Tornare con i piedi per terra. Potrebbe essere questo il senso della trasferta di Parma, da cui il Verona torna senza gol e senza punti, colpito a freddo dal gol di Kurtic e incapace poi, nell’arco dei novanta minuti, di trovare il pari. La squadra di Juric ha reagito bene all’immediato svantaggio, tornando a mettere in pratica il proprio calcio diretto e intenso, figlio di un’identità ormai ben radicata e immune alle diverse variazioni nella rosa. Ma non è riuscita a trovare un pareggio che sarebbe stato anche meritato.

Tornare con i piedi per terra” potrebbe forse sembrare un’affermazione alquanto eccessiva ed azzardata. Dopo i sei punti – quattro ottenuti sul campo – conquistati nelle prime due partite, nessun tifoso, ragionevolmente, si era illuso di poter condurre un campionato di vertice. La battuta d’arresto di Parma, tuttavia, si è rivelata utile a dimostrare come questo Verona, rinnovato e trasformato, non sia ancora pienamente rodato. I diversi elementi nuovi a disposizione del tecnico croato devono ovviamente ancora ambientarsi e adeguarsi alle sue direttive tecnico-tattiche: il tempo non manca, e la pausa per le nazionali in tal senso non può che aiutare. Inoltre, i punti già in cascina permettono di lavorare con maggior serenità per affinare i meccanismi e proseguire nel percorso di crescita.

La sconfitta in terra emiliana è stata emblematica del fatto che la squadra gialloblù non può prescindere dalla miglior forma dei propri uomini chiave, dall’ambientamento dei nuovi e dal recupero degli infortunati. Così come da qualche innesto dal mercato, tasto battuto ancora con forte insistenza dallo stesso Juric. Il Verona, dopo il vantaggio parmense, ha preso in mano il controllo delle operazioni, in particolare nella seconda parte dei due tempi, senza riuscire a risultare concreto e pungente. Sono venute meno la giusta dose di cattiveria agonistica e le qualità necessarie a scardinare la solida difesa dei ducali.

L’Hellas è ancora alla ricerca della perfetta quadratura: Lazovic e Zaccagni, uomini chiave lo scorso anno, entrambi reduci da infortuni, hanno bisogno di tempo per ritrovare la miglior condizione; Ìlic è piaciuto per qualità ed intraprendenza; Tamèze ha le peculiarità giuste per il centrocampo di Juric – forza fisica, combattività, agonismo, mobilità – ma risulta ancora un po’ discontinuo e impreciso in impostazione mentre Baràk deve ancora trovare la giusta collocazione. È piaciuto, invece, lo spirito con cui è entrato in campo Ebrima Colley. Giunti a questo punto diventa fondamentale è il recupero dei vari infortunati senza dimenticare l’annoso problema del gol. Il Favilli visto a Parma non sembra l’uomo giusto in tal senso: statico e isolato, colto spesso in fuorigioco, l’ex attaccante del Genoa si è pure divorato, a pochi passi dalla porta, il gol del pareggio.

L’esterno gialloblù Darko Lazovic

Il mercato, all’ultimo giorno utile, ha portato due importanti innesti. Sono infatti arrivati in riva all’Adige Nikola Kalinić e Federico Ceccherini: l’attaccante croato è nome sicuramente affascinante, di esperienza e qualità, sperando possa tornare quello ispirato di Firenze, anziché quello triste e abulico di Milano, Madrid e Roma; il difensore, invece, va a rinforzare il pacchetto difensivo fornendo un’importante opzione nella batteria dei centrali. Tali acquisti rappresentano anche un segnale forte e chiaro da parte della società nei confronti del tecnico al quale, a questo punto, come ribadito in serata dal Presidente Setti, spetterà ora il compito di amalgamare al meglio la rosa a sua disposizione.

Le parole di Juric, comunque, nel post partita del Tardini sono state chiare: «La squadra è completamente nuova e non è facile lavorare bene fin da subito, bisogna avere pazienza. I ragazzi lavorano bene e abbiamo buone qualità. Ripartiamo con umiltà e pazienza: sono fiducioso». Il Verona che arriva alla prima pausa stagionale, dopo aver mandato in archivio una sessione di mercato impreziosita dagli arrivi di Kalinić e Ceccherini, appare, quantomeno sulla carta, completo in ogni suo reparto. Il lavoro da fare è senza dubbio molto, ma l’identità è sempre la stessa e ottimismo, qualità e idee non mancano.

Foto: Francesco Grigolini_FotoExpress