Avere cura della montagna. Questo è il filo conduttore che percorre Il richiamo della montagna (Feltrinelli, 2025), libro intenso del narratore padovano Matteo Righetto, che abbraccia temi molteplici, al confine tra narrazione, poesia e divulgazione. L’ambiente montano è fragile, pervaso dal turismo chiassoso che affolla i passi alpini, circondati da traffico e cemento. Molte vallate vengono devastate dall’incuria dell’uomo e l’assenza di un piano di tutela ambientale provoca danni irreversibili che si ripercuoteranno sulle generazioni future. Il cambiamento climatico impatta in modo significativo sullo scioglimento dei ghiacciai e i fenomeni atmosferici sempre più intensi provocano crolli, frane e smottamenti.

La Marmolada, rievocata più volte nei capitoli iniziali del libro, racchiude una storia iniziata 250 milioni di anni fa, nel Triassico, fase geologica in cui le aree marine si sollevarono per dare origine ad arcipelaghi e monti. Nella cosiddetta Tetide si formò la Regina delle Dolomiti, la cui lunga storia geologica e civile l’hanno resa teatro di vicende belliche dolorose durante il drammatico periodo della Grande Guerra.

È impossibile concepirla come un rilievo montano comune perché costituisce un luogo dell’anima per un’intera comunità, che la custodisce nella sua maestosità imponente. La montagna rappresenta la cultura e lo spirito di un popolo e ne racchiude la storia e l’identità collettiva. Capire il cambiamento climatico e l’evoluzione della scienza significa entrare nell’insieme di culture, gesti e tradizioni che accomunano i popoli montani dell’intero pianeta.

Dieci secondi terribili

Due capitoli del libro portano questo titolo, monito per ricordarci la potenza istantanea e incalcolabile della natura. Vengono descritte due tragedie ambientali ed umane. La tempesta Vaia che devastò i boschi del Cadore nell’autunno 2019 e la valanga della Marmolada, che il 3 luglio 2022 travolse undici escursionisti, sepolti per sempre dal crollo di una slavina. Dieci secondi sono un battito d’ali di farfalla, un piccolissimo frammento di tempo che testimonia la rapidità istantanea a cui ci stiamo abituando. La nostra civiltà vive immersa nella simultaneità legittimata dai social network che non ci permettono di filtrare ed elaborare le informazioni in maniera approfondita.

Lo scrittore padovano Matteo Righetto.

Righetto cita una frase significativa di Paul Sweeney, politico laburista scozzese, per cui se una società si fonda su polenta e purè istantanei, miscele preconfezionate di dolci, cene surgelate e social network, come può insegnare ai giovani il valore della pazienza.

Per uscire dalle ombre dell’istantaneità abbiamo bisogno di ascoltare la natura, il richiamo della montagna, intraprendendo una rieducazione selvatica. L’immersione in un bosco, lontani dai rumori della città, senza telefono, intraprendendo il cammino. Ascoltare i propri passi nella natura arricchisce la mente e rinvigorisce il corpo, ma costituisce allo stesso tempo un atto rivoluzionario che ci sottrae al dominio della velocità.

Natura come materia prima per chi scrive

Scrittori e poeti subiscono il fascino della montagna e Matteo Righetto, sulla scia di di grandi narratori che l’hanno resa celebre, vive momenti intimi e fugaci con la natura, materia prima per uno scrittore che alimenta la sua sensibilità poetica. L’apparizione fugace di un lupo, l’intensità di un tramonto, il bramito di un cervo oppure il cadere paziente ed elegante della neve.

La copertina dell’ultimo libro di Matteo Righetto Il richiamo della montagna (Feltrinelli, 2025).

Righetto è scrittore e insegnante di lettere. Molto legato alle montagne, vive tra Padova e le valli del Cadore. I suoi romanzi sono tutti incentrati sul tema della montagna e sul rapporto uomo-natura. Ha esordito nella narrativa con il romanzo Savana Padana (2012), seguito dal romanzo La pelle dell’orso (2013) da cui è stato tratto un film con protagonista Marco Paolini.

Sulla scia del romanzo è stato inaugurato nel 2020 un sentiero escursionistico in alta quota nella zona di Colle Santa Lucia, ispirato al viaggio che i protagonisti compiono alla ricerca dell’orso chiamato “El Diaol” (il diavolo). Il percorso sovrasta la Val Fiorentina e raggiunge il massiccio del Pore (Nuvolau).

Per Mondadori ha pubblicato la Trilogia della Patria, composta da tre romanzi, L’anima della frontiera (2017), L’ultima patria (2018), La Terra Promessa (2019), diventando un’opera di interesse letterario internazionale. Insieme a Mauro Corona ha pubblicato anche Il passo del Vento, una sorta di sillabario dedicato all’universo alpino.

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