Agli sgoccioli dell’ottantesima Mostra del cinema diamo uno sguardo al femminile presente, in varie sfaccettature e nelle varie sezioni.

In concorso alcune registe poche ma molto interessanti, parecchie le donne autrici nelle varie sezioni e nelle Giornate degli Autori, un segnale in aumento. Molte di loro raccontano temi e problemi aperti, non risolti, uno sguardo nel sociale ma anche un’attenzione all’anima delle persone.

Priscilla, il ritratto elegante di Sofia Coppola

Sofia Coppola in concorso presenta Priscilla, tratto dal romanzo della omonima giovanissima moglie del mitico Elvis Presley.

Priscilla ha solo 14 anni quando incontra Elvis, già famoso in servizio militare presso la base di Wiesbaden in Germania. Lei è davvero una ragazzina, lui più grande ha 24 anni. Nasce un desiderio costante da parte di entrambi, un rapporto misto di tenerezza, candore, rifugio ma anche prevaricazione ed egoismo. Elvis riesce a convincere i genitori di trasferire Priscilla a Memphis, nella enorme villa di Graceland, seguita da un tutore perché minorenne e di iscriverla al collegio in modo che potesse terminare gli studi.

Si sposeranno dopo il diploma nel 1967 e la vita di Priscilla cambierà radicalmente. Il carattere e la fama di Elvis diventeranno sempre più pesanti, la relazione tra i due è sbilanciata, lui troppo spesso esagera.

Il racconto per immagini alterna luci atmosfere diverse a seconda del soggetto: Sofia Coppola segue Priscilla con attenzione ai dettagli, il suo cammino da ragazzina a donna. Lo stile della regia è elegante, indagatore, sottile, rispettoso.

Priscilla Presley alla Mostra del cinema di Venezia per il film biografico diretto Sofia Coppola. Foto Biennale di Venezia.

In sala stampa c’è anche lei, la vera Priscilla che, sollecitata, interviene. «È stato l’amore della mia vita, non è mai stata una questione di sesso, anzi (Il film su questo punto è esplicito, c’è intimità tra i due ma non c’è una scena esplicita). Ascoltavo molto, ero giovanissima ma lui mi rispettava, avevamo gli stessi pensieri e lui si fidava molto di me. Ma Il suo stile di vita, quello stile di vita era per me insopportabile, difficile. Abbiamo avuto una figlia, Lisa Mary, lui l’ha sempre seguita, lo amavo ma non riuscivo a reggere il suo mondo». Priscilla Presley chiuderà il matrimonio con Elvis, l’unico, nel 1973.

Una parabola, la storia di Priscilla, raccontata con stile, un film da scoprire, brava la giovane Cailee Spaeny.

Across di Dorigotti sulla strada dell’anima

Dall’altra parte della Mostra in Sala Laguna per le Notti Veneziane delle Giornate degli Autori una giovane regista Irene Dorigotti presenta il suo Across, una sorta di road movie, un viaggio reale ma soprattutto un viaggio dell’anima.

Irene ha molto coraggio perché propone sé stessa e la sua ricerca spirituale, temi per nulla scontati nel panorama attuale. Il suo background parte dall’esperienza scout: «quando ho compiuto 8 anni mia madre mi svegliò presto e mi disse “ora sei pronta!” Aprii il pacco che conteneva la divisa scout con l’attrezzatura…» 

Across, otto anni di lavoro a piú riprese, intreccia la sua storia personale con l’esperienza scout, dove la strada è un tassello importante del cammino formativo. Partita dal Trentino, Irene si ritrova a Torino durante l’ostensione della Sindone, la presenza di tanti fedeli ma anche di una sorta di mercato spirituale porta Irene ad un colloquio serrato con un frate, le domande si fanno urgenti.

Inizia così un viaggio alla ricerca di risposte a domande interiori che toccano i vertici profondi della spiritualità, domande alle quali Irene non dà risposte ma lasciano aperte possibili scelte. «Da quel momento in poi ho trascorso parte del mio percorso a camminare nei boschi, a condividere la strada con i bambini, cercando nelle stelle cadenti un Dio che potesse rispondere alle grandi domande di una piccola esistenza come la mia».

Il viaggio esce dai boschi e si inoltra in luoghi lontani, esotici, forieri di esperienze illuminanti. Irene arriva in Messico in un sincretismo tangibile, poi passa dall’altra parte del mondo, in Vietnam e nei templi di Angkor in Cambogia, un viaggio in solitaria dove spesso sono i bambini che la guidano.

Irene entra così a contatto con la dimensione sacrale della gente di quei luoghi, con i suoi studi di antropologia e il suo essere scout trova una spiritualità innata che, spesso, si perde nella religiosità di casa nostra.

Ma la ricerca di Dio rimane, e la storia scout resta un bagaglio nella scatola della propria formazione.

Cresce il numero delle registe in concorso

Sugli schermi della 80 Mostra sempre in concorso anche una regista afroamericana, Ava DuVernay, con “Origin” che ha ricevuto il premio dall’AmfAr, la coraggiosa regista Agnieszka Holland con il film girato clandestinamente sul confine tra Polonia e Bielorussia, “Green Border“, uno dei favoriti per il Leone d’oro di stasera insieme al nostro Io capitano di Matteo Garrone.

Un’immagina di “Green Borders” diretto da Agnieszka Holland. Foto Biennale di Venezia.

E ancora Fien Troch, già premio per la sezione Orizzonti con “Home”, con il suo nuovo film “Holly, la storia di una ragazzina con doti spirituali particolari e la difficoltà di essere compresa. 

Citiamo anche la nostra attrice Micaela Ramazzotti che esordisce alla regia nella sezione Orizzonti extra,”Felicità” nelle sale dal 21 settembre.

E poi ancora tutta l’attenzione sulle donne iraniane, per esempio con il film Tatami di Gay Nattiv e Zar Amor Ebrahimi, che ne è anche interprete.

I film in lizza per il Leone d’Oro 2023

In attesa del verdetto per il Leone d’oro 2023, segnaliamo anche Il male non esiste (Aku wa sonzai shinai) di Ryusuke Hamaguchi, bellissimo film tra un mondo carico di cultura popolare e potere che sovrasta. Tra le pellicole in corsa per il riconoscimento, in testa c’è Poor Things di Yorgos Lanthimos, oltre a Green Border di Holland e Io capitano di Garrone, anche Memory di Franco e Hors Saison di Brize’. Alle 19 l’inizio della cerimonia di assegnazione.

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