Il primo appuntamento stagionale della MotoGP in Qatar si apre con una vittoria tutta italiana, grazie al trionfo di Enea Bastianini a bordo della Ducati satellite del team Gresini. Nella notte di Lusail, il riminese si è imposto davanti a Brad Binder e Pol Espargarò, confermando quelle potenzialità già ammirate nella passata stagione, quando il suo talento era tenuto a freno solo dalla poca esperienza e da una moto con ormai due anni alle spalle.

In una giornata ricca di sorprese, ai piedi del podio figura Alex Espargarò, capace di portare un’ottima Aprilia fino al quarto posto avvalorando quello stato di forma che aveva destato buone impressioni durante le prove invernali. Un risultato impreziosito anche da un bel duello con il connazionale Marc Marquez, quinto a seguito del crollo di performance della gomma anteriore nella fasi conclusive della corsa. Nonostante un venerdì che sembrava porla come grande favorita, la Suzuki non è riuscita ad andare oltre la sesta e la settima posizione, patendo un degrado degli pneumatici che fino all’anno scorso era il punto di forza della moto giapponese.

Non inizia nel migliore dei modi la stagione della Yamaha, con il campione in carica Fabio Quartararo costretto a stringere i denti per portare a casa la nona posizione. Se la casa di Iwata è stata comunque in grado di limitare i danni conquistando punti preziosi per il campionato, lo stesso non si può affermare per il team ufficiale Ducati, fermo a quota zero in classifica. Jack Miller è stato infatti costretto al ritiro a causa di un problema tecnico, mentre Francesco Bagnaia ha concluso malamente la sua corsa nella ghiaia in seguito ad una caduta che ha coinvolto anche il suo compagno di marca Jorge Martin.

Il primo successo di Bastianini

Un elemento fondamentale per riuscire ad imporsi durante una gara è la capacità di trovare e gestire il ritmo, come un direttore d’orchestra che dà il tempo ai suoi musicisti. Parole che nella domenica qatariota Bastianini ha interpretato alla perfezione, mettendo in musica una dolce sinfonia che ha scandito giro dopo giro il suo primo successo in categoria. Un lampo tricolore costruito su una condotta di gara sublime, che lo aveva visto studiare gli avversari e salvare le gomme nella fase iniziale per poi sferrare l’attacco decisivo sul finale, quando i suoi rivali erano ormai giunti al limite con gli pneumatici. Una strategia pianificata ancor prima dello spegnimento dei semafori, quando il portacolori del team Gresini aveva optato per una mescola più dura rispetto a quella dei suoi avversari, nella speranza che ciò potesse giocare a suo favore negli ultimi passaggi.

Come da copione, dopo una prima parte di gara passata negli scarichi della KTM di Binder, il riminese ha poi saputo leggere alla perfezione la situazione, individuando il momento giusto per sopravanzare il sudafricano e dare il via alla rimonta. Missione portata a termine qualche tornata più tardi, quando sfruttando i cavalli della sua Desmosedici GP21, Bastianini era riuscito a sopravanzare sul rettilineo principale Pol Espargarò, ormai al limite nella gestione degli pneumatici.

«È qualcosa di unico. Abbiamo fatto un ottimo lavoro questo weekend. Nella prima parte di gara ho cercato di gestire, nella seconda ho visto che Espargarò andava davvero forte. Ho provato ad agganciarlo, sono riuscito a passarlo e da lì… Non ho capito più niente», ha spiegato Bastianini ai microfoni di Sky Sport MotoGP durante le interviste, senza nascondere un sorriso che spazza via tutta la tensione accumulata fino a quel momento.

KTM e Honda concludono il podio

Tra gli altri protagonisti di giornata figura senza dubbio il nome di Brad Binder, inaspettatamente secondo dopo aver preso il via della terza fila. Partenza che ha rappresentato il momento chiave della sua corsa, quando uno scatto fulmineo gli aveva consentito di riportarsi nelle prime posizioni, elemento fondamentale per far funzionare la sua strategia. Sapendo delle difficoltà della KTM nel far lavorare la gomma anteriore per l’intera durata della gara, Binder aveva infatti optato per un approccio più accorto che prevedeva la mescola media su entrambi gli assi. Una soluzione che si è poi rivelata quella corretta, perché gli aveva garantito una maggior flessibilità a livello tattico, potendo spingere anche nelle prima fasi del Gran Premio.

Altrettanto convincente è stata la performance di Pol Espargarò, abile nello sfruttare un ottimo scatto al via per portare la Honda sull’ultimo gradino del podio. Una situazione in realtà inaspettata, perché la strategia di gara studiata da Pol prima della corsa era quella di attendere nella prima parte di gara, salvando la gomma più tenera per il finale. L’essersi ritrovato in testa dopo lo spegnimento dei semafori aveva però cambiato i piani dello spagnolo, il quale aveva così provato a imporre il suo ritmo. «È stata una gara difficile perché sapevo che alla fine sarei arrivato al limite con le gomme. La strategia prima della gara era molto diversa, era stare tranquillo dietro gli altri, risparmiare gomme e carburante. Però mi sono trovato primo e ho provato a fare il mio passo, mi sentivo pronto per vincere», ha spiegato il numero 44 ai microfoni di Sky.

