È stata inaugurata ieri pomeriggio la seconda edizione del Festival del Giornalismo di Verona con la conferenza stampa, tenutasi al foyer del Teatro Nuovo. A seguire, l’incontro “Cogito ergo stop” con Maura Gancitano, filosofa, scrittrice e fondatrice del progetto Tlon.

La citazione, che si rifa alla celebre frase cartesiana, racchiude il tema dell’intervista, tenuta dalla direttrice di Heraldo Elena Guerra: l’urgenza di riflettere quando si è inondati dalle notizie. Non sono mancati poi accenni al nuovo libro di Gancitano Specchio delle mie brame. La prigione della bellezza (Einaudi, 2022), con annessi riferimenti alle questioni di genere.

L’informazione e il mestiere del giornalista

Le riflessioni esposte sono partite dal tema dell’informazione e dallo stato attuale del giornalismo, di cui la scrittrice ha evidenziato una situazione eterogenea con “molte voci”, che genera fiducia e sfiducia allo stesso tempo. Veleno e antidoto sembrano essere gli stessi social network, in grado di far sentire il lettore come parte attiva del dibattito, ma che allo stesso tempo favoriscono l’hate speech e le fake news. Si desidera sapere ma si ha tanta fretta. A proposito degli effetti negativi di questa infomania, che si sperimenta al giorno d’oggi, Gancitano ha citato il saggio di Rolf Dobelli Smetti di leggere notizie: ovvero, non sempre essere informati significa sapere.

Cosa c’è dietro lo Specchio delle mie brame

Specchio delle mie brame. La prigione della bellezza, Einaudi 2022, è l’ultimo libro scritto da Maura Gancitano e presentato all’anteprima del Festival del giornalismo di Verona 2022.

Proseguendo sull’ultimo lavoro editoriale di Gancitano, ha raccontato di essersi documentata a lungo, sia in campo filosofico che della psicologia sociale, sul tema trattato nella sua ultima uscita Specchio delle mie brame. La prigione della bellezza, edito da Einaudi nel 2022.

Alla domanda su quale sia l’obiettivo del libro, la scrittrice risponde con un fatto personale: «Per molto tempo ho creduto che i problemi di autostima riguardassero solo le donne “normali” e non le dive con una vita invidiabile e perfetta».

E invece le stesse dichiarazioni dell’attrice Demi Moore, icona di bellezza negli anni Ottanta e Novanta, hanno messo in luce tempo dopo che la protagonista di Striptease e Soldato Jane aveva un pessimo rapporto con il proprio corpo, tanto da temere ad ogni uscita di un suo film di non essere venuta bene nelle riprese.

La bellezza per uomini e donne

Il libro vuole far comprendere come quelli che crediamo dei problemi personali sono invece il dilemma di un’intera società, condizionata dal marketing. Non si parla però solo di donne, ma anche di uomini. Studi scientifici rilevano che in questi ultimi anni anche la popolazione maschile sia sottoposta agli stessi meccanismi alterati in atto nelle donne fin dalla nascita della società borghese.

In questa fase, difatti, cambia la narrazione delle donne, fino agli anni Cinquanta del Novecento, periodo in cui cominciano ad avere spazio per rappresentarsi. A seguire, negli anni Novanta, si teorizzò l’oggettivazione della donna: «Il corpo femminile non può essere mai percepito neutro – ha evidenziato Gancitano – in quanto è connesso all’atto dell’essere guardato, dal quale consegue il dover essere piacente». La conseguenza principale di questi meccanismi è una minore capacità eterocettiva, cioè di saper ascoltare il proprio corpo.

Un momento della conferenza stampa di lancio della seconda edizione del Festival del giornalismo di Verona. da sinistra, Alberto Melotti, responsabile Direzione territoriale di Verona e Nord-Est Banco Bpm, Elena Guerra, direttrice di Heraldo, Francesca Briani, assessora alla Cultura del Comune di Verona, Fabiana Bussola, presidente dell’associazione Heraldo Ets, Giuliano Occhipinti, presidente della I circoscrizione Centro storico. Foto di Osvaldo Arpaia.

La gabbia della bella presenza

La denigrazione della donna si acutizza poi in ambienti prettamente maschili, come quello dello sport. La donna viene vista come incompetente e viene valorizzata solo nella sua accezione di “bella presenza”. A confermarlo vi sono i numerosi episodi di molestie.

Mentre però si stanno facendo delle piccole conquiste nel campo femminile, per gli uomini la situazione sembra essere ancora statica. «Tutti i casi di reverse-anorexia sono più difficili da individuare per lo stereotipo maschile che vuole uomini virili e in grado di tenere a bada le emozioni – ha ripreso la filosofa -. I problemi, oltre ad essere associati al genere, si legano anche alla cultura: in questi ultimi anni si sta osservando infatti una spinta asiatica e africana verso modelli di bellezza occidentali, con il mercato che propone prodotti schiarenti per la pelle schiarita, o interventi chirurgici agli occhi, per poter avere la seconda palpebra, come l’hanno le donne occidentali».

Il giornalismo e l’immagine femminile

L’immagine femminile non è solo un tema che riguarda il marketing, ma tocca anche la narrazione stereotipata nel giornalismo. Vengono spesso scelte immagini in cui la donna appare piacente, quasi a voler sottointendere che si meriti di vivere solo se bella. Questo sottointeso emerge già nella letteratura. «Ho riletto recentemente la favola di Biancaneve: il testo racconta che il cacciatore non riesce ad ucciderla per la troppa bellezza – ha ricordato Gancitano -. La salute delle donne nobili era in mano ai mariti, loro potevano chiamare un medico. In quel caso specifico la donna veniva considerata come mero oggetto di contorno, la bellezza che possedeva non era uno strumento di potere soggettivo, ma una forma di rappresentanza maschile».

Questo sistema di meriti basato sulla bellezza si incrocia poi nei giornali con una narrazione che vede preferire come vittima la ragazza italiana e di buona famiglia. Difatti nel caso la donna sia una prostituta o una donna straniera, la notizia viene solitamente liquidata.

Maura Gancitano, da sinistra, all’anteprima del Festival del Giornalismo di Veorna, insieme alla direttrice di Heraldo Elena Guerra e la collaboratrice Gaia Corradino. Foto di Osvaldo Arpaia.

Bellezza non è l’opposto di intelligenza

In conclusione, Maura Gancitano ribadisce che «non si deve smettere di parlare di bellezza», ed anzi lo si deve fare dimenticando il preconcetto per cui una persona bella non può essere intelligente. Soprattutto nell’educazione dei figli non si dovrebbe far passare l’idea che l’intelligenza sia tutto: si rischia di privarli di alcuni piaceri della bellezza per rientrare in uno stereotipo di persona “studiosa”.

Nonostante le problematiche da affrontare la scrittrice è ottimista, «le ragazze sembrano molto più consapevoli di un tempo, anche se le immagini photoshoppate continuano a distorcere la percezione della realtà», ha sottolineato. Ciò è dovuto alla struttura dei social prevalentemente patriarcale, che sottostà al marketing e al desiderio di apparire. «Vedo che con i bambini della scuola materna si stanno praticando un’educazione emozionale che potrà dare ottimi risultati. Per i ragazzi invece