Alla domanda su come utilizzare la stazione frigorifera in ZAI, bisognerebbe rispondere con un’altra domanda rivolta alla proprietà: “Il nuovo inquilino dovrà confermare lo stesso canone d’affitto pagato da Eataly, pari a 96.000 euro mensili?” Se la risposta fosse sì, le decisioni non sarebbero certo motivate da intenti culturali né a vantaggio della collettività.

È importante sottolineare che dal 1999 l’intera area è tutelata come patrimonio di archeologia industriale. Il Ministero dei Beni Culturali ha riconosciuto al complesso un valore significativo, quale testimonianza dell’epoca di industrializzazione della città in tutte le sue sfaccettature, rappresentando inoltre un elemento fondamentale per collegare due importanti ambiti urbanistici: il Centro Storico e la ZAI.

La Fondazione Cariverona, appena acquisita l’area, promosse il recupero della zona come “sede museale della fondazione acquirente, oltre ad altre attività istituzionali nei settori dell’arte, della conservazione e valorizzazione dei beni culturali.” Tuttavia, una volta ottenuta dallo Stato la sdemanializzazione, anche grazie alle proposte di utilizzo culturale degli edifici, ridimensionò le aspettative iniziali, privilegiando funzioni più redditizie come quelle commerciali, terziarie e direzionali.

Quasi l’intero complesso degli ex Magazzini è stato destinato a queste nuove funzioni e i precedenti vincoli d’uso culturale sono stati, opportunamente, rimossi.

Nonostante l’intervento di un architetto di grande fama come Mario Botta, la ristrutturazione ha purtroppo cancellato la memoria, le caratteristiche e le tipologie originali dell’edificio. Il risultato è un contenitore pulito e gradevole, ma privo di riferimenti alla sua storia e a quella dell’area circostante. L’interno è stato completamente modificato, con scarsa attenzione alle strutture e ai dettagli storico-architettonici. I caratteristici settori triangolari, un tempo utilizzati come celle frigorifere, e lo spazio centrale della cupola sono stati adattati alle nuove esigenze del centro commerciale. In quest’ottica, sono state demolite alcune pareti per creare nuovi passaggi lungo i percorsi commerciali e sono state aperte nuove aperture nel perimetro di ogni cella frigorifera. Attorno al tamburo della cupola si è sviluppato il foyer, accessibile tramite le due scale principali. Un restauro conservativo più attento alla memoria storica dell’edificio e della zona avrebbe potuto preservare l’identità di questo luogo.

Un dono alla città…

È importante ribadire che, quando la Fondazione acquistò i Magazzini Generali, l’impegno era di creare una cittadella della cultura. Tuttavia, una volta liberati dai vincoli del demanio, gli spazi sono stati trasformati in una cittadella direzionale e commerciale, generando un buon reddito. Ora, “donare” alla città la vecchia stazione frigorifera per ospitare diverse attività culturali comporterebbe per la Fondazione la perdita di un affitto rilevante, compensata però dagli incassi derivanti dagli affitti delle altre palazzine, che in gran parte avrebbero dovuto essere destinate alla cultura. Destinare questo splendido edificio a funzioni culturali rappresenterebbe un gesto di generosità della Fondazione verso la città, oltre a rispettare i suoi principi statutari. Lo spazio al piano terra sarebbe perfetto per un auditorium-teatro, mentre le cinque sale al primo piano — quattro piccole da circa 70 posti ciascuna e una più grande da 500 posti — potrebbero essere utilizzate come laboratori per la ricerca artistica.

Le attività culturali che questa struttura potrebbe ospitare sarebbero molteplici e, oltre a valorizzare la vecchia ZAI, rappresenterebbero un elemento fondamentale per avviare un autentico processo di policentrismo urbano. Ricordiamo che, anni fa, nei vecchi edifici dei Magazzini Generali le iniziative di Interzona erano molto frequentate, così come quelle dell’EstravagarioTeatro Tenda. A queste si potrebbero aggiungere i progetti delle due accademie d’arte di Verona e di altri gruppi artistici. Gli spettacoli delle compagnie teatrali veronesi potrebbero trovare, in un auditorium-teatro, uno spazio adeguato per le loro rappresentazioni. In quell’edificio, simbolo della storia di Verona, si potrebbe creare un vero e proprio “Laboratorio in divenire” gestito dalle avanguardie culturali della musica, del teatro, delle arti visive e della letteratura della città.

… che non deve rimanere isolato

Perché questa iniziativa possa funzionare realmente e contribuire alla nascita di un nuovo centro urbano nella storica ZAI, è fondamentale che non resti isolata dalle altre aree del territorio, in particolare dal centro storico, ma che sia collegata efficacemente tramite servizi di trasporto pubblico e percorsi ciclabili e pedonali, verdi e alberati, inseriti nel sistema del verde urbano.

L’intervento non dovrà limitarsi a un semplice cambio di destinazione d’uso, bensì essere definito attraverso una visione urbanistica chiara. Il nuovo polo culturale dovrebbe diventare un punto di riferimento all’interno di un sistema di aree verdi che si estende lungo un anello di oltre trenta chilometri, ispirato alle ‘Green belt’ inglesi, ma con un valore aggiunto significativo: unire, valorizzandoli e proteggendoli, tre ambiti paesaggistici di grande pregio – la collina, l’Adige e la pianura.

Questo anello verde potrebbe collegare le fortificazioni dei campi trincerati asburgici, realizzati oltre le mura cittadine, e abbracciare le antiche corti agricole e le cave, sia quelle dismesse sia quelle attive ma destinate alla chiusura. Da questo percorso partirebbero itinerari ciclo-pedonali che collegherebbero il polo culturale nella ex stazione frigorifera con le aree verdi e piantumate dei parchi proposti dello Scalo Merci della Ferrovia, della Spianà, delle mura, della collina e con l’esistente parco dell’Adige.

Un secondo anello verde potrebbe essere costituito dal parco delle mura, che si estende per circa undici chilometri lungo l’intera cinta delle mura magistrali e scaligere, includendo le quattro Torri Massimiliane e i forti Biondella, San Mattia e Sofia.

Infine, andrebbe studiato un percorso ciclo-pedonale diretto tra il polo culturale nella ex stazione frigorifera e il centro storico, intervenendo nella fascia territoriale delimitata da viale Piave e Basso Acquar.

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