In attesa di scoprire se Verona riuscirà a vincere il bando di Capitale della cultura italiana 2021 (dopo la “manifestazione di interesse” presentata entro metà dicembre al Ministero per i Beni Culturali, il dossier con il progetto dovrà essere consegnato entro il 2 marzo), il 2020 appena iniziato vedrà l’attività culturale del Paese ruotare attorno a Parma, assegnataria per quest’anno del titolo. Sarà, questa, un’interessante occasione per visitare il capoluogo emiliano, città ricca di storia e cultura, patria di Giuseppe Verdi, Arturo Toscanini e Bernardo Bertolucci, fra gli altri. Allargando l’orizzonte oltre i confini nazionali, il 2020 appena iniziato vedrà come Capitali della cultura europea le città di Galway (Irlanda) e la vicina Fiume (Croazia). Molteplici le iniziative organizzate in questi dodici mesi nella città irlandese: il periodo che va da febbraio 2020 fino alla fine di gennaio 2021 avrà come temi fondamentali il linguaggio, il paesaggio e la migrazione e sarà scandito dall’antico calendario celtico suddiviso in ImbolcBealtaine, Lughnasa e Samhain, simili alle nostre stagioni. Spesso snobbata dai turisti, invece, Fiume è la terza città più grande della Croazia e per l’occasione ha visto innovare diverse infrastrutture e inaugurare nuove istituzioni culturali: fra le altre il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, la Biblioteca Civica, la Casa del Bambino, il Museo Civico di Fiume, il nuovo Centro Culturale RiHub e la nave museo Galeb.

Una strada di Marrakech

Concepita come un mezzo per avvicinare fra loro i vari cittadini europei, la Città europea della cultura venne lanciata il 13 giugno 1985 dal Consiglio dei ministri su iniziativa dell’attrice e politica Melina Mercouri. Tale città diveniva sede di eventi volti alla diffusione dei principi civili e delle tradizioni culturali tipiche della nazione, e per questo motivo tutti gli Stati ambivano alla possibilità di candidare la capitale. Questa formula rimase immutata fino al 1999. Dal 2000 le città sono diventate “Capitali”, e le nazioni ospitanti vengono ruotate a turno (due per ogni anno). La primissima città della cultura fu Atene, la capitale della Grecia, terra d’origine della “madrina” Mercouri. Da allora l’iniziativa ha avuto sempre più successo e un crescente impatto culturale e socio-economico sui numerosi visitatori che ha saputo attrarre l’iniziativa.

Le tombe saadiane di Marrakech

Anche per sfruttare l’ondata positiva che il progetto ha saputo creare nelle varie città coinvolte, per la prima volta nella sua storia, da quest’anno, anche il continente africano ha deciso di aderire a questo tipo di iniziativa e la Capitale della cultura africana 2020 sarà Marrakech. La città marocchina è stata designata per questa prima storica edizione grazie al suo patrimonio artistico, culturale e architettonico. Marrakech è sede di due siti Patrimonio mondiale dell’Unesco, la famosa piazza di Djemaa El Fna (la Piazza degli Impiccati, una delle più caratteristiche al mondo e la più frequentata dell’Africa, luogo di ritrovo di incantatori di serpenti, venditori di cammelli, musicisti, prestigiatori e predicatori) e la sua labirintica medina, la città vecchia cinta da mura con il suo souk dove si vendono tappeti, tessuti, pelli, spezie, profumi, gioielli, frutta, verdure, carni, pesci, metalli, bigiotteria, cuoio e chi più ne ha più ne metta. Marrakech, però, conta numerosi altri luoghi di interesse storico e artistico di grande valore e non a caso è sempre più apprezzata dai viaggiatori di tutto il mondo. Fondata nel 1062 dagli Almoravidi, divenne sede in seguito degli Almohadi, dei Sa’didi e di dinastie minori, che l’arricchirono di bei monumenti realizzati nel cosiddetto “stile moresco”. Al periodo almoravide risale la graziosa Qubba Ba’adiyn, dalla caratteristica cupola a costoloni a raggiera; agli Almohadi si devono invece la moschea della Kutubiyya, costruita nel 1140, la moschea della Qasba (1196), molto rimaneggiata in epoche successive, la cinta di mura e la porta monumentale detta Bāb Aguenau. Ai Sa’didi risalgono la notevole madrāsa di Ibn Yūsuf, costruita intorno al 1570, e l’interessante necropoli, con ambienti divisi da archi polilobati, riccamente decorati in stucco inciso e dipinto a motivi vegetali.

