La partita sulla Variante 23 ha uno sconfitto: Ilaria Segala. L’assessora green, la donna che ha provato a portare a destra l’ambientalismo (con tratti anche bizzarri, vedi i mobility day e i monopattini), esce a pezzi dagli emendamenti presentati dalla sua stessa maggioranza, che rinnegano le promesse di due anni e mezzo fa di meno cementificazione e aree commerciali.

Ha vinto la Lega su tutta la linea. Il Carroccio, con appena l’8,9% dei consensi del 2017, si è preso tutto: prima la maggioranza relativa in consiglio comunale e in giunta (con un via vai di assessori e consiglieri novelli Scilipoti/Razzi in salsa veronese) e ora pure l’urbanistica, assessorato della Segala ormai solo proforma. Del resto era scritto: chi frequenta i corridoi di Palazzo Barbieri, coglie sussurri e origlia sfoghi, sa che da tempo la Lega voleva ridimensionare la Segala, se non addirittura spodestarla nel cosiddetto “rimpasto” di giunta. Al Carroccio non andava giù una politica urbanistica considerata troppo “a sinistra”. Ma, come ha sottolineato con acume Michele Bertucco, ha vinto anche Tosi, a cui l’hanno menata per anni con la storia del cemento e del commerciale. Evidentemente erano attacchi pretestuosi. È chiaro che l’indebolimento della Segala, indebolisce anche il sindaco Sboarina, da sempre sodale dell’assessora green. La quale, ora – qualcuno butta lì – dovrebbe trarre le conclusioni e dimettersi. Non lo farà, ha ceduto su tutta la linea proprio per non dare pretesti alla Lega di cacciarla via. E la Lega non chiederà più la sua testa: non serve più.

Morale? Sboarina ha ancora due anni e mezzo davanti di legislatura. Una vita. Ma con questi chiari di luna Verona rischia di avere un sindaco senza più effettivi poteri. Al di là di come la si pensi su di lui, non è un bene per la città.