Nato a Verona, dove vive, nell'ormai lontano 1966; giornalista pubblicista, collabora con "Il Corriere del Veneto", "Gazzetta dello Sport", "Hellas 1903", "Distretto Panathlon Italia", "Athleta" e ovviamente qui su "Heraldo". Ama soprattutto raccontare vecchie storie di sport. Ha scritto finora sette libri e sta ora lavorando all'ottavo. Altri ne verranno. Detesta urla e fenomeni di turno; la vera rivoluzione nasce dal recupero del buon senso, cosa che questo Paese pare aver perso di vista da un po'. Citando Oscar Wilde, ama "parlare di niente, perché è l'unica cosa di cui sa tutto".
Mentre il mondo è in preda alla pandemia per il Covid-19, anche tutto il mondo dello sport si è fermato. Solo il calcio, ancora legato a forti interessi economici e sportivi, sembra voler proseguire per la sua strada,
Gli italiani sono allergici alle regole. Ma in questo caso risulta vitale rispettarle. Per il bene di tutti, ma in particolare per il bene di quella generazione di nonni su cui ancora si regge questo Paese.
Il continuo espandersi del coronavirus ha colpito anche lo sci con l'annullamento delle finali di Coppa del Mondo in programma sulle nevi di Cortina d'Ampezzo.
L'emergenza coronavirus ha mandato nel pallone il calcio italiano incapace di assumere una posizione univoca per gestire al meglio la situazione, ma provocando invece una situazione a tratti grottesca.
Una partita che è già nella storia quella che si è giocata ieri al Bentegodi tra Hellas Verona e Juventus. Al secondo tempo una gara che vedeva in vantaggio i bianconeri ha cambiato decisamente corso, chiudendo con un 2-1 per i padroni di casa. Ne scrive in modo suggestivo Lorenzo Fabiano.