L’Italvolley maschile chiude al secondo posto la VNL 2025, preludio ai Campionati Mondiali 2025 che si disputeranno a settembre nelle Filippine. L’argento, che in altri tempi sarebbe stato festeggiato a dovere, questa volta rappresenta un boccone amaro da digerire. Gli azzurri, infatti, sono stati surclassati dalla Polonia nell’atto finale del torneo, in un modo talmente netto come mai accaduto durante la gestione di “Fefè” De Giorgi.

La sensazione è che in un mese sia difficile colmare il divario emerso in questo frangente, specie al cospetto di una Polonia ormai nell’elite mondiale da molti anni e con diversi attaccanti di assoluto spessore internazionale. D’altra parte bisogna riconoscere che nello sport capita anche di bucare una partita, l’importante è sapersi rialzare e capire gli errori commessi.

Un cammino in VNL impeccabile

La selezione italiana aveva ben figurato nelle fasi preliminari, suddivise in tre concentramenti da quattro partite ciascuno disputati tra Canada, Stati Uniti e Slovenia. Un totale di 12 gare con solo due sconfitte: la prima contro la Francia, detentrice dell’alloro olimpico conquistato a Parigi 2024 e infine contro il Brasile al termine del tie break di spareggio. Per il resto solo vittorie, quattro per 3-0, due per 3-1 e tre per 3-2. Un cammino non da dominatori assoluti come, viceversa, realizzato dalla selezione femminile, ma senza dubbio positivo e che lasciava sognare in grande.

La naturalizzazione di Rychlicki

La VNL 2025 è stata anche l’occasione di vedere per la prima volta all’opera in azzurro Kamil Rychlicki, opposto di origine lussemburghese, ma italiano dal 2022. La sua convocazione ha destato varie reazioni, tra i favorevoli e i contrari. Tra questi ultimi ci sono soprattutto coloro i quali contestano la convocazione di Rychlicki in quanto atleta naturalizzato, quindi per motivi prettamente ideologici. Se ci si sposta sul lato squisitamente tecnico è evidente e inconfutabile che l’atleta in questione sia di livello internazionale e sia compreso tra i migliori opposti convocabili da De Giorgi. La sua chiamata non può essere messa in discussione.

Eppure, esiste una terza corrente di pensiero che, pur considerando il valore del giocatore, pone qualche dubbio in merito agli equilibri di squadra. Appare fuor di dubbio che Yuri Romanò sia stato assoluto protagonista in azzurro nel recente passato e che sia stato presente in campo in tutti i principali successi di questa Nazionale. Il tutto pur non riuscendo a fare mai quell’ultimo salto di qualità richiesto, ovvero entrare nel novero dei più forti opposti mondiali facendo la differenza anche nel suo club. Puntare tutto su Romanò oppure no? La convocazione di Rychclicki è stata una indiretta risposta alla precedente domanda.

L’utilizzo dei due opposti

De Giorgi in VNL ha alternato i due attaccanti, in partenza dando più spazio a Romanò, poi affidandosi maggiormente a Rychlicki. La sensazione è che nessuno dei due abbia radicalmente fatto la differenza, salvo qualche singolo episodio. Insomma, la presenza di una valida alternativa nel ruolo non ha aggiunto nulla al valore di questa Italia. Semmai si potrebbe avanzare la provocazione che senza uno dei due come concorrente, l’altro avrebbe potuto fare di meglio.

Le risposte a questi interrogativi sono impossibili da fornire, ma il dubbio è lecito porselo. In ogni caso due sono le considerazioni che possiamo fare: in primis c’è la certezza che in Italia manchi un opposto di spessore mondiale (ma non è una novità), mentre in seconda battuta si può aggiungere che nonostante ciò in passato questa squadra ha vinto comunque, anche superando la stessa Polonia. Sono due verità che, fuse insieme, ci dicono che sì è possibile vincere anche senza un opposto dominante, ma che forse non si parte mai da veri favoriti.

Le finali di VNL

Detto della fase preliminare e approfondito il discorso opposto, torniamo alle fasi finali di VNL. L’Italia ci arrivava carica di ottimismo. Superata Cuba per 3-1 ai quarti di finale, gli azzurri avevano molto da temere in semifinale contro la Slovenia di Rok Mozic e altri giocatori militanti nel nostro campionato. Qui, occorre dirlo, gli azzurri si sono superati fornendo una prestazione di assoluto rilievo.

I giocatori allenati da Fabio Soli, nuovo coach di Rana Verona per la stagione 25/26, sono un condensato di atletismo, tecnica ed esperienza molto temibile e non è azzardato inserirli tra le nazionali top five a livello mondiale, soprattutto nelle gare secche. Eppure, l’Italia ha portato a casa partita e qualificazione alla finale in modo perentorio, al di là del 3-1 conclusivo. Fenomenale, tra gli azzurri, Alessandro Michieletto, infermabile in attacco e utile in ogni fondamentale. La Polonia, nel frattempo, nell’altra semifinale veniva a capo nettamente di un Brasile non nella sua versione migliore.

