Un gol da fuori, a giro, con l’uomo davanti, di un tale Anjorin che all’Empoli fa la panchina. Un palo clamoroso della Fiorentina in corsa per l’Europa che rilancia il contropiede del Venezia, segna Oristanio. Un gol di Krstovic che spegne la festa del Bentegodi prima che la capocciata di Coppola arrivi ad evitare lo psicodramma. 

Sono questi gli ingredienti di una giornata di campionato, la 36esima, che per il Verona doveva essere l’occasione di celebrare salvezza e anniversario del mitico scudetto, e che invece è diventata l’esempio più plateale di come vecchi saggi come Giovanni Trapattoni da Cusano Milanino siano attuali anche nel calcio moderno (don’t say cat…).

Questa benedetta salvezza – una salvezza da poveracci, sicura a 33 punti – è ancora tutta da sudare sul campo, ma al momento quelli che sudano di più sono i tifosi, che forse si erano illusi di non dover soffrire fino all’ultimo, almeno per un anno. Eppure ormai dovrebbero conoscerlo questo Verona. 

L’illusione, per essere onesti, non era così peregrina. Il Verona aveva incassato fino a tre giornate fa una media perfetta di un punto a partita, e aveva davanti sfide abbordabili come quelle casalinghe contro Cagliari e Lecce con un rassicurante +7 sulla zona retrocessione. Insomma, il cat sembrava quasi in the sack. E invece niente.

L’imprevisto

Ancora una volta è bastato un imprevisto per mandare in confusione questo fragilissimo Hellas, un imprevisto che mai avremmo pensato potesse rappresentare un alibi: l’infortunio di Pawel Dawidowicz. Un giocatore tutto cuore e piedi quadri che abbiamo celebrato per l’impegno almeno  tante volte quante l’abbiamo maledetto per un intervento bucato. Proprio l’onesto operaio polacco delle retrovie gialloblù nelle ultime giornate era diventato il cuore pulsante di una squadra che – per carità, non segna a pagarla oro –  ma combatteva e legnava forte in mezzo al campo: una formula più che valida per raccogliere gli ultimi punti necessari alla salvezza.

Quando Dawidowicz deve dare forfait per un guaio muscolare rimediato contro la Roma, Zanetti vede la soluzione nel rientro contemporaneo di Suslov e Serdar, due centrocampisti di qualità da affiancare a Duda in un centrocampo tutto fantasia e piedi buoni. Una coppia che – al netto della condizione di forma imbarazzante – è perfetta  per l’approccio spregiudicato che nel girone di andata ci ha reso la squadra più indecifrabile della Serie A e ci ha fatto prendere imbarcate clamorose. 

La resa dei conti

Il risultato? Niente soluzioni offensive, e fino a qui niente di nuovo sotto il sole, e un’inconsistenza preoccupante in un centrocampo che non fa più filtro davanti alla difesa. Una prestazione semplicemente pessima contro il Cagliari e una prova nel migliore dei casi incolore nella gara decisiva contro il Lecce. Nel frattempo le notizie che arrivano dagli altri campi raccontano di Empoli e Venezia che trovano due vittorie incredibili e riaprono completamente il discorso salvezza, alla faccia delle tabelle. 

Ora chiudiamo tutto, non guardiamo al calendario impossibile del Parma, non attacchiamoci ai tre punti “facili” dell’Empoli a Monza, non pensiamo a un regalo della Juventus all’ultima giornata contro il Venezia. La cabala e gli aruspici lasciamoli a chi crede nell’oroscopo. Verona e il Verona devono credere solo nei prossimi novanta minuti in un Bentegodi che si merita di festeggiare, contro il Como che vince da sei giornate di seguito e che non regalerà un filo d’erba. Arrivare a tiro dell’Empoli nello scontro diretto all’ultima giornata sarebbe una tragedia soprattutto per i cardiologi che dovranno annullare gite o giornate al lago per fare i turni doppi in Borgo Trento.

L’Hellas deve ritrovare lo spirito guerrier ch’entro gli rugge, o forse miagola, e deve farlo ora. Se gli attaccanti non sanno segnare corrano il doppio, se le geometrie non ci sono si calci il pallone in avanti, se il gesto tecnico e fuori dalle corde si facciano le barricate e non si sottilizzi tra palla e caviglia. Lasciamo perdere i cats e anche i sacks, qui servono solo i pointy eyes, evil like poison.

Per l’Hellas il momento dei calcoli è finito, ora arriva la resa dei conti. 

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