Si è aperta l’undicesima edizione di Mondivisioni, la rassegna di documentari dal mondo sui temi di attualità di Internazionale. Una rassegna di sei titoli, proiettati in lingua originale sottotitolati. Il tema principale del primo lungometraggio risiede nelle manifestazioni a Mosca del 2019. I manifestanti chiedono giustizia ed equità nelle elezioni amministrative che si sarebbero tenute da lì a poco. Putin perderà 1/3 dei seggi e da qui inizia la politica di repressione.

Il contesto del film

Il docufilm vede l’esordio alla regia dell’attrice Nina Guseva. Tutto iniziò quando decise di seguire, con la macchina da presa, l’ex giornalista documentarista Maria Eismont. Lei si era da poco occupata delle torture nelle carceri russe ed aveva iniziato a lavorare anche come avvocata. La Guseva si è trovata quindi nel posto giusto al momento giusto quando nell’estate del 2019 a Mosca sono iniziate le proteste contro il governo. Durante le manifestazioni sono stati arrestati circa 3000 attivisti, tra cui il protagonista del docufilm, Konstantin Kotov.

Le dimostrazioni erano contro la dittatura di Putin e gli arresti sono infatti stati la lezione di potere che il governo ha impartito ai giovani attivisti. Kotov era infatti un ragazzo che pacificamente manifestava il dissenso contro ogni decisione del governo.

La trama

Da qui il core del film: l’escalation di accanimento contro i manifestanti da parte della giustizia russa; l’utilizzo dell’art. 212.1 del Codice penale; la determinazione ed il carisma dell’avvocato, la continua proclamazione di innocenza degli arrestati; la condanna esemplare e la continua conferma della stessa; la partecipazione della gente e la diffusione nei media sino alla riduzione della pena ed alla scarcerazione.

La spiccata personalità della Eismont ha fortunatamente dato il giusto risalto mediatico al caso, che ha così potuto rimbalzare a livello internazionale e mostrare il vero scopo della Russia: la soppressione sistematica di ogni rivolta.

Il vero significato

The case mostra infatti il periodo del processo e lo sforzo per contrastare la macchina della giustizia. Le accuse hanno evidentemente un movente politico, cioè quello di bloccare ogni tentativo di opposizione al governo. Per questo Amnesty International ha sempre tenuto alta l’attenzione e dichiarato Kotov un prigioniero di coscienza.

I protagonisti

La vera protagonista del film rimane l’avvocato Maria Eismont. I suoi atteggiamenti mai esagerati, la determinazione ed il pragmatismo sempre controllato sono il leitmotiv del susseguirsi degli eventi. Viene descritta la quotidianità dell’ormai personaggio pubblico, dato che suo malgrado è arrivata alle luci della ribalta per la sua delicatissima e coraggiosissima posizione. Delicata perché da avvocato e responsabile della difesa degli attivisti non può sgarrare delle regole dell’etica professionale. Coraggiosa perché sta contrastando uno dei poteri più forti al mondo e nelle sue mani vi è il futuro del suo assistito.

Il dibattito

Il tema è drammaticamente attuale e balza subito alla mente il parallelo con i soprusi perpetrati dalla Russia in Ucraina. La storia non è infatti cambiata in questi pochi anni: il governo di Putin osteggia fino alla soppressione chiunque voglia contrastare o limitare il suo potere. Anche su tale circostanza si è sviluppato il dibattito alla fine della proiezione. Il giornalista Enersto Kieffer ha intervistato il diplomatico degli affari esteri Lelio Crivellaro.

Quest’ultimo ha inizialmente spiegato a grandi linee la storia della Russia, dal MedioEvo in avanti, e delineato i passaggi attraverso i quali il Paese è arrivato ad essere una potenza mondiale, con enormi problemi sociali al suo interno: deriva da 240 anni di dominio mongolo, che spingeva per la sovranità di un unico capo per poter meglio governare un territorio così vasto e con proporzionalmente così poca popolazione. Per secoli, infatti, si sono avuti i servi della gleba e non c’è stato alcuno sviluppo delle popolazioni in società organizzate. La chiesa ortodossa ha contribuito a mantenere l’ordine coadiuvando il potere, pur di non essere a sua volta osteggiata. Anche le forme di violenza a tutti i livelli sociali e governativi rappresentano di fatto retaggi storici e a livello politico rimane il fortissimo richiamo per i regimi autocratici.

L’attualità

C’è stato anche lo spazio, in conclusione, anche per un inevitabile riferimento alla guerra in Ucraina. Crivellaro ha spiegato come la situazione si sia ormai incancrenita in una fase in cui la pace non pare essere all’orizzonte e di come, di conseguenza, continuino ad aumentare i decessi dall’una e dall’altra parte. Ad oggi si stima che siano circa 90.000 le vittime tra i russi, 60.000 tra gli ucraini e circa 15.000 tra i civili. Questa guerra non giova a nessuno e rappresenta un errore di stima da parte di Putin e dei suoi collaboratori che probabilmente pensavano di riuscire a chiuderla in tempi molto più brevi.

Kieffer e Crivellaro (a desrta) durante l’incontro di ieri sera

Potrebbero, però, essere in qualche modo risolutive le elezioni del 2024 che ci saranno in Russia, Ucraina e anche in USA. Un eventuale successore di Putin, però, potrebbe essere un “tecnico”, dal momento che la prima cosa che un autocrate fa quando va al potere è fare tabula rasa di ogni oppositore che potrebbe spodestarlo. Si pensa che Putin stia preparando la sua successione con una cerchia di tecnocrati, ma molto dipenderà dall’eventuale mancata rielezione dell’attuale Presidente.

Com’è finita nella realtà

Maria Eismont ha proseguito con l’avvocatura e rappresenta ancora gli attivisti che si oppongono al governo. Oltre al già varato “articolo di Dadin” (art. 212.1), che dal 2014 punisce chi viola le regole per lo svolgimento di manifestazioni, si aggiungono due nuove leggi liberticide che puniscono chi scredita il governo e diffonde falsità sulle forze armate russe. Tali misure vanno palesemente a colpire chiunque si permetta di dissentire dall’attacco all’Ucraina e più ampiamente minaccia i diritti di libertà di espressione di ognuno in Russia.

Il film è stato premiato come miglior documentario al “One World International Human Right Documentary Film Festival“. La rassegna alla Fucina Culturale Machiavelli prosegue per altri cinque incontri, sempre il lunedì alle 21 e sempre con un dibattito di approfondimento a seguire. Qui il programma e le info per i biglietti qui.

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