La vigilia della finale

Qualcosa nella preparazione della finale non deve aver funzionato tra le fila azzurre. Considerando i precedenti, l’assoluto valore degli avversari e un trend di risultati non in linea con il periodo dei successi mondiali 2022, qualche dichiarazione è apparsa un pò fuori luogo. Certo, nessuno ha proposto toni trionfalistici alla vigilia, ma senza dubbio tra le righe si evidenziava una convinzione un tantino eccessiva, che può dipendere da due circostanze: la prima è nascondere insicurezza con dichiarazioni aggressive, l’altra è essere fermamente convinti del proprio valore. Nello sport il confine tra convinzione ed eccesso di sicurezza è molto labile e forse in questo caso qualcuno lo ha involontariamente valicato.

Queste considerazioni, del tutto soggettive ed opinabili, però, non tolgono nulla a un dato certo. L’Italia ha approcciato la finale in modo pessimo e non giustificabile. Solo gli indubbi meriti di una Polonia a tratti “ingiocabile” hanno reso meno amare queste riflessioni.

Un caso o qualcosa si sta rompendo?

Alle Olimpiadi la Nazionale maschile aveva sfiorato il podio dopo una rocambolesca contesa ai quarti contro il Giappone, era stata surclassata dai padroni di casa francesi nella loro settimana di grazia (ci può stare), ma non era piaciuta granchè nella sconfitta contro gli Stati Uniti, piuttosto abbordabili, nella sfida per il bronzo.
Non sappiamo se quel torneo, coronamento del triennio iniziato con la vittoria al Mondiale e agli Europei, abbia aperto qualche crepa. La medaglia era alla portata, la sua mancata conquista forse ha creato qualche malumore in seno al gruppo o, più probabilmente, un involontario e inconscio calo di fiducia nel percorso tecnico-tattico? Come sempre in questi casi gli indizi ci sono, ma trasformarli in prove è un’altra questione. Certo, se tutto ciò fosse vero, sarebbe il caso di far emergere i problemi prima che le Olimpiadi di Los Angeles 2028 siano troppo vicino. Al Mondiale ne sapremo di più.

Alessandro Michieletto in attacco. L’atleta italiano è stato nominato migliori schiacciatore della VNL 2025.
Fonte:www.federvolley.it

I problemi più grandi

Abbiamo affrontato finora questioni ancora non esplicite, supposizioni che tali possono rimanere e a breve essere smentite, sia sul dualismo nel ruolo di opposto, sia per quanto riguarda la conduzione tecnica di De Giorgi.

Sarebbe, però, riduttivo affrontare solo questi temi. Innanzitutto perché al tecnico azzurro va dato merito indiscusso di aver lanciato questa Italia dopo anni di grigiore e di un’assenza di visione a lungo raggio. Se oggi l’Italia non vince ogni rassegna internazionale a cui partecipa, ma rimane stabilmente nelle prime, discutere il tecnico è quanto mai inopportuno e ingeneroso.

Occorre riconoscere che questa squadra, dai valori morali assoluti e dallo spessore tecnico di alto profilo – con le due grandi eccellenze Simone Giannelli (miglior palleggiatore della VNL) e Michieletto (miglior schiacciatore), senza omettere l’affidabilissimo Fabio Balaso – non parte battuta contro nessuno. Nemmeno, però, la si può dire favorita rispetto ad una Polonia o a una Francia, quando in missione, o ad un Giappone nella giornata in cui difende ogni cosa. Così come contro Slovenia, Brasile e Stati Uniti è sempre difficile capire chi parte avanti.

Infine, occorre ricordare che questa nazionale ha basato molti dei suoi successi sugli schiacciatori Michieletto/Lavia, coppia anche nel club. Ebbene, sono atleti che non si sono mai risparmiati e hanno giocato centinaia di gare nell’ultimo quinquennio senza riposare mai. Vero che, senza di loro, le alternative garantiscono qualcosa di meno, ma se gli schiacciatori titolari non sono al top della forma il risultato è lo stesso.

L’anno del Mondiale è difficile fare delle scelte drastiche e, finora, ci si è affidati alla loro giovane età e ottima condizione per utilizzarli sempre e comunque, ma in vista delle prossime Olimpiadi forse occorrerebbe valutare una gestione più prudente. Se Michieletto riesce a sopperire meglio alle giornate negative attraverso la sua smodata classe e a un fisico eccezionale a livello antropometrico, è evidente che Daniele Lavia abbia bisogno che tutto quadri per poter garantire il suo validissimo contributo.

Prospettive mondiali

I gironi di primo turno della rassegna iridata sono già noti. All’Italia toccherà il Girone F con Algeria, Belgio e Ucraina. Se il passaggio del turno non è in discussione, poi occorrerà superare Argentina e/o Francia per issarsi fino alle semifinali. Poi, in caso sarà la volta o di Stati Uniti o Slovenia, se verrà rispettato il pronostico.

Le ambizioni di podio degli azzurri dipenderanno, dunque, soprattutto da che versione vedremo della Francia da qui a poche settimane. Certo, non l’avversario migliore per caratteristiche. I transalpini, infatti, hanno diversi tratti in comune con la nazionale di De Giorgi e la semifinale di Parigi 2024 insegna che abbiamo molto da temere.

Vediamo in dettaglio i pronostici, in relazione agli accoppiamenti e rispetto alle possibilità di podio delle principali nazionali.

Polonia: 85%
Brasile: 62%
Francia: 45%
Italia: 40%
Slovenia: 28%
Stati Uniti: 12%
Giappone: 10%
Cina: 10%
Germania: 5%
Le altre: 3%

© RIPRODUZIONE RISERVATA