«L’ottimismo è il profumo della vita» ripeteva quella buon’anima di Tonino Guerra. Ci piacerebbe sapere che ne pensa Gigi Fresco. Abbiamo infatti sentore non ne sia mica poi tanto convinto. Un punto a Salò sul campo del lanciassimo Feralpi, alla vigilia lo avrebbe firmato come si faceva un tempo con le cambiali in bianco. Ma alla luce di come sono andate le cose, il boccone è duro da mandar giù. In vantaggio con Danti (da stabilire se in comproprietà con Grandolfo, ma poco importa) la Virtus è stata autrice di un gran bel primo tempo, in cui ha tenuto il pallino del gioco con personalità e imbrigliato le iniziative dei padroni di casa fino ad annullarle. Nella ripresa ha subito inevitabilmente la pressione del Feralpi, ha arretrato l’asse, ha corso qualche rischio, ma quando ormai il colpaccio era ad un giro di lancetta, è arrivato il pari di Scarsella, uno che con un cognome così la pillola da ingoiare te la rende ancora più amara e l’ottimismo nella migliore delle ipotesi te lo incenerisce.
Detto questo, la situazione non è certo rosea: dopo undici partite la Virtus ha sette punti frutto di due vittorie, un pareggio (quello di ieri è stato il primo) e otto sconfitte. Tradotto: ultimo posto in classifica in compagnia dell’Albinoleffe. Eppure il trenino della salvezza è ancora lì ad un passo. Renate e Sambenedettese (marchigiani con una partita in meno) sono ad un punto, Fano a due, Rimini, Gubbio e Giana a cinque. Il mini torneo per la sopravvivenza è un affare tra queste. Rispetto alle contendenti il fardello in groppa alla Virtus sono però i venti gol subiti, un’enormità. Mettervi una pezza e tamponare l’emorragia è la terapia d’emergenza da codice rosso. Di buono c’è che la squadra di Fresco cambia interpreti, soluzioni tattiche (la difesa a tre è ormai certezza), ma continua a proporre un calcio arioso e piacevole mettendo in campo uno spirito un po’ sbarazzino che piace.
La ruota della fortuna certamente finora non l’ha premiata, ma chissà che giocando così qualche buon risultato alla fine non arrivi. Lo scotto da pagare al salto di categoria, è stato saldato: rimane da convogliare tutto il lavoro in una maggior concretezza e solidità: «Non possiamo continuare a prendere gol con regolarità sconcertante» ha sentenziato Fresco Il nocciolo ruota tutt’intorno a lì, e il Lider Maximo di Borgo Venezia lo sa bene. Il centrocampo denota la mancanza di un metronomo in grado di prenderne le chiavi e farsene carico. Grbac, posizionato da un po’ tempo in quella zona del campo, contro la Vis Pesaro ha offerto la peggior versione di sé; a Salò è toccato allora a Danieli, buon piede ma piuttosto leggerino. Sarà Alba l’uomo giusto? Lo vedremo presto.
Intanto qualche buona notizia dovrebbe arrivare dalle uscite dall’infermeria dove, in attesa del recupero di Lancini, il ritorno in rosa di Rubbo è già qualcosa. Davanti, si è consolidata la coppia Danti-Grandolfo. Doveva essere Matteo Momenté il terminale d’attacco, e invece sin qua ha deluso le attese. Nervoso, contro la Vis si è fatto cacciare. Un discorsetto il buon Gigi glielo avrà fatto di sicuro. Ora arriva un ciclo cruciale: domenica al Gavagnin arriva il Teramo, poi si va a Rimini, quindi sarà la volta della Sambenedettese a rendere visita. Dall’esito di questi tre incroci dipenderà molto del futuro della Virtus. Dare tutto ciò che si ha è il minimo sindacale, tanto quanto crederci. Rispolverare anche un po’ dell’ottimismo di Tonino Guerra (senza guardare la classifica, sia chiaro) è invece un’idea che tanto male non è. A volte aiuta.
Lorenzo Fabiano @lollofab
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