i propri benchmark non è esattamente una bellezza, ma è comunque un passo in avanti se si pensa che solo qualche lustro fa le carrette del mare cariche di albanesi venivano colate a picco in Adriatico. 

Poi è vero che ormai dai tempi in cui Piero Manzoni “produsse” i celeberrimi barattoli pieni di Merda d’artista il concetto di cultura è piuttosto sfuggente e dai contenuti controversi, ma non si riesce bene a comprendere quali siano i link che nella mozione si disegnano tra la movida notturna da un lato e la “cultura” dall’altro, tirando addirittura in ballo il concetto di “Verona capitale della cultura”. Quale sarà, insomma, il contributo della movida cittadina al perseguimento di un obiettivo così ambizioso? Posteggiare le auto sul lastricato di Piazza Erbe come gli elementi di una composizione di Malevič? Lasciare calici e bottiglie in giro composti come le nature morte di Morandi? Utilizzare le “sgauzze” dentro i cestini della monnezza per fare delle installazioni alla Rauschenberg? “La gente non capiamo”. Però potrebbe essere effettivamente un’idea per una fiera campionaria permanente di “cultura urbana”. In realtà capiamo fin troppo bene che chiamar “cultura” la fuffa non la nobilita. La lascia fuffa. Perché in fondo Verona è una città talmente ricca di cultura, arte e bellezza di suo che le basterebbe un sindaco che faccia il suo mestiere di giorno, senza alcun bisogno di un alter ego notturno.

«Because the night belongs to lovers.»