Venerdì 21 dicembre, 18.30. Tu c’hai l’aperitivo dei giornalisti, e sei in ritardo. Non trovi parcheggio e erroneamente ti infili in una viuzza senza uscita dove un tizio simpatico quanto una spinta giù per le scale ti redarguisce perché non devi stare lì – con la pacatezza che ti contraddistingue tu spieghi che te ne sei accorta pure da sola, che hai solo sbagliato strada, che non hai ancora ucciso nessuno e che sarebbe meglio non darti simili suggerimenti sotto Natale, ma lui non coglie la tua velata ironia perché teme che facendo retromarcia tu gli “spacchi i tubi del gas” (cit., seppur bizzarro). Poi è lui che sta lì, tipo carogna sulla spalla, a controllare le tue manovre e i suoi tubi. Dev’essere il nuovo passatempo trendy-alternativo per i venerdì sera prenatalizi. Comunque tutto finisce in serenità: dopo il tuo passaggio i famosi tubi sono ancora intatti, l’erba continua a crescere (cfr. Attila), il gatto è ancora quadrupede – della salute mentale del pesce rosso magari ne riparliamo, ché i traumi si vedono solo sulla lunga distanza e sai mai –, e tu allora vieni ricompensata con un “sei stata brava” un poco stupito e così tanto paternalistico che Collodi lévate.

In ogni caso, nonostante il piacere della conversazione tu non hai tempo per stare ancora con mister simpatia perché sei già in ritardo. Trovi un parcheggio, entri nel bar, localizzi visivamente i due tizi della prima selva – il venditore educato oggi in mood normalizzazione vestimentaria e la bionda in fissa con le borse e i trattini –, ti sistemi in un angolo un po’ defilato, ascolti lo spiegone sulle strategie di sviluppo e sulle pianificazioni editoriali mentre tenti contestualmente di allungarti verso quello che pensavi essere spritz ma che è invece un intruglio analcolico. Però Dio esiste e ti viene in soccorso sotto forma di un redattore della sezione cinema [d’ora in poi tizio del cinema, del calcio, ecc.] che caritatevolmente te lo mischia con del vino bianco, che così avete fatto sempre un intruglio ma almeno è alcolico. Con tutto ‘sto impegno ti sei però un attimo distratta dallo spiegone, che verteva sul creare un evento. Quando ti ri-focalizzi sul discorso, ti senti un po’ sconnessa, come nei libri/film di fantascienza quando il tizio pensa di essersi perso due minuti e invece sono passati anni, perché ora parlano di mandare le giornaliste in giro per piazza Erbe versione Femen.

Il che è ovviamente una boutade del provocatore del gruppo, boutade comunque fintamente votata da ‘sta redazione di cazzari, prima che la discussione rientri nei ranghi di una cosiddetta “normalità” – cosiddetta eh, mica si può pretendere troppo perché in genere il venditore gentile 1. risponde alle tue mail di invio del pezzo con degli emoticon e 2. sceglie a corredo dell’articolo foto di bionde vestite di rosa e/o di cassonetti della monnezza, che seppur colorati instillano in te qualche dubbio sulla sua reale valutazione dei tuoi scritti – scivolando verso le considerazioni finali, gli auguri, i brindisi di buone-feste-felicità-salute-bellezza-pace-nel-mondo-colonizzazione-di-nuovi-mondi-amichevoli-dove-non-esistono-i-tubi-del-gas. Saluti un po’ di gente e ne conosci altra, visto che tu sei una delle ultime arrivate, mentre con una certa discrezione ti avvicini alla tizia bionda dei trattini per compiere la tua vera mission: vedere che scarpe indossa. Lei sta parlando con uno dei tizi del calcio, ma vi salutate e la conversazione scivola, appunto, sulle scarpe. Il malcapitato dev’essere parente del venditore gentile o comunque cresciuto alla stessa scuola, perché sopporta stoicamente una conversazione da stereotipo femminile aldilà dello stereotipo – roba da Barbie fiore di pesco, per capirci – cui è presumibilmente interessato quanto lo sei tu al fuorigioco. Cioè. Dopo un tot di spiegazioni tu ormai lo sai cos’è, un fuorigioco, però continui a pensare di averci sprecato neuroni più utilmente impiegabili – si sa che dopo una certa età i neuroni si bruciano al ritmo di migliaia al giorno, e ciò non è bello. Dopo un tot di spiegazioni, lui ormai lo sa cos’è, una scarpa firmata. Però, supponi tu eh, continua a pensare di averci sprecato neuroni più utilmente impiegabili – si sa che anche i neuroni degli atleti crepano, sport o non sport i neuroni sono democratici e non guardano in faccia nessuno.

Con ‘sta cosa dei neuroni di nuovo ti sei leggermente distratta, e di nuovo ti ritrovi in un cambio di conversazione. Anche stavolta c’è un’interruzione logica, ma sembra più come nei videogiochi, tipo quando fai l’upgrade e arrivi alla roba davvero tosta del livello superiore. La bionda dei trattini sta parlando delLA borsa, la regina di tutte le borse, e si trasfigura come il tossico di Trainspotting quando spiega lo sballo – “Prendete l’orgasmo più bello che avete provato. Moltiplicatelo per mille. Neanche allora ci sarete vicino” (cit.). Che poi, ci mancherebbe pure, che non si trasfigurasse, perché 1. con il costo del tuo tesssssorooo (cit. Smigle) “sta a posto tutto il Laos” (cit. il tizio del calcio, che sa il fuorigioco ma ha anche il senso dell’ironia) e 2. con tutto il processo di acquisto davvero sembra più facile cercarsi la droga. Funziona così. Tu vai sì nel negozio, ma non vedi né tocchi fisicamente l’oggetto dei tuoi desideri. Scegli in astratto modello, pellame e colore e poi attendi due o tre mesi finché gli spacciatori legalizzati non ti richiamano. A quel punto, contratti ferocemente due giorni – il tempo minimo necessario per catapultarti nel negozio che sta a 150 km di distanza, che sennò la tua borsa la danno via senza pietà – per il ritiro. Una volta in loco, una mano guantata te la porge per ispezione senza che tu la possa toccare finché non sganci il grano. Poi è finalmente tua, e tu puoi trasfigurarti e moltiplicare “per mille” un tot di elementi – gli orgasmi o le ore di lavoro necessarie per pagarla, a voi la scelta. Saranno i neuroni bruciati, saranno le trasfigurazioni altrui, fatto sta che tu sei contenta, perché è sempre bello imparare cose nuove. Con un solo aperitivo, tu sai che a. sei senza ombra di dubbio una poraccia priva di senso estetico in quanto insensibile al fascino tossico delLA borsa, che b. pur essendo tutto ciò riesci comunque a fare retromarcia senza rovinare i tubi del gas altrui, e che c. c’è gente che quanto a ossessioni sta messa peggio di te. E questa è sempre una gran consolazione, sempre se non vivi in Laos.

Oh, buon Natale a tutti eh.

 

Nel mezzo del cammin di nostra vita/mi ritrovai per una selva oscura

ché la diritta via era smarrita./Ahi quanto a dir qual era è cosa dura

esta selva selvaggia e aspra e forte/che nel pensier rinova la paura!

Tant’è amara che poco è più morte;/ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,

dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte./Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,

tant’era pien di sonno a quel punto/che la verace via abbandonai.

Dante Alighieri, Commedia. Inferno, Canto I

 

La redazione de Il Nazionale