Quando frequentava il Liceo classico Maffei di Verona, nessuno avrebbe pensato che Linda Gastaldello sarebbe diventata una famosa insegnante di yoga, avrebbe aperto la sua scuola a Brooklyn, New York (veroyoganyc.com), e 20mila persone l’avrebbero seguita ogni giorno sui social. Non che non fosse sportiva, ma diciamo che alle sneakers preferiva le Tricker’s, al tappettino il suo fedele motorino, alla meditazione le serate alla discoteca Queen con le amiche. Ma lei non rinnega niente, anzi, se l’anno scorso è diventata la terza yoga influencer italiana (classifica yogamazine.it) forse il segreto sta proprio nel suo percorso, un po’ fuori dal comune, ma autentico, in cui tante persone possono riconoscersi.

Linda Gastaldello

Linda, come è nata la tua passione per lo yoga?
«A dire il vero la prima lezione l’ho fatta insieme a mia madre, a Verona, quando ero ancora al liceo, ma non mi aveva convinta per niente. Anni dopo, quando sono andata in Australia per un periodo sabbatico post laurea, ho iniziato a praticarlo insieme a un ragazzo che stavo frequentando e la componente spirituale dello yoga mi ha molto affascinata, come se finalmente fossi riuscita a trovare un modo per colmare un senso di vuoto. Era il 2006, cinque anni dopo avrei aperto la mia scuola dall’altra parte del mondo.»

Come sei arrivata a New York?
«Mi sono trasferita in America per studiare fotografia, avevo 24 anni e mi sono ritrovata catapultata in un ambiente molto competitivo. Oggi posso serenamente dire che lo yoga mi ha salvata: se la componente fisica mi ha aiutata a riconnettermi con il mio corpo e ad affrontare i miei problemi alimentari, quella spirituale è stata fondamentale per trovare un nuovo equilibrio e gestire lo stress.»

Nell’aprile 2020 Linda curerà un ritiro yoga a Bali

Quando hai capito che questa passione poteva diventare un lavoro?
«Ero a New York quando è scoppiata la crisi economica e presto mi sono resa conto che vivere di fotografia, anche se avevo cominciato a pubblicare su alcuni magazine, sarebbe stato parecchio difficile. Non so bene quando e come l’ho capito, ma all’improvviso mi sono resa conto che lo yoga poteva trasformarsi nella mia nuova strada e allora mi ci sono buttata a capofitto frequentando la scuola per diventare insegnante, partecipando a master in giro per il mondo così da raggiungere un numero incredibile di ore di tirocinio, fondamentali per maturare esperienza.» 

Quanto lo yoga ha influito sul tuo carattere?
«Moltissimo. Lo yoga mi ha portato alla mindfullness, cioè alla consapevolezza che ti permette di raggiungere una nuova libertà. Da una parte sono la Linda di sempre, ma al tempo stesso sono cambiata molto.

Come mai hai deciso di partorire il tuo primo figlio a Verona?
«Avevo bisogno della mia tribù. Non avevo idea di quello che mi aspettava e volevo sentirmi protetta dai miei cari.» 

La maternità è legata, in qualche modo, alla tua idea di creare una disciplina tutta nuova, il The Rise Club?
«Direi che l’idea è nata dal desiderio di aiutare tutti a trovare la propria libertà, messa a dura prova dal giudizio degli altri, dalla scarsa autostima, dal senso di colpa… Senz’altro diventare mamma mi ha aiutata a guardare allo yoga con una prospettiva diversa: essere madre è la mia pratica più grande e impegnativa. Ogni giorno vuoi dare il meglio ai tuoi figli ma, visto che la perfezione non esiste, si rischia di trasmettere loro le nostre insicurezze.»

Di cosa si tratta esattamente?
«Più che una disciplina fisica, è un programma di lifestyle costituito da 4 pilastri: la pratica yoga, la meditazione, un fitness catartico per abbattere le barriere che ci opprimono attraverso esercizi fisici e, infine, il coaching, che è fondamentale per realizzare il cambiamento. Il bello è che una volta iscritti sul sito lindagastaldello.com, a fronte del pagamento di 37 euro, ognuno può decidere quando e come praticarli, non ci sono regole ferree, tutti possono gestirsi  secondo i propri tempi. Da quest’autunno poi, partirà un sistema di membership mensile così darò la possibilità di provare The Rise Club a un prezzo ancora più vantaggioso.»

Qual è l’identikit del tuo alunno tipo?
«Donne di tutte le età, però la media si aggira tra i 25 e i 45 anni. Sono persone che vogliono risolvere le proprie inquetudini, che magari desiderano fare i conti con traumi del passato, o magari sono semplicemente alla ricerca di un nuovo equilibrio. La mia soddisfazione più grande arriva proprio dalle relazioni che si creano con loro, dalle storie che mi raccontano, dal percorso che riescono a fare grazie a me.»

Quanto contano i social in questo tuo percorso?
«Sono fondamentali, perché mi permettono di raggiungere un pubblico molto vasto, ma al tempo stesso sono anche molto pericolosi perché ci sono influencer che ostentano una perfezione artefatta o, al contrario, eccessiva vulnerabilità. Io penso che quando si decide di seguire un profilo sia importante cercare di conoscere la persona che c’è dietro. Per questo io sono sempre disponibile per i miei studenti e cerco di creare spesso delle occasioni per incontrarsi dal vivo nella mia scuola a Brooklyn, oppure nei miei viaggi in Italia, tra Milano, Verona o durante le tappe del festival di yoga Wanderlust.»