Classe 1969, originaria del quartiere Golosine, Paola Barollo era proprietaria di un salone di estetica e acconciature, quando nel 2003 ebbe un bruttissimo incidente stradale che purtroppo le lesionò la spina dorsale: l’esito fu tetraplegia, cioè difficoltà parziale o totale a muovere tutti e quattro gli arti. Quindi per lei si verifica il passaggio di stato da persona cosiddetta normodotata a persona con disabilità. Chi subisce questo destino spesso reagisce in modo positivo, reinventandosi per esempio nello sport o nel campo del coaching motivazionale o, ancora, nell’attivismo per i diritti delle persone con disabilità. Paola Barollo sceglie di diventare una social media manager mentre presta servizio stabile presso l’azienda sanitaria locale. Oggi, però, è soprattutto una delle due candidate donna (su sei candidati totali) alla poltrona di sindaco della nostra città alle elezioni amministrative di domenica, per la lista “Costituzione Verona Libero Pensiero”.

Barollo, perché ha deciso di candidarsi? Che cosa pensa di potere di più o di nuovo o di diverso rispetto agli altri candidati in corsa?

«Ho avuto l’opportunità di candidarmi e ho accettato perché, dopo 20 anni di disabilità, posso affermare di aver visto di tutto… barriere architettoniche, barriere mentali, difficoltà nella espletazione delle pratiche burocratiche e tanto altro. Ho avuto a che fare con strutture che ospitano anziani, credo che anche queste debbano essere riviste e strutturate in maniera differente. A differenza degli altri candidati crediamo di portare non solo un messaggio di vicinanza al sociale e alle sue problematiche ma anche concretezza.»

Dal palco del teatro Nuovo, quando ha fatto il confronto con gli altri candidati, ha detto che la sua priorità sono gli anziani; come mai non le persone con disabilità? Pensa che Verona sia una città accogliente ed inclusiva per le persone disabili?

«Al Teatro nuovo ho parlato di anziani, di disabili e di persone in-abili. Cioè di tutti quei veronesi che in questo momento non vivono una buona qualità “sociale”. Tutti quei cittadini che in seguito anche a questi due anni di pandemia stanno vivendo un momento di disagio: vedi il caro-bollette, l’aumento dei costi del carburante, la perdita di lavoro in seguito al green pass eccetera. Verona deve lavorare molto per quanto riguarda l’inclusione delle persone con disabilità. Serve soprattutto più sensibilità da parte dell’amministrazione pubblica e delle istituzioni.»

Invece Verona per le donne che tipo di città è?

«Verona, come purtroppo succede altrove, non è certo una città in cui la parità di genere sia un dato acquisito. Lo dimostra la vicenda dei vertici di Veronafiere che è completamente al maschile. Anche immaginando la migliore buona fede, resta l’idea che per noi donne è tutto più difficile. La nostra Lista, d’altro canto, è femminile in 17 esponenti su 24, e questo è il nostro segnale alla città.»

Prima dell’incidente lei aveva un salone di estetica e di acconciature: come mai dopo non ha ripreso la sua attività ma ha cambiato completamente lavoro ed è diventata una manager?

«Dopo il mio incidente sono stata circa otto mesi in riabilitazione. Uscita da lì non ero guarita né fisicamente né psicologicamente e non mi sentivo in grado di gestire un’attività commerciale, soprattutto perché non ci potevo più lavorare fisicamente, vista la mia nuova condizione. Decisi di cedere l’attività e di reinventarmi in un altro ambito lavorativo. Attualmente lavoro il mattino in una clinica riabilitativa come impiegata e nel pomeriggio, dopo aver conseguito un attestato per diventare social media manager, collaboro con un’agenzia di comunicazione. Sono consapevole di come tanti negozi e attività commerciali non siano accessibili e me ne rendo conto frequentandoli costantemente. Potrei elencarle tante situazioni di disagio e non solo per quanto riguarda quella specifica attività.»

È credente? Praticante? O entrambe le cose? Come si pone di fronte alla religione cattolica?

«Sì, mi riconosco nei valori cristiani, ma non posso dire di essere una cattolica praticante anche se senz’altro una credente. Mi piace pensare di riuscire a conciliare sia i valori della nostra religione, sia quelli dello Stato laico, progressista e attento alle categorie di cittadini più deboli e dimenticati.»

Se diventasse sindaco, quali sarebbero le prime tre cose che farebbe?

«Una priorità è quella di mettere in contatto e comunicazione il C.S.V. (Centro Servizi per il Volontariato, ndr) che comprende circa mille associazioni, con le amministrazioni pubbliche e le istituzioni. Creare un centro unico d’ascolto e di aiuto immediato per le persone più fragili, al fine di poter eliminare quella burocrazia che ancora oggi complica la vita di molte persone, anziani, disabili e cittadini in difficoltà.»

Ballottaggio: chi appoggerebbe tra Tommasi e Tosi? E invece chi tra Tosi e Sboarina?

«Come Costituzione Verona-libero pensiero non appoggiamo nessuno. Nasciamo e ci siamo messi in gioco da soli perché non condividiamo Il programma degli altri partiti politici e delle altre liste.»

© RIPRODUZIONE RISERVATA