Elementi di cui Pol avrebbe poi pagato pegno nella seconda parte della Gran Premio quando, dopo aver provato ad aumentare il distacco tra sé e i rivali alle sue spalle, il portacolori della Honda aveva dovuto fare i conti con il degrado degli pneumatici e un consumo eccessivo di carburante. Giunto ormai al limite, lo spagnolo nulla aveva potuto per arginare la rimonta di Bastianini, arrivando a commettere anche un errore che lo aveva fatto scivolare fino al terzo posto. Al netto di un finale che avrebbe potuto regalare qualche sorriso in più, per Espargarò era importante iniziare la stagione con il piede giusto per confermare i progressi invernali, sia personali che della moto. Aspettative che non sono state deluse nella prima prova stagionale, nella speranza di potersi ripetere anche su piste più ostiche.

Giornata difficile per Suzuki e Yamaha

Alla vigilia della prima tappa stagionale in Qatar, le aspettative nei confronti della Suzuki erano senza dubbio molto alte grazie ad un buon precampionato che aveva certificato i progressi della moto rispetto alla versione 2021. L’obiettivo era quello di essere competitivi sin dall’inizio e la prima giornata di prove libere sembrava spingere verso quella direzione, con i piloti in grado di concludere il venerdì nelle prime posizioni. Premesse che non hanno però trovato conferma nel resto del weekend, dove la casa di Hamamatsu si è dovuta accontentare di un sesto e settimo posto dopo una gara più complicata del previsto. Per un pilota come Joan Mir, che fa della gestione gomma uno dei propri punti di forza, la prova di Lusail ha riservato un’amara sorpresa. Nonostante una prima parte di gara accorta proprio per salvaguardare le coperture, una mancanza di grip e di fiducia nel posteriore ha escluso lo spagnolo dalla lotta per il podio.

«Ad essere onesto, la giornata di oggi è stata deludente. Mi aspettavo di più da questa gara. La nostra moto sicuramente ha fatto dei passi in avanti. Nella prima parte di gara mi sentivo bene, ma poi ho iniziato a perdere sicurezza nel posteriore ed è diventato molto difficile, in particolare negli ultimi giri» – ha raccontato il campione del mondo 2020, spiegando i problemi evidenziati sul finale. A dispetto di un fine settimana lontano dalle aspettative, il concetto chiave in casa Suzuki è quello di non farsi prendere dal panico, perché i tecnici sono consapevoli di avere tra le mani una molto dal buon potenziale.

Un destino condiviso anche con Yamaha, tradita sia con il team ufficiale che con quello satellite da alcuni problemi relativi alla pressione della gomma anteriore, ben oltre il range ideale. Una situazione che ha messo i piloti della casa giapponese sulla difensiva, dovendo fare i conti con un avantreno che non garantiva la fiducia necessaria per attaccare in curva. A farne le spese è stato soprattutto il campione del mondo in carica, Fabio Quartararo, costretto ad accontentarsi di un nono posto ad oltre dieci secondi dalla vetta. Giornata complicata anche per il compagno di marca Andrea Dovizioso, il quale ha rischiato di non vedere la bandiera a scacchi in ben due occasioni, complice il medesimo inconveniente tecnico accusato dal francese.  

Ducati in chiaroscuro

Nonostante sul gradino più alto riecheggi l’inno italiano della Ducati grazie alla vittoria del team satellite Gresini, per la squadra ufficiale di Borgo Panigale la prova di apertura della stagione non ha riservato altrettante soddisfazioni, trasformandosi in un incubo da cui risvegliarsi il più presto possibile. Se la terza fila conquistata da Francesco Bagnaia al sabato sembrava aver dato un primo segnale di avvertimento, il quarto posto ottenuto da Jack Miller aveva regalato qualche speranza in più ai tecnici di Borgo Panigale, specie tenendo a mente che l’australiano era stato l’unico tra i primi ad aver ottenuto il tempo senza l’ausilio di una scia.

Speranze che si sarebbero però infrante solamente pochi metri dopo la partenza, quando tutte le Ducati in versione 2022 si erano rese protagoniste di un pessimo scatto al via, venendo rapidamente risucchiate a metà gruppo. Inizio che ha visto l’immediato ritiro di Miller, costretto a fermarsi per un problema di natura elettronica sulla suo moto. Una domenica da incubo che ha poi trovato la sua massima espressione nella caduta di Bagnaia verso metà gara, con la quale aveva suo malgrado coinvolto anche il compagno di marca Jorge Martin. Un incidente che costringerà lo spagnolo del team satellite Pramac a recarsi in ospedale nei prossimi giorni, in modo da accertarsi di non avere riportato fratture alla mano.

«So che il nostro potenziale è per vincere, ma oggi non era possibile. Inoltre, partendo così male come tutte le moto Ducati non puoi proprio ambire ad essere davanti, perché dopo due curve ero sedicesimo» – ha spiegato Bagnaia, sottolineando come uno dei temi chiave del weekend sia stato il tempo perso per effettuare delle prove che non hanno dato i risultati sperati -. «Non sono un tester, sono qui per vincere, perché voglio arrivare davanti. Secondo me le prove si fanno nei test. Ci siamo un po’ incartati secondo me, è vero che bisogna adattarsi alla nuova moto, ma siamo a un livello dove non puoi permetterti di fare tante prove. In più io prediligo girare a lungo con la stessa moto e fare esperienza, piuttosto che provare. L’aspetto positivo è che in FP4 siamo riusciti a trovare una soluzione, l’unico problema è che era troppo tardi», ha poi aggiunto l’italiano.

Il prossimo appuntamento

Dopo la prima gara in Qatar, il prossimo appuntamento da segnare sul calendario sarà quello del 20 marzo, quando la MotoGP farà tappa in Indonesia, sede di una delle sessioni di test durante le prove precampionato.

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