Lo specchio, si sa, è un oggetto molto presente nelle nostre case. Viene considerato un accessorio fondamentale, soprattutto in luoghi della casa come il bagno o la camera da letto. Bisogna, però, porsi un interrogativo; quando lo specchio diventa un nemico?

Specchiarsi è diventata una pratica comune, viene utilizzato per controllare il modo in cui siamo vestiti, acconciarci i capelli, sistemare la barba o rifarsi il trucco. Queste sono tutte azioni quotidiane che vengono messe in atto in automatico, sono parti integranti della nostra routine.

In alcuni casi, però, lo specchio può divenire un’ossessione e causare disagi. A chiunque è capitato, almeno una volta, di guardarsi e non piacersi.

L’opinione di noi stessi

Per chi soffre di disturbi del comportamento alimentare questo potrebbe essere un vero e proprio disagio. Il problema non è dato dall’oggetto in sé, quanto più dall’opinione che abbiamo di noi stessi. Infatti, nonostante uno specchio possa solo riflettere ciò che ha davanti, può al tempo stesso attivare meccanismi disfunzionali nella persona.

Determinati meccanismi disfunzionali possono causare in una persona con DCA una visione distorta del proprio corpo. Potrebbe, ad esempio, amplificare quelle caratteristiche corporee da essa ritenute “sbagliate”. Potrebbe vedersi in sovrappeso, con un eccesso di smagliature o cellulite e considerarsi “non idonea” allo standard estetico che la società odierna propone.

Il pericolo maggiore di queste situazioni, si pone nel momento in cui i pensieri legati al proprio aspetto, diventano una realtà assoluta nella mente del soggetto.

Un pensiero condizionato

Il pensiero può essere facilmente condizionato, anche da noi stessi, e da qui si attivano comportamenti errati che portano il soggetto a modificare il proprio aspetto non più in base a ciò che vede, ma in base a ciò che crede di vedere. Si crea un circolo vizioso in cui il soggetto vorrà modificarsi sempre di più e sempre più velocemente, sino a stare male.

Il rapporto che i nostri pensieri e le nostre parole instaurano con lo specchio è molto delicato. 

Se noi stessi, guardandoci, continuiamo ad elencare i nostri difetti, quest’ultimi prenderanno il sopravvento sulla realtà e i nostri occhi non saranno più oggettivi, ma soggettivi. La soggettività, però, non è sempre positiva, può portarci all’estremo, distruggerci dall’interno, creando disagi che condizionano non solo la visione di sé, ma la vita quotidiana della persona stessa.

Comincerà a pensare che chiunque intorno a sé la veda solo come lei si percepisce allo specchio, con tutti i difetti che è convinta di avere e ciò la porta a vivere un disagio emotivo che si potrebbe ripercuotere più intensamente sulla sua figura.

Un’immagine distorta

È così che un semplice e comunissimo pezzo di mobilio incide fortemente nella percezione di sé stessi. L’immagine riflessa è distorta nella mente del soggetto, ma per lui è reale. Tutti quei difetti, i problemi, le insicurezze sono lì, esistono, lui aveva ragione. Ad ogni causa segue di consueto un effetto, e nelle persone con DCA questi possono essere vari e distruttivi, ma incentrati tutti sullo stesso oggetto: sé stessi.

Molto spesso non comprendiamo quanto possano essere disturbanti determinati elementi che per molti fanno parte della normale quotidianità.

D’altronde anche Narciso, colui che si amava più di tutti, era morto dentro il suo riflesso.

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