Il secondo appuntamento della decima edizione del Festival della Giornata mondiale del rifugiato di One Bridge To – si è svolto in collaborazione con il progetto del Comune “Spazi liberi” presso la Biblioteca Comunale Mondadori in Borgo Trieste, uno spazio pubblico e ben attrezzato nel quartiere per accogliere lettori e lettrici di tutte le età. L’occasione è stata la presentazione del secondo fumetto di Francesco Della Puppa, professore associato in sociologia all’Università Ca’ Foscari di Venezia ed esperto ricercatore sui temi della migrazione, dei ricongiungimenti familiari, delle donne nella migrazione.

L’etnographic novel, termine coniato dal sociologo insieme agli altri autori, Alessandro Lise (sceneggiatore), Francesco Saresin (illustratore), Francesco Matteuzzi (fumettista) e Giulia Storato (sociologa), porta il titolo de “I disconosciuti” (Becco Giallo, 2024) e tratta la vita fatta di strategie e stenti dei migranti che vengono rifiutati dal sistema d’accoglienza in Italia.

Insieme a “La linea dell’orizzonte” (Becco Giallo 2021), prima etnographic novel di Della Puppa con Saresin e Matteuzzi, questi due lavori restituiscono delle ricerche sociologiche svolte attraverso tecniche etnografiche, quindi di immersione completa nel mondo dei soggetti che vengono narrati.

Etnografia e fumetto, insieme per parlare a tutti

Un momento della presentazione de I disconosciuti con l’autore, Francesco Della Puppa (a dx, a sx Jacopo Rui, vicepresidente di One Bridge To -) all’interno della decima edizione del festival della Giornata mondiale del rifugiato. Foto A. Delaini.

Questo tipo di approccio sociologico viene utilizzato dagli autori per cercare di assumere le loro prospettive, vivendo con loro e facendo conversazioni e interviste per sapere la loro opinione, rimettendo così al centro della discussione la persona migrante.

L’etnographic novel, il nuovo tipo di ricerca che Della Puppa e i suoi colleghi scrittori hanno in qualche modo scelto e coniato, non serve per elevare la tipologia di fumetto, come dice l’autore, ma per indicare l’intento narrativo sociologico.

Coniugare l’espressione dell’etnografia con la graphic novel permette di approcciare l’argomento con una semplicità capace di arrivare al lettore in maniera diretta.

Immagini che dicono più delle parole

Nel precedente fumetto Della Puppa aveva infatti raccontato degli emigranti bangladesi che arrivano a Londra e compiono il percorso per ricevere la cittadinanza. Ne “I disconosciuti” la storia è sempre narrata dal punto di vista di una ricercatrice, Anna, che vive la città e si perde in essa, incrociando la sua vita da precaria con quella dei migranti che si impegnano a sopravvivere, tra rifiuti di contratto di affitto e difficoltà burocratiche.

La copertina della etnographic novel di Francesco Della Puppa I disconosciuti, edito da Becco Giallo, 2024.

I dialoghi, il più verosimili possibile per restituire la vita da strada vera, sono stati studiati e discussi insieme agli altri autori. Allo stesso modo, seppure il linguaggio del fumetto inevitabilmente porti a riprodurre stereotipi e caricature, le raffigurazioni realistiche dei giovani richiedenti asilo hanno occupato una buona fetta del lavoro degli illustratori: «in questo tipo di linguaggio, meglio togliere parole e dare credibilità ai disegni» commenta Della Puppa.

La città rappresentata nel fumetto si ispira a Trento, ma potrebbe essere una qualsiasi città italiana che con le sue politiche e retoriche separa i regolari dagli irregolari, costringendo le persone respinte dal sistema d’accoglienza a trovare soluzioni alternative.

«Certe politiche non portano ad arrestare la migrazione ma insegnano ad essere disposti a tutto, creando un maggior numero di irregolari» fa notare il professore nella discussione iniziale con Jacopo Rui, vicepresidente di One Bridge to. Secondo entrambi il fattore di attrazione che spinge le persone a mettersi in viaggio verso l’Italia è l’offerta di lavori a basso costo, la necessità di braccia a costo quasi zero, che attira giovani migranti creando così sacche di povertà nelle nostre città.

Il sociologo porta ad esempio le politiche di decoro e riqualificazione che in città come Trento e Verona hanno portato all’emarginazione surreale in quartieri resi deserti e disabitati di giorno, ma che di notte diventano rifugio delle persone senza dimora.

Un sistema d’accoglienza che esclude

Il titolo “I disconosciuti” vuole quindi essere un richiamo all’abbandono, nel quale questa fetta di popolazione vive al di fuori di un sistema d’accoglienza che, avendo subìto numerose variazioni nel corso degli anni, non è stato capace di mantenere le promesse. Al contrario, lo smantellamento di Sprar e dei modelli alternativi, come Riace, e l’eliminazione della protezione umanitaria ha «creato un grande “esercito” industriale e agricolo di riserva» sottolinea Della Puppa.

Francesco Della Puppa, professore associato in sociologia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, foto One Bridge To.

«Tutti i paesi dell’Europa mediterranea, quindi anche l’Italia assieme a Grecia e Spagna, hanno il Pil nazionale che si basa quasi per il 20% sul lavoro informale, sul lavoro nero».

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, dalla morte di Sitnam Singh ai più recenti conflitti che sono terminati con la morte di Moussa Diarra a Verona e Ramy Elgaml a Milano.

«Non esistono dati o statistiche su queste persone che sono uscite dal sistema di accoglienza, o che per un motivo o per l’altro non ci sono mai entrate.  Quindi c’è già un disconoscimento a livello statistico», sottolinea il sociologo.

I disconosciuti” vuole essere una possibilità di raccontare questi vissuti con un fumetto approcciabile e fedele alla realtà, trasportando il lavoro che i ricercatori fanno in un linguaggio che esca dalle mura accademiche e incontri lettori di tutte le età. 

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