Poche luci e qualche ombra di troppo. Si è concluso così il Basketball Cup, il torneo quadrangolare disputato nella nostra città dal 6 all’8 agosto scorsi, dalla nazionale azzurra di basket. Si è trattato di un test amichevole ma indicativo quanto basta, in vista dei prossimi mondiali che si disputeranno in Cina. Gli azzurri hanno chiuso la competizione al secondo posto con le due vittorie ottenute contro Senegal e Venezuela ( 111-54 e 72-54 i rispettivi finali) e la sconfitta patita contro la forte Russia.

Il coach azzurro Romeo “Meo” Sacchetti

In vista della oramai prossima rassegna iridata, la sensazione generale è che per il coach azzurro Romeo “Meo” Sacchetti, il lavoro da fare sia ancora molto. Dal punto di vista tecnico l’unica sfida significativa è stata sicuramente quella disputata contro la Russia. Con i sovietici, squadra solida e ben strutturata, gli azzurri  hanno condotto l’incontro sempre in testa, facendo vedere, specialmente nella  fase iniziale, alcune buone azioni condite da una discreta dose di spettacolarità. La buona prestazione dei primi tre quarti è stata, tuttavia, vanificata da un’ultima frazione disputata decisamente sottotono, dove i russi, grazie ad un eloquente parziale di 17 a 0 negli ultimi 7 minuti, hanno portato a casa una vittoria ( 72-70 il punteggio finale) fino a quel momento per loro insperata.

Gli azzurri in una fase di gioco del torneo

L’inatteso finale unito a un atteggiamento tutt’altro che propositivo mostrato nella successiva gara disputata contro il Venezuela, hanno portato il coach azzurro, una volta concluso il torneo, a spendere parole non proprio benevole nei confronti dei propri giocatori. Le attenuanti, tuttavia, non mancano. La squadra lavora insieme da poche settimane e, inoltre, è formata da giocatori che provengono da esperienze molto diverse tra di loro. Per alcuni di loro, addirittura, il minutaggio nel corso della stagione appena conclusa è stato molto contenuto e quindi decisamente poco significativo per chi deve operare delle scelte. Dei tre big che compongono la rosa azzurra, inoltre, sul parquet scaligero si è visto il solo Belinelli mentre Gallinari e Datome sono rimasti ai box, ancora in fase di recupero dai rispettivi infortuni. Uno stop più che altro precauzionale visto che la loro presenza al mondiale non è assolutamente in dubbio. Non sarà così, invece, per Nicolò Minelli, ultimo arrivato in NBA, che ha dovuto alzare definitivamente bandiera bianca a causa dei postumi del recente intervento chirurgico al ginocchio. Rimane sempre attuale, infine, l’annosa questione riguardante il cosiddetto “centro”, ruolo che da anni la nostra pallacanestro fatica ad esprimere in maniera competitiva. Un handicap non irrilevante, che limita notevolmente le scelte offensive, creando anche problemi difensivi sotto le plance, quando ci si trova di fronte ad avversari dotati di stazza fisica importante.

Ora, dopo qualche giorno di riposo, la squadra parteciperà ad Atene, al torneo dell’Acropolis, dove oltre ad affrontare la squadra locale, se la dovrà vedere con le formazioni di Serbia e Turchia. Due match particolarmente impegnativi dove sarà necessario alzare il livello e la qualità del gioco. Al termine della competizione in terra ellenica, coach Sacchetti sceglierà i 12 che faranno parte della spedizione mondiale in Cina. Per quanto visto a Verona il sogno di raggiungere direttamente le Olimpiadi di Tokyo 2020 appare già ora assai complicato – vi accederanno solo le prime 2 europee classificate al mondiale – mentre rimane difficile riuscire a qualificarsi al preolimpico di gennaio dove per potervi accedere, sarà presumibilmente necessario battere una fra Serbia e Spagna, che assieme a Grecia e Usa, sono le principali favorite del torneo.

Un aspetto molto positivo comunque c’è. Il torneo disputato sul parquet scaligero ha permesso a molti veronesi di riavvicinarsi a questo sport, soprattutto grazie agli allenamenti svolti sempre a porte aperte e grazie ad alcune iniziative collaterali alle quali anche gli azzurri hanno partecipato mostrando grande disponibilità. Verona, su questo non c’è dubbio, ha ancora desiderio di grande basket.