Ezio Vendrame è stato un uomo fuori dal comune. Come calciatore lo hanno paragonato a George Best: un confronto un po’ tirato, se non fosse per la fisionomia e il tasso di creatività sul terreno di gioco. In realtà, quell’accostamento, in apparenza finalizzato a spiegare il personaggio al lettore medio, non rende giustizia a entrambi. Con la palla ai piedi, l’ex ala del Manchester United era un fuoriclasse assoluto. Dopo grandi successi, la sua carriera si è persa tra lusso, donne e alcolici anche a causa della fama e dell’incapacità di gestirla. Il friulano è stato, sì, un talentuoso interprete del mondo della pedata ma, al di là di una cinquantina di presenze in A, sul piano tecnico era evidente fosse qualche scalino sotto al fenomeno nordirlandese. Differenti anche fuori dal campo: al contrario di Best, Vendrame non ha ricercato l’evasione intesa come fuga da qualcosa d’ingestibile sul piano caratteriale. Semmai, l’ha vissuta autenticamente come proprio e innato stile di vita, sostenuto da sensibilità e capacità di analisi molto lontane da quelle del suo collega di East Belfast. Georgie Boy da Cregagh Green ha mitizzato l’aver sprecato il proprio talento, Ezio da Casarza della Delizia lo ha interpretato a modo suo.

Friulano, cresciuto in un orfanotrofio, Vendrame ha trasformato l’innato spirito libero in forma d’arte. Nei panni di scrittore ha pubblicato libri irriverenti e storie personali non banali come nessun calciatore prima e dopo di lui e la sua libertà di espressione lo ha reso unico nel suo genere. Anticonformista, anarchico, idealista, con ottima capacità di scrittura, al contrario di tanti ex atleti dalle storie tormentate – o pseudo tali, giusto a fini narrativi – l’ex idolo dei tifosi del Vicenza si è raccontato senza mai auto-celebrarsi. Ha collaborato con musicisti ricercati e alternativi. Ha vissuto senza troppi fronzoli e soprattutto autocensure.

Idolo del Lanerossi, Ezio Vendrame nella stagione 77/78 ha militato nell’Audace San Martino, in serie C

Autenticamente sfacciato è stato artista con il pallone ma ancor di più senza. La naturale forza irresistibile che ne ha alimentato la verve e il comportamento lo hanno spinto a spingersi oltre il canovaccio dell’ipocrisia che accompagna ogni ambiente autoreferenziale. Del suo mondo, con una modalità per certi versi unica, ha raccontato piccoli e grandi aneddoti, curiose e amare verità da dietro le quinte, “sconsigliate alla gente perbene”, come recita il titolo di uno dei suoi più noti libri. Oggi lo si celebra, da morto, in grande stile, anche se quell’etichetta del “Best italiano” che gli era stata appiccicata in fondo ha sempre depotenziato e banalizzato, volutamente o meno, il contenuto intrinseco dell’uomo. Per anni Vendrame ha vissuto in una sorta di riserva indiana. Come spesso capita a tutti quelli che escono dall’ortodossia richiesta nella vita di tutti i giorni.