Una bambina di dieci anni che vive in provincia di Verona è ricoverata nel reparto di terapia intensiva pediatrica dell’ospedale di Borgo Trento per aver contratto il tetano dopo essersi sbucciata un ginocchio cadendo. Le sue condizioni sono stazionarie, ma la prognosi resta riservata. 

Questo non è l’unico episodio di infezione da tetano registrato in Veneto negli ultimi anni, ma i precedenti avevano riguardato solo persone anziane. Si tratta perciò di un caso raro, perché un bambino dovrebbe essere vaccinato. 

Invece dall’analisi dell’anagrafe vaccinale regionale è risultato che la piccola non era immunizzata contro il tetano e che non è mai stata sottoposta ad alcuna profilassi raccomandata a causa di un dissenso espresso dai genitori, nonostante i ripetuti solleciti e inviti a colloquio proposti dall’Azienda Ulss 9 Scaligera in accordo con le procedure regionali per il recupero delle persone non aderenti alle vaccinazioni. 

La vicenda riaccende le polemiche contro i genitori no-vax e sui rischi legati a infezioni che si ritenevano sconfitte da tempo. Ma la domanda che dovrebbe sorgere è: come si può contrarre il tetano, quando l’obbligo vaccinale per l’iscrizione a scuola comprende anche l’antitetanica? 

Sull’obbligo vaccinale, introdotto dalla precedente legislatura, l’attuale Governo ha scelto di portare avanti il cosiddetto “obbligo flessibile”, puntando sulla gradualità dei meccanismi sanzionatori. Una linea morbida, insomma, secondo cui l’esclusione dagli asili nido e dalle scuole dell’infanzia e le multe fino a 500 euro per i genitori inedempienti con figli da 6 a 16 anni sono da considerarsi dei provvedimenti estremi, l’ultima spiaggia al termine di un percorso di informazione e pieno coinvolgimento delle famiglie. 

In realtà le misure sono rimaste sulla carta. Con l’autocertificazione si è trovato un espediente per ritardare il momento dell’allontanamento dalla classe, ma poi, nella guerra che si è scatenata fra Stato e Regioni, sulle sanzioni il Governo centrale ha lasciato carta bianca agli enti locali, che solo in rarissimi casi le hanno comminate. Colpa di difficoltà burocratiche, insicurezze applicative (per esempio: quante volte andrebbe elevata la contravvenzione, dal momento che i cicli vaccinali richiedono più dosi?) e conseguente timore di contenziosi. 

La verità è che i genitori che volevano vaccinare i propri figli lo hanno già fatto, chi invece non ha ancora prodotto un certificato valido non tornerà mai sui propri passi. Ma l’incertezza normativa alimenta l’ignoranza e la superstizione. A cosa serve chiudere un occhio (talvolta anche due) se l’alunno non immunizzato frequenta una classe dove la copertura vaccinale è alta e non ci sono bambini immunodepressi? A nulla. La vaccinazione va accettata, perché è una scelta intelligente e serve a proteggere le persone. Lo dimostra il caso di Verona, dove una bambina di dieci anni si è ammalata gravemente ed è stata trasportata in rianimazione per una banale sbucciatura.