Alla Fucina culturale Machiavelli si è concluso il ciclo di Mondovisioni – i documentari di Internazionale con Rebellion, un lungometraggio che porta sullo schermo il tema dell’attuale crisi climatica.

Le registe Maia Kenworthy e Elena Sanchez Bellot raccontano la genesi del movimento ambientalista Extinction Rebellion (XR) portando lo spettatore direttamente a Londra, nelle piazze e nei luoghi dell’attivismo.

Premiato al Bafta 2023 come miglior debutto britannico per la sezione regia, il progetto realizzato da Kenworthy, documentarista londinese indipendente nel 2018 ha incontrato i co-fondatori di Extinction Rebellion, e ha trascorso i quattro anni successivi immersa nel mondo dell’attivismo.

Grazie all’alternarsi delle riprese durante le riunioni o durante le manifestazioni e delle interviste ai protagonisti, la narrazione corre fluida e ci si immedesima con i protagonisti impegnati nella lotta alla conservazione del pianeta. A fare da unico collante tra i protagonisti è la disobbedienza civile nonviolenta ed una massiccia carica di energia.

Quanto è difficile creare un movimento

La locandina del docufilm di Maia Kenworthy e Elena Sanchez Bellot Rebellion, premiato al Bafta 2023 per la sezione regia.

Farhana Yamin è una delle protagoniste del movimento e quindi del film. È un’avvocata ambientale, che ha giocato un ruolo chiave nelle negoziazioni per l’accordo climatico di Parigi e che per decenni ha partecipato alle negoziazioni climatiche con l’Onu. Di origini pakistane e con un’infanzia segnata dall’emarginazione in quanto immigrata, ha dedicato la sua vita difendendo l’ambiente in contesti internazionali come una sorta di riscatto. Unirsi ad Extinction Rebellion le ha fatto violare la legge per la prima volta, passando così dalle trattative “a parole” delle decine di Cop, alle quali ha assistito, alla parte degli attivisti.

Lo scopo del movimento infatti è quello di far agire i governi, di portarli a compiere azioni concrete verso l’azzeramento delle emissioni, il contenimento dei consumi ed evitare il collasso del pianeta. Le richieste sono solo tre, ma molto chiare. La prima riguarda il mondo delle multinazionali del petrolio, tra i principali responsabili del tracollo, ed è quella di “dire la verità”. Loro, infatti hanno dapprima negato l’emergenza, poi minimizzata ed infine accettata senza rimedio. La narrazione che ne è derivata è stata così falsata dalla menzogna.

Dalla guerra alle emissioni alla richiesta di giustizia

A fianco di Farhana Yamin ci sono Roger Hallam, per un lungo periodo capo carismatico del gruppo, Gail Bradbrook e Simon Bramwell. Assieme hanno organizzato manifestazioni di piazza, parlando con la gente e raccontando dell’emergenza in cui viviamo. Attraverso azioni pacifiche di occupazione della capitale inglese, sono riusciti, nel 2019, a far dichiarare al governo lo stato di emergenza climatica. Purtroppo alle dichiarazioni non sono seguiti fatti concreti e le proteste sono così continuate, portando avanti gli altri due punti del movimento: “agire ora” e “costituire assemblee dei cittadini con potere decisionale, che indichino ai governi le misure da seguire”. Ma la classe politica non va alla stessa velocità dell’espansione del movimento.

I giovani (Extinction Rebellion youth) partecipano attivamente e numerosi alle iniziative e si fanno promotori delle idee cercando sostegno e confronto nel resto del mondo. Nasce così una rete internazionale che unisce all’originario slogan eurocentrico del “climate change” quello della giustizia. Dall’Africa al sud America infatti si alzano voci che rivendicano il loro diritto a non essere sfruttati in nome di una lotta, ancora una volta, dell’”uomo bianco”.

Extinction Rebellion in 85 Paesi

La chiusura della rassegna Mondovisioni 2023

Si allargano quindi gli obiettivi di Extinction Rebellion, peraltro già segnati nell’agenda 2030: rispetto ed inclusività. La base nonviolenta della disobbedienza civile è per tutto il film l’arma con cui combattere un sistema violento, consumistico, falsato e proteso allo sfruttamento indiscriminato delle risorse.

Tra arresti in piazza, inasprimento delle sanzioni per i manifestanti e sequestri di materiale, il governo inglese ha soffocato la possibilità di dimostrazioni a larga partecipazione, spegnendo così i riflettori su un problema che comunque esiste e rimane grave. I quattro anni del movimento hanno però portato ad una scia di proseliti, tanto che Extinction Rebellion è attualmente presente in 85 Paesi con migliaia di gruppi locali ed ha dato voce alle istanze per la crisi climatica in tante lingue, anche nel sud del mondo.

Cosa succede a Verona

Al termine della proiezione, Antonio Bottega, autore di Heraldo ed esperto di tematiche ambientali, ha intervistato Miriam ed Angelica, due attiviste di Extinction Rebellion della sezione di Verona. Le giovani hanno raccontato di come sono entrate in contatto con il movimento, come abbiano trovato affinità di pensiero e soprattutto molta collaborazione. Hanno poi spiegato come le loro manifestazioni, sempre non violente, siano sempre volte a mantener alta l’attenzione sulle emergenze climatiche, quali la siccità, il riscaldamento globale, la perdita di biodiversità, lo spreco dell’acqua, l’insufficienza dei raccolti ed il crollo sociale ed ecologico.

Il gruppo crede nell’efficacia della nonviolenza nelle azioni e nella comunicazione quotidiana di messaggi di pace, altruismo e condivisione di conoscenza. È però il rispetto per l’ecosistema che dà loro la forza per mantenere l’impegno attivo, cercando di staccarsi dalle logiche di competizione.

Extinction Rebellion a Verona secondo le due attiviste non sempre ha trovato porte aperte o disponibilità da parte delle istituzioni, ma finalmente la scorsa estate anche a Verona è stata dichiarata l’emergenza climatica. Ora si spinge per far seguire delle azioni concrete a questo messaggio, sempre con manifestazioni di piazza, blocchi stradali e proponendo formazione per l’azione non violenta.

Antonio Bottega con le rappresentanti di Extinction Rebellion Verona

Anche la rete con altre realtà, sia del territorio che nazionali ed internazionali, fa parte del lavoro quotidiano del movimento. Spesso si sostengono a vicenda in iniziative proposte da Fridays for Future o Legambiente o ancora con gli attivisti di Ultima Generazione.

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