Parlateci di Bibbiano? Parliamone. Il sindaco Carletti è tornato libero: «Annulla senza rinvio l’ordinanza impugnata nonchè l’ordinanza applicativa della misura cautelare attualmente in esecuzione. Per l’effetto, revoca la misura cautelare dell’obbligo di dimora»: così sta scritto nella disposizione emanata dalla sesta sezione della Cassazione.

La Corte ha quindi accolto la richiesta del collegio difensivo che aveva impugnato il provvedimento con cui il Riesame di Bologna il 20 settembre aveva sostituito gli arresti domiciliari (cui Carletti era stato sottoposto dal 27 giugno) con l’obbligo di dimora nel Comune di Albinea. Andrea Carletti rimane indagato per il reato di abuso d’ufficio e falso per aver affidato degli spazi pubblici all’associazione “Hansel e Gretel”, che si occupava della psicoterapia dei bambini, ma non c’entra assolutamente nulla con i casi degli affidi illegittimi, se ci son stati lo stabiliranno i giudici, da parte dei servizi sociali. Ma c’è di più: Carletti, l’orco cattivo, è stato privato della sua libertà ingiustamente; secondo i giudici infatti non andava nemmeno arrestato, non ne esistevano i presupposti. «È un importante passo verso la verità, è finito un incubo» queste le sue prime parole alla lettura della sentenza.

Lucia Borgonzoni candidata alla presidenza dell’Emilia-Romagna

In questo paese vige un’assai diffusa cattiva abitudine: sollevare i polveroni, fare processi sommari di piazza, abbandonarsi al linciaggio, emettere le sentenze prima dei tribunali, condannare i malcapitati di turno alla pubblica gogna. E se questi poveretti fossero poi innocenti? E che problema c’è, tanto si fa passar tutto in cavalleria. Questo è più o meno il paradigma della nostra cultura del diritto. Noi, che il diritto lo abbiamo inventato, a questo lo abbiamo ridotto. Ma nel caso di Bibbiano le cose, se possibile, son andate ancor peggio. Perché a montarci sopra e cavalcare la tigre ci si è messa la politica. E allora sono guai seri. Meglio dire, certa politica; per intenderci quella che sbraita in modo scomposto e liscia il pelo alle rancorose frustrazioni di chi sa solo ruggire sulla tastiera. Tutta roba della quale in molti sembrano averne piene le scatole, se da settimane a migliaia si riversano nelle piazze a dire “basta”.

Parlateci di Bibbiano? Suvvia, parliamone. Sarebbe, e in futuro è probabile che lo sia, un caso da sottoporre come oggetto di studio alle Facoltà di comunicazione, giurisprudenza, financo alle scuole di giornalismo e politica. Mitragliate e coltellate una dietro l’altra per fare a fette e servire sul vassoio l’avversario politico da divorarsi a fauci spalancate con famelica e schiumosa rabbia. Così fanno le iene nella savana; che poi quelle mediatiche (“dattilografe” le chiamava D’Alema) le prendano a modello, non è un problema loro, ma soprattutto nostro. Perché a distruggere la reputazione e la dignità di una persona, basta davvero poco, ma restituirgliela è invece un percorso accidentato tutto in salita che richiede anni (quando va bene). Il diabolico meccanismo del mostro in prima pagina, lo conosciamo sin troppo bene. Le cronache italiote ne son zeppe, eppure la memoria è parecchio corta: di gente abituata a confezionare la presunta verità prima che i giudici emettano le sentenze, parlamento, giornali, tv, e patiboli forcaioli social abbondano. Per fare i boia, non c’è bisogno di rivolgersi ai Navigator dei Centri d’Impiego: è una professione gettonatissima e in alcuni casi anche anche ben retribuita.

Parlateci di Bibbiano? Parliamone. Qui l’unica verità, per ora almeno, è che i bambini coinvolti sono nove (altro che centinaia…), sette dei quali sono già tornati alle loro famiglie di origine. L’altra verità, artefatta dalle fandonie, è invece quella sputata fuori dagli strilli sguaiati della politica più becera. La Cassazione ha però smacchiato il giaguaro. A Bersani no, ma a volte succede.

Domanda, anzi domande: qualcuno avrà ora perlomeno il pudore di chiedere scusa al sindaco di Bibbiano, per averlo fatto a pezzi ritraendolo come il nuovo Erode? Lo sa o non lo sa quel qualcuno, che Andrea Carletti è un uomo che ha famiglia? Lo sa o non lo sa quel qualcuno, che così gli si distrugge la vita? Sempre quel qualcuno, avrà lo stesso pudore di chiedere scusa al cosiddetto “Partito di Bibbiano” (magari, ora che ce se lo ritrova come alleato ai banchi di governo, vero caro ministro degli Esteri…)? E infine, avrà quel qualcuno lo stesso pudore di chiedere scusa anche a noi tutti per le fregnacce che a chili ci ha propinato per mesi e mesi?

Perdonateci se ne dubitiamo, ma siccome i silenzi di queste ore sono rumorosi quanto gli urlacci degli scorsi mesi, come diceva quel tale «a pensar male, a volte ci si azzecca». E allora mettiamola così: l’unica cosa che ci preme nell’inchiesta “Angeli e Demoni” (un nome che è tutto un programma, sempre che Dan Brown non chieda i diritti), è che un giudice faccia il suo lavoro e ci dica se oltre agli uni, in questa vicenda vi siano per davvero anche gli altri. Perché, in attesa che il tribunale proferisca il suo verbo, di demoni in questi mesi ne abbiamo visti sin troppi. E non a Bibbiano. Parliamone, e dai su…parliamone…