Il linguaggio verbale è il mezzo primario con cui un essere umano esprime idee, pensieri, sentimenti. Sono singole parole che portano con sé molteplici significati. Proprio a causa di ciò, ogni singola parola può avere poteri fortemente contrastanti nei confronti di una persona. La causa di tale differenza potrebbe rimandarsi al vissuto di ogni singolo individuo.

Analizziamo l’esempio di una ragazza che chiameremo Alessia. Negli anni precedenti ha sofferto di un Disturbo del Comportamento Alimentare legato, in questo caso, all’anoressia e da cui è riuscita, in parte, a riprendersi. Nell’ultimo periodo però, a causa di forte stress, perde un paio di chili. Durante un allenamento in palestra pubblica su un social una foto che la ritrae in posa davanti ad uno specchio, in risposta arriva un commento da un ragazzo che cita testualmente: “non ti ho mai vista così bella”. Questa frase potrebbe apparire innocua e priva di fraintendimenti; il ragazzo voleva semplicemente fare un complimento.

In realtà questa frase può essere interpretata in maniera differente in base a chi legge; nel caso di Alessia, si potrebbero attivare meccanismi di diverso tipo: potrebbe percepire il commento come un complimento e ringraziare il ragazzo, ma potrebbe anche interpretarlo in modo tale che la sua relazione con il cibo venga compromessa. Infatti, le parole hanno un valore simbolico che consente a persone diverse di attribuire loro significati diversi. In tutte le interazioni tra persone si possono verificare fraintendimenti ed equivoci, a maggior ragione se il tema è il disagio o la difficoltà di qualcuno.

Nel caso dei DCA, anche un complimento deve essere ponderato. Una parola può causare una grave retrocessione nel caso di una persona che sta facendo un percorso mirato a risolvere delle insicurezze legate al proprio aspetto e che mette in atto atteggiamenti disfunzionali nei confronti della propria persona. Delle valide alternative alla frase pronunciata dal ragazzo potrebbero essere “sei molto bella, ti trovo molto bene”, il complimento rimane incentrato sull’aspetto esteriore della persona ma non va a compromettere o a recare disagi al proprio vissuto attuale e futuro.

La società odierna attribuisce la magrezza esteriore ad un benessere interiore. Può capitare, invece, che una persona apparentemente nella sua forma migliore stia vivendo una situazione di disagio che la spinge a mettersi in discussione, a non accettarsi, a temere il confronto con la società. Un’ulteriore complicazione è data dallo stereotipo, ancora troppo radicato, che crea una correlazione tra la bellezza esteriore e una corporatura molto magra; non vi è l’una se viene a mancare l’altra.

Continuando ad alimentare questo stereotipo non si fa altro che incentivare un individuo a sottoporre il proprio corpo e la propria mente a fonti di stress molto elevate. La paura della parola, del giudizio, delle pressioni che ne derivano sono causa di un malessere che potrebbe essere evitato se venisse accentuata l’attenzione nei riguardi delle parole utilizzate.

Alla luce di quanto detto, possiamo affermare che troppo spesso alcune situazioni vengono considerate scontate. Ci rendiamo conto troppo poco, o troppo tardi, dell’impatto che le parole possano avere su un individuo, il linguaggio ha un potere che spesso sottovalutiamo e può diventare difficile da gestire. È il mezzo con cui buttiamo fuori ciò che teniamo dentro e investiamo chi ascolta coi pensieri più profondi rendendolo parte di un processo che può essere interpretato in modi alternativi e non sempre positivi.

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