È morto Mikhail Gorbaciov. L’uomo che ha cambiato in meglio la mia vita.

Non solo la mia, ma anche quella di milioni di persone in tutto il mondo. Ha dato speranza e l’opportunità di vivere diversamente. Liberamente e senza paura.

Dopo aver saputo della sua morte (il 30 agosto 2022, ndr) mi sono sentita un’orfana. I miei genitori mi hanno dato la vita, Gorbaciov mi ha dato la libertà. La libertà di essere chi sono, di vivere come vivo.

Ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente nel 1996, proprio all’inizio della mia carriera giornalistica. Ricordo che fu in una delle prime conferenze stampa a cui fui mandata dalla redazione. Già allora ero consapevole del valore di ciò che Gorbaciov mi ha dato: libertà, trasparenza e libertà dell’informazione, apertura al mondo. 

Non appena l’evento stampa fu terminato, andai da Mikhail Sergeyevich e lo ringraziai sinceramente, in modo goffo per la mia timidezza: «Grazie per tutti i cambiamenti che ho sentito su me stessa, sulla mia stessa pelle». Fu ovviamente commosso e un po’ sorpreso, mi disse in modo paterno: «Beh, che pelle hai, Julia!» Iniziammo a parlare. Successivamente, ci incontrammo e discutemmo di argomenti importanti, lo intervistai varie volte.

Gorbaciov lascia una Russia non in pace

Michail Gorbaciov nel 2010, Flickr, CC BY 2.0. il padre della perestrojka sarà commemorato il prossimo 3 settembre, nella Sala delle Colonne della Casa dei sindacati, a Mosca.

Sono particolarmente triste che la sua morte sia avvenuta proprio ora, nel 2022, nel periodo più buio della storia russa, e in questo vedo anche un certo simbolismo.

Al lavoro con i miei colleghi, lo chiamavamo “Gorby” o “Pandino” per l’insolito taglio degli occhi e perchè assomigliava a questa creatura grande e buona.


Con l’avvento di Gorbaciov, non mi sentivo più una cittadina dell'”Impero del Male”. 

Da piccola, fuori dalla Russia, frequentai una scuola internazionale, ero tra i bambini stranieri. E uno di loro mi chiese: «Ragazza, di dove sei?». Io diventai rossa e dissi con imbarazzo: «Io provengo dall’Urss». Il bambino rispose sorpreso: «Davvero? Dài! Ma sembri normale, pensavamo, una francese o un’inglese». Così fu prima di Gorbaciov. Con il suo arrivo, diventammo persone “normali”.

Un fenomeno al potere

Dal momento in cui Gorby salì al potere, avvennero cambiamenti forti. Prima cambiarono l’aria e l’atmosfera. Scomparve la paura nel Dna dei russi dai tempi di Stalin. Si respirava speranza ed entusiasmo, e un’incredibile convinzione che il nostro Paese sarebbe diventato tutt’uno con la comunità mondiale, con l’Europa, con la quale abbiamo valori e storia comuni.

Ma non cambiò solo l’aria: Gorbaciov abbatté il muro di Berlino, mise fine alla Cortina di ferro e alla Guerra fredda, ritirò le truppe sovietiche dall’Afghanistan, migliorò le relazioni con gli Stati Uniti e tutto il mondo. Tutto questo in sei anni di governo.

Fu ed è ancora un “fenomeno” nel mondo della politica. Ha superato la prova del potere.

Il presidente americano Ronald Reagan e il Segretario generale del Soviet Gorbaciov alla Hofdi House di Reykjavik, durante il Reykjavik Summit del 1986. Courtesy della Ronald Reagan Library. Flickr, CC BY 2.0.

Da leader del partito comunista, decise e volle fortemente la Perestroika, un complesso di riforme politico-sociali ed economiche atte a cambiare il sistema di cui lui stesso era il prodotto. Nel 1991 si dimise e non cercò di mantenere il potere.

Oltre alla libertà di parola, stampa, movimento, religione, proteste e manifestazioni, istituì la proprietà privata e un sistema politico con un parlamento multipartitico. Gorbaciov credeva che la politica onesta non avesse paura di una discussione aperta, che non ci dovessero essere argomenti tabù in essa. 

In questo senso era un europeo che parlava la stessa lingua con il resto del mondo.

Il post Gorbaciov

I politici che oggi lo sostituiscono stanno cercando di restituire tutto ciò che il primo e unico presidente dell’Urss odiava: propagandisti e funzionari corrotti stanno cercando di isolare il Paese, restituendo l’orrore appiccicoso dei campi di concentramento di Stalin. Ancora una volta non c’è libertà di parola e c’è una guerra ed ostilità in Ucraina.

Vladimir Putin dialoga con Michail Gorbaciov al Cremlino, dopo il giuramento come presidente il 7 maggio 2000. Foto Kremlin.ru. CC BY 3.0.

La Russia corre nuovamente il rischio di essere isolata con una nuova Cortina di ferro sia dall’interno che dall’esterno. Una delle conseguenze sono i provvedimenti che l’Ue ha deciso ieri sulle restrizioni dei visti per i cittadini russi.

Trent’anni dopo il crollo dell’Urss, abbiamo convissuto con ciò che Gorbaciov ci ha dato. E ora noi, molte generazioni di russi, siamo suoi debitori. 

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