Nel febbraio del 1985 il Verona di Osvaldo Bagnoli viaggiava spedito verso la conquista del primo, e unico, scudetto della sua ultracentenaria storia. Domenica 24 febbraio il calendario proponeva la trasferta in casa della Juventus, un campo dove il Verona è, ancora oggi, una delle squadre a non aver mai centrato il successo pieno. Tricella & c. si trovavano in in testa alla classifica con 28 punti mentre i bianconeri di Giovanni Trapattoni inseguivano a 22, a sole sei lunghezze di distanza. Era ancora l’epoca dei due punti a vittoria e quella partita rappresentava per la Vecchia Signora l’ultima possibilità di agganciare il treno scudetto, del quale erano detentori, avendolo conquistato l’anno precedente.

Di Gennaro risponde a Briaschi

Il Verona si presentò al vecchio ‘Comunale’ senza lo squalificato Briegel. Per sostituire il panzer tedesco, una delle pedine fondamentali di quella squadra, Bagnoli si affidò a Fabio Marangon, fratello del più noto Luciano. A scrivere lo spartito di quell’incontro ci pensarono i bianconeri che, nonostante la grande pressione, riuscirono a trovare il vantaggio solo al 74esimo con un gol di Massimo Briaschi. La gioia per il vantaggio ottenuto, tuttavia, durò solo pochi istanti. Un minuto dopo, infatti, Antonio Di Gennaro con un destro scagliato da quasi venti metri fulminò Bodini con un tracciante che si infilò direttamente sotto l’incrocio.

Le parole di Osvaldo Bagnoli

Ci sono partite, nell’arco di un campionato, che diventano un viatico fondamentale per il risultato finale. Mesi dopo, in quel di Bergamo, una volta conquistato matematicamente lo scudetto, Osvaldo Bagnoli – abituato a parlare spesso fuori dagli schemi – disse che il Verona ipotecò la conquista del titolo tricolore proprio con quel pareggio in casa della Juventus. Conoscendolo, c’è da credergli…

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