Sarebbe anche ora di smetterla di dileggiare il povero Ozpetek bollandolo come “l’Almodóvar de noantri”; è una cosa che ormai non si può più sentire. Allora, se siamo tutti d’accordo io farei un patto: se lui la pianta con le feste piene di amici omo-etero-pansessuali sulle grandi terrazze, con le sconfinate tavolate che manco all’Ikea, con le portate di cibo che quello de La grande abbuffata al confronto era la Razione K, con la musica esoticheggiante, con altra musica italiana-che-ci-sta-sempre-bene, con la solita (simpatica, eh) attrice turca portafortuna e con tutti che a un certo punto ballano spensierati, magari pure sotto la pioggia… beh, secondo me potremmo anche considerarlo come un regista che non vuole solo infierire sulla nostra pazienza.

Chiariamoci: a me Ozpetek sta simpatico e pure molto, è che da quando all’inizio della sua carriera un critico gli fece notare ‘sta cosa delle tavolate, lui per ripicca (lo disse proprio!) decise di metterne ancora di più nei suoi lavori, tanto che la trama la devi scorgere tra una portata e l’altra epurando il minutaggio dalla sua “cifra stilistica”. Che poi, bah, pure John Woo era in fissa con le svolazzanti colombe bianche al rallentatore, Hitchcock con le sue apparizioni, Landis con i cameo di altri registi, J.J. Abrams con le inquadrature piene di riflessi blu e via via elencando, però basta, dai, a posto così. Anche perché, se non vai a vedere i suoi film a pancia piena, qualche imprecazione alla fine gliela tiri per forza…

Con La Dea Fortuna il bravo regista di origini turche si fa perdonare il suo precedente Napoli velata, che personalmente trovai parecchio brutto e del quale rammento solo una povera Giovanna Mezzogiorno intenta a contrastare la gravità terrestre sul suo seno facendosi la doccia con le braccia alzate.

La bella coppia formata da Edoardo Leo e Stefano Accorsi è sempre credibile, mai eccessiva nella sua banale quotidianità fatta di contrasti, discussioni e momenti di tenerezza e, forse proprio per questo, i dialoghi di tutto il film rispecchiano una piatta normalità che è quella di facili scambi di battute che tutti noi facciamo nella vita di ogni giorno; insomma, solo per dire che la naturalezza ha la meglio sulla poesia e che, se state cercando una sceneggiatura all’altezza di un Aaron Sorkin o di uno Shakespeare, mi sa che avete sbagliato sala, anche se è probabile che non fosse nelle intenzioni dell’autore “alzare troppo il tiro” per evitare una perdita di genuinità.

Fa piacere vedere un Accorsi cresciuto artisticamente e capace di convincere i suoi detrattori della prima ora, ma già con il notevole Veloce come il vento (2016) dimostrò una maturità fuori dal comune, mentre Edoardo Leo aggiunge al suo curriculum di attore una palette di sfumature che ancora non aveva evidenziato. Perfettamente in parte anche Jasmine Trinca, ma la sorpresa è la piccola Sara Ciocca che, se non verrà rovinata dagli eventi (tempo, agenti, parenti…), penso che di strada nel mondo del Cinema ne farà parecchia. 

La Dea Fortuna non sempre è ben bilanciato, indugia su troppi momenti che si ripetono nell’arco narrativo (ma quante volte bisogna star lì a contemplare uno che dorme?), la parte finale con la strega cattiva di Barbara Alberti è un po’ eccessiva e buttata via, però ha una vitalità che si trasforma in empatia con lo spettatore, merito questo tanto della simpatia dei protagonisti quanto della delicatezza dell’autore.

Una piacevole commedia drammatica, con un Ozpetek che continua la sua giusta battaglia per la normalizzazione e universalità dei sentimenti, anche se un dubbio a tal proposito è più che lecito: il suo spettatore-tipo non è forse già erudito e scevro da qualsivoglia pregiudizio? Ok, il temuto dibattito alla prossima occasione.

Voto: 3/5

La Dea Fortuna
Regia di Ferzan Ozpetek
con Edoardo Leo, Stefano Accorsi, Jasmine Trinca, Loredana Cannata, Filippo Nigro, Barbara Alberti, Serra Yilmaz e Edoardo Hendrik