Grazie agli importanti interventi intrapresi dal Governo negli  ultimi anni, le infrastrutture in tutto il Paese sono notevolmente migliorate, ma anche lo stesso patrimonio culturale è stato in alcuni casi restaurato o comunque al centro di progetti di valorizzazione. Favoriti dal fatto di essere stati per il momento esclusi dal terrorismo islamico (che al contrario negli ultimi anni ha colpito pesantemente altre zone del nord Africa come Egitto o Tunisia) in Marocco il numero di turisti stranieri è aumentato di circa il 15% dal 2017 al 2018 e i dati del 2019 probabilmente risulteranno in ulteriore aumento. L’inaugurazione del Museo Yves Saint Laurent e dei Giardini di Majorelle del 2017, dedicato all’omonimo stilista francese che ha stabilito a Marrakech la propria dimora per diversi anni della propria vita, ha di fatto consolidato Marrakech come vero e proprio hub per l’arte e il design e in generale punto di riferimento della cultura per tutto il nord dell’Africa.

I Giardini di Majorelle dedicati a Yves Saint Lorent

Il programma di eventi per il 2020 al momento non è stato ancora definito, ma tutto il panorama culturale del Marocco è ovviamente in comprensibile fermento:  il titolo assegnato all’ex capitale darà di sicuro un importante impulso per accrescere la popolarità a una città già capace di incantare e stupire come poche altre nel continente africano, ma con ancora moltissimi problemi socio-economici da risolvere. Come quello, ad esempio, dell’enorme numero (e purtroppo in aumento) di senza tetto che popolano la città e si dedicano – inevitabilmente – all’elemosina e all’accattonaggio, soprattutto nelle zone più frequentate dai turisti. Un problema, quello dell’estrema povertà diffusa, che qui più che in altre zone del Paese nordafricano appare evidente. Ma a questo si aggiunge la criminalità che sfrutta proprio il turismo per distribuire droga e fare contrabbando di prodotti di varia natura, oltre che quello di animali esotici. Le scimmie e i serpenti, grandi protagonisti della piazza principale di Djemaa El Fna e immancabilmente immortalati nelle foto dai turisti in visita alla città, sono spesso vittime di maltrattamenti e appartenenti a specie protette. Le difficoltà economiche di una larga parte della città qui diventano più caotiche e diseguali, come peraltro avviene in tutte le grandi città del mondo, e si scontra con l’opulenza a volte persino sfacciata di alcuni ristoranti, alberghi e locali frequentati da turisti e stranieri in generale. 

Le strette vie della Medina, il centro storico di Marrakech

L’invito è di addentrarsi per la città, scoprirne l’anima, cercarne di carpirne gli umori e l’evoluzione, le differenze con l’Occidente e i tanti punti di contatto, ascoltarne le voci, come nel celebre libro di racconti di Elias Canetti, e vincere la diffidenza per assecondare la curiosità e la voglia di esplorare. Sarà l’inizio di un viaggio misterioso e ai confini del mondo antico e oggi traino per una nazione che aspira a diventare esempio di rinascita per un intero continente. Ma per tutta l’Africa questo 2020 – grazie a questa nuovo progetto – può essere considerato un “la” per iniziative culturali e sociali che possano contribuire a risollevare nel tempo il “Continente malato”.

Nella foto di copertina un’immagine notturna della piazza Djemaa El Fna, cuore pulsante di Marrakech