Marta Bassino in azione a Killington

Benvenuta decima. Eppure, la doppietta, firmata da Marta Bassino e Federica Brignone nel gigante sulle nevi del Vermont a Killington, non è certo un fatto nuovo per le ragazze del nostro sci; la prima risale al gennaio del 1984, ai tempi della valanga rosa, quando Daniela Zini e Maria Rosa Quario sbaragliarono il campo nello slalom di Limone Piemonte. L’ultima volta che ci eravamo goduti una giornata come quella di sabato, fu nel 2003 in un gigante a Lillehammer che vide Karen Putzer vincere davanti a Denise Karbon. A Killington Marta Bassino, che ha baciato il primo sigillo della sua giovane carriera, e Federica Brignone han fatto dieci. Mica è finita, tre sono infatti le triplette: la prima a marzo del 1996 nel gigante di Narvik in Norvegia, quando fu Deborah Compagnoni a precedere Sabina Panzanini e Isolde Kostner; la seconda a marzo del 2017, il gigante di Aspen che vide prima Federica Brignone, seconda Sofia Goggia, terza Marta Bassino; la terza a gennaio 2018, la discesa libera a Bad Klinkerkhheim, vinta da Sofia Goggia, davanti a Federica Brignone e Nadia Fanchini. Insomma, agli ein plein abbiamo fatto il vezzo, e allora spelliamoci pure le mani ad applaudire la decima sinfonia.

La gioia di Marta Bassino

In Vermont, Marta Bassino (la giovane piemontese diventa la settima italiana a vincere un gigante di Coppa del mondo femminile dopo Deborah Compagnoni, la stessa Brignone, Denise Karbon, Karen Putzer, Sabina Panzanini e Claudia Giordani), ha fornito quella prova di maturità che da un po’ ci si attendeva da lei; una prima manche a tutta, la seconda in controllo, per una vittoria di tecnica e cervello. Che la ragazza cuneese fosse un talento cristallino non dovevamo certo scoprirlo a Killington; le mancava tanto così, fattore più psicologico che tecnico, e ora che si è finalmente sbloccata, questa può essere davvero la svolta della sua carriera. A 23 anni il futuro è tutto da scrivere. Dietro di lei Federica Brignone, dopo una prima manche così così, dal cancelletto della seconda è uscita con gli occhi della tigre scalando al traguardo qualcosa come cinque posizioni in classifica.  

Il podio di Killington

Aggiungiamo pure che in casa sua, sua maestà Mikaela Shiffrin si è dovuta accomodare sul terzo gradino del podio, e l’impresa vale doppio. Da notare che quatta quatta, Sofia Goggia sta affilando le lamine in gigante. A Killington l’olimpionica ha chiuso con un undicesimo posto, che vale molto se pensiamo che da quasi due anni non entrava nelle migliori quindici. La regina del nostro sci non fa mistero di voler puntare un giorno, nemmeno tanto lontano, a quella coppa del mondo generale che l’Italia al femminile non ha mai vinto: chiaro che la marcia di avvicinamento passi da un rendimento accettabile sia in gigante che nelle combinate. Far punti solo nelle discipline veloci certo non basta, soprattutto al cospetto di una fuoriclasse a tutto tondo come la Shiffrin, capace di vincere ormai in qualsiasi specialità. Conoscendo la caparbietà della bergamasca, sulle probabilità di vederla sempre più su, le fatidiche cento ghinee le scommetteremmo. Se si mette in testa una cosa, la fa. C’è da giurarci.

Dominik Paris, secondo nella prima libera della stagione a Lake Louise

Intanto godiamoci questo trionfo; siamo solo all’alba di una lunga stagione di transito verso il grande appuntamento del prossimo anno, il mondiale di Cortina. Le ragazze sbancano il circo bianco e si mettono alle code fior di concorrenza, Dominik Paris è sempre lì davanti e in Canada è già partito col passo giusto (e in Valgardena ritroveremo anche Christof Innerhofer), Tommaso Sala, un talento dato per perso, ha battezzato la sua prima vittoria in Coppa Europa e punta ora dritto a ritagliarsi uno spazio in Coppa del Mondo, Manfred Mölgg è come quel Lagrein Riserva che più sta in botte meglio si affina e, in attesa di recuperare dagli acciacchi il miglior Gross, il ventenne gardenese Alex Vinatzer con un tecnico dello spessore di Jacques Theolier cresce giorno dopo giorno ed è ormai a ridosso dei migliori in slalom. Tanto c’è ovviamente da fare, ma se queste son le premesse, dire che il barometro del nostro sci volge al bello, non ci pare proprio un peccato di eccessivo ottimismo. Sul manto della prima neve d’inverno brillano scie di bell’Italia.