Come un semaforo. Sì, l’intricata vicenda che ha portato alla cancellazione delle finali di coppa del mondo di sci alpino a Cortina, in programma dal 16 al 22 marzo, è come la luce di un semaforo che passa dal verde, al giallo e infine al rosso. Verde, quando prima che l’astronave Covid-19 atterrasse sulle nostre vite, tutto nella perla ampezzana era ormai pronto ad ospitare l’evento che avrebbe anche dovuto rappresentare un biglietto da visita e una prova generale per il mondiale del prossimo anno; giallo, quando sembrava ormai scontato che le gare si disputassero a porte chiuse; rosso, quando la federazione internazionale ha fatto pollice verso costringendo quella italiana, unico voto favorevole su 18, a formalizzare la richiesta di rinuncia. 

Kristian Ghedina

Va detto che le finali non saranno spostate altrove; semplicemente non si faranno, per una coppa del mondo di sci alpino monca che chiuderà i battenti il prossimo weekend. Monca, sia chiaro, per volere della federazione internazionale e non di quella italiana. «È una grande amarezza, ci trattano come appestati» ci diceva ieri uno sconsolato Kristian Ghedina al telefono. E non possiamo che condividere questo suo stato d’animo.

Ma questa è una storia che presenta pure aspetti con pacchiane incongruenze; martedì a Livigno, la Fis ha dato il suo assenso alla coppa del mondo di snowboard, ovviamente a porte chiuse; a Livigno sì, ma a Cortina no. Almeno che non ci sfugga qualcosa, alla stregua della matematica, nemmeno la geografia è un’opinione, quindi cari signori della Fis, spiegateci: forse non lo sapete, ma Livigno è in Lombardia, e Cortina è in Veneto: due regioni italiane entrambe nella morsa di un virus che più che corona è carogna. 

Quella del tutti contro uno, dei 17 voti a 1, è una cosa che fa male: è un virus che se ne aggiunge a un altro. È infatti la conferma di come il nostro sia percepito come un paese di appestati e di untori, quando in questa vicenda il naso lungo son semmai altri ad averlo. Non aver nascosto nulla, aver una volta tanto sposato la linea della trasparenza, è una colpa? Aver fatto troppe prove tampone, è una colpa? Chi cerca trova; noi lo abbiamo fatto per primi, e per primi ci siamo adoperati; ci guardavano con l’occhio bieco, ma ora che il virus gli è entrato in casa, anche gli altri ci stanno seguendo adottando le medesime contromisure.

Lo sport potrebbe fare la sua parte e mandare univoci messaggi di forza e compattezza: con Cortina non è purtroppo stato così. E nei momenti difficili, dover constatare che chi può darti una mano, invece di tendertela, la ritira, è sì avvilente, ma se permettete, ti fa pure incazzare un tantino. Cortina l’hanno lasciata sola, ma ce la farà. E il mondiale del prossimo anno sarà la più efficace delle risposte a chi le ha voltato le spalle. La luce del semaforo tornerà allora verde, ma per qualcuno rimarrà di sicuro rossa. Di vergogna.