«Tutto quello che ci succede diventa creazione»
La storia della band veronese Fight for Four, tra elettronica pulsante, trasformazione personale e condivisione radicale. Dal 29 luglio online il nuovo singolo.

La storia della band veronese Fight for Four, tra elettronica pulsante, trasformazione personale e condivisione radicale. Dal 29 luglio online il nuovo singolo.
C’è una foto che racconta tutto. Marta Tacconi in piedi, nella stanza d’ospedale, il camice sbottonato, il corpo segnato dai tratti di pennarello dei chirurghi. È la sera prima dell’operazione. Tre giorni prima aveva cantato con la sua band, i Fight for Four, in una delle serate live più importanti della stagione. Tre giorni dopo, avrebbe cominciato un’altra vita. Quell’immagine è diventata la copertina del nuovo singolo, Breast. Non per provocazione. Ma per necessità. «In quel momento ho capito che tutto quello che mi sarebbe successo, da lì in poi, sarebbe diventato creazione».
La storia dei Fight for Four inizia nel 2022, tra le mura di casa, in una Verona ancora segnata dal lockdown. È da un basso e da due voci che nasce la band, come racconta Alessandro Ferrais, autore, bassista e fondatore del gruppo: «La band è nata dalle note di un basso e dall’incontro di due voci» spiega Ferrais. «E con loro non nasce solamente un gruppo ma una dimensione che è duplice: una quasi eterea, che si discosta dal reale, ed una che invece la realtà te la sbatte in faccia».
Un punto d’incrocio tra intimità e impatto, dove si inserisce fin da subito un terzo elemento, che oggi è parte fondante dell’identità musicale del progetto: «L’elettronica. Suoni che ondeggiano, batterie che scalciano, synth che oscillano e si incrociano al suono del basso e delle voci dove l’energia che si crea è totalmente rappresentativa del nome del gruppo: fight for four, ossia “combattere per quattro”».
Al fianco di Ferrais, nei primi mesi di vita della band, c’è Alice Zanatta, prima cantante del gruppo. Insieme iniziano a suonare nei locali di Verona e provincia, e trovano uno spazio creativo nel La Colla Studio in Lessinia, guidato da Riccardo Benedetti Vallenari — per tutti Rich — che diventerà co-produttore e figura chiave per il suono dei Fight for Four. L’estetica è chiara: pop elettronico psichedelico, ritmi ipnotici, immagini cinematografiche. Una colonna sonora lynchiana per chi ha ancora voglia di raccontarsi senza filtri.
Nel 2024, la svolta. La band cerca una nuova voce. E arriva Marta Tacconi. Cantante veronese, con anni di esperienza nella scena locale, Marta conosce già il repertorio della band. «Quando ho letto l’annuncio di Alessandro pensavo cercassero una voce per dei cori. Non immaginavo di dover subentrare come voce principale. Ma quando ho capito che si trattava di qualcosa di serio, non ho avuto dubbi. Avevo sempre desiderato cantare Alice on the bus, uno dei loro brani più significativi. E all’improvviso potevo farlo davvero».
Il debutto della nuova formazione arriva con The Showdown, brano scritto da Ferrais e arrangiato con Marta e Rich. Ma la vera rivoluzione è un’altra: «Per la prima volta nella mia vita ho iniziato a produrre musica, non solo cantare. Mi hanno chiesto come volevo suonasse la mia voce, come immaginavo gli arrangiamenti. È scattata subito una sintonia fortissima.»
Un equilibrio creativo che si riflette in ogni fase del lavoro: «Ogni brano dei Fight sono pezzi di anima di Ale che ha salvato dalle tenebre mettendoli in canzoni» spiega Marta. «Per me sono sacri. E io ho imparato tanto da lui.»
Il secondo singolo, Bastille, era previsto per la fine dell’estate. Ma il destino cambia i piani. Marta scopre di doversi sottoporre a un intervento radicale. L’annuncio arriva mentre la band si prepara a suonare alla Ca’ Bottona a fine agosto 2024. «Il chirurgo mi ha detto: “Ad agosto vacci leggera. Devi arrivare forte all’intervento”. E io ho passato tutto il mese concentrata su quel live. Era la mia prima volta con musica mia, un’emozione gigantesca. Mi sono preparata con tutta me stessa. È stato un concerto bellissimo».
Il 31 agosto canta. Il 3 settembre entra in ospedale. Nasce la foto. E con lei, l’urgenza di scrivere. «Ho chiesto ad Ale di portarmi della musica. Dovevo distrarmi. E lui è arrivato con un giro di basso fantastico, pensato per me. Le parole sono venute di notte, quando non riuscivo a dormire per le cure. Le scrivevo sul cellulare. Così è nato il testo».
Breast è un brano costruito a quattro mani. La prima parte, scritta da Alessandro, rappresenta il colpo, la ferita. Poi arriva Marta: «È la fase in cui dici: ok, è successo. E adesso cosa faccio? Mi rialzo, cambio. Ero emozionata all’idea di avere un corpo nuovo. Nella mia testa si è formata l’immagine di una donna cyborg, consapevole, che muta e si adatta. La scrittura mi ha aiutata a dar forma a tutto questo».
Il risultato è un pezzo che evita il pietismo e abbraccia la trasformazione. Un suono potente, coerente con lo stile della band, ma carico di una tensione nuova. «Rich è stato incredibile — racconta Marta — è entrato in pieno nel tema, senza fare drammi, ma cogliendo tutte le sfumature. Ha una sensibilità rara. Lavorare con lui è stato fondamentale per i Fight for Four». Breast sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 29 luglio.
Nel frattempo, Marta approfitta dell’anno sabbatico al lavoro per imparare l’altro lato del mestiere: la promozione: «Ho imparato a caricare i brani, a scrivere e-mail per chiedere nuove date, a curare i canali social. È un lavoro continuo, che mi ha aiutata a tenermi viva e concentrata».
Anche i video nascono da una rete spontanea di relazioni. The Showdown è stato girato con Piero Matarrese e le immagini curate da Alberto Grillo. Bastille è nato grazie a Matteo De Pellegrini di Obiettivo Foto, che ha lo studio davanti al bar dove la band si incontra spesso. «Anche questo è bello: creare con chi ti sta vicino, senza dover cercare altrove».
Per ora nessun album. «Lavoriamo per singoli. Ogni pezzo è una storia a sé, un piccolo mondo. Ale parte da una linea di basso e una melodia. Poi si costruisce tutto attorno. È una modalità che funziona. E oggi, diciamolo, la gente non ascolta più gli album dall’inizio alla fine».
A poco più di un anno dall’inizio di questa nuova fase, Marta sente di aver trovato più di una band: «Mi ha dato una motivazione fortissima. Quando ero a letto, con le cuffie, a guardare i video dei concerti, pensavo solo a come rimettermi in forma. Era finalmente arrivato il mio progetto musicale. E io volevo onorarlo. Il secondo chakra, quello della creatività, deve esplodere, prima o poi. E io non mi sento privata della possibilità di creare. Al contrario: oggi creo in modo diverso, e forse ancora più autentico».
Le foto a corredo di questo articolo sono di Matteo De Pellegrini
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