Mancano un paio di minuti al calcio d’inizio di Sampdoria-Hellas Verona. L’altoparlante dello stadio diffonde, come da tradizione, “Lettera da Amsterdam“, canzone dei New Trolls adottata dai tifosi blucerchiati come inno non ufficiale della propria squadra. Quando la musica finisce, un giardiniere al lavoro sul prato di Marassi non resiste: gli scappa un applauso. Resta l’unico. Poi si torna nel silenzio più assoluto. Almeno fino a quando entrano le due squadre: si alza un urlo di incitamento individuale. «Forza Doria!». Proviene da una ragazza sugli spalti. Forse è una steward. Sarà che questa è la prima gara in epoca Coronavirus, quindi a porte chiuse, che seguiamo senza indossare le cuffie alle orecchie, dunque con un effetto reale e non ovattato, ma disorienta il solo pensiero che tutto ciò potrebbe andare avanti in tutta Italia fino alla fine della stagione calcistica.

Genova è una bellissima giornata primaverile. I tre chilometri della passeggiata sul lungomare cittadino sono affollatti come al solito. Per toccare con mano l’emergenza che sta stravolgendo la quotidianità in molte regioni del Paese occorre rientrare verso la Val Bisagno e arrivare nel piazzale davanti al “Luigi Ferraris”. In programma c’è una partita di serie A che in condizioni normali avrebbe portato da queste parti almeno ventimila persone. Invece non c’è quasi anima viva come neppure la mattina di Capodanno. Si gioca a porte chiuse con accessi limitatissimi. In un impianto che, inaugurato nel 1911, il più antico d’Italia tra quelli tuttora in uso, di vicende paradossali, partite strane, situazioni assurde o drammatiche ne è stato tante volte suggestivo palcoscenico. Mai però di una talmente inimmaginabile come quella che stiamo vivendo dal 22 febbraio.

Una pattuglia di addetti verifica gli accessi all’ingresso. La Digos vigila. Dopo il controllo della temperatura corporea si può entrare nello stadio, firmando una specie di dichiarazione richiesta dalla Lega. La musica di intrattenimento si spegne con l’inizio della partita. Da questo punto in avanti si sentiranno bene solo le parole dei protagonisti. Una pseudo normalità la si riscopre dopo il calcio d’avvio. Ritroviamo dinamiche abituali: giocate di fino, sovrapposizioni, contrasti, indicazioni dalle panchine, errori e tuffi per ingannare l’arbitro. Lì per lì è consolatorio. Comunque sia, calciatori e allenatori si dimostrano professionisti fino in fondo. Il problema è che tutto il contorno è surreale e sinistro.

Dispenser igienizzanti allo stadio di Marassi

«Due, due!», invoca Ivan Jurić chiedendo il raddoppio su Gabbiadini. L’Hellas parte meglio, la Samp pare poco lucida. La domanda non esplicitata è se la gara a cui assistiamo potrebbe essere l’ultima disputata da queste parti, almeno per un po’ di tempo. Un interrogativo che cresce mentre qualcuno preme il dispenser del gel disinfettante. Ne sono stati installati lungo i corridoi di accesso alle postazioni della nuovissima tribuna stampa. I giornalisti, oggi, sono stati accomodati al massimo in due per fila, distanziati di almeno tre sedili. Sentiamo nitidamente la radiocronaca di Alessio Faccincani di Radio Verona, una ventina di metri a destra. Sotto di noi, Dario Vergassola, in diretta su Rai2 consiglia al pubblico di rimanere a casa in questi giorni.

L’Assocalciatori chiede di sospendere la stagione, si temono contagi anche tra gli atleti. Quando sarà individuato il primo caso, pare implicito che finiranno in quarantena tutti. Nel momento in cui Claudio Ranieri urla ai suoi invitando maggior determinazione, arriva una nota della Figc che annuncia la convocazione di un consiglio federale straordinario. Dopo un lungo tira e molla tra le parti, pure sgradevole, se la serie A continuerà in queste condizioni lo sapremo martedì. Quando Quagliarella segna il rigore della vittoria per i padroni di casa, decretato dopo un consulto con il Var, riparte la musica. Tra le poche certezze, ne rimane una: a Marassi è andata in scena una versione reale ma anche surreale del massimo campionato. Al fischio finale, la sensazione è che stavolta non sia affatto certo che lo show continui. Almeno non prima che sia tornata la normalità anche fuori dal campo di gioco. Tutt’altra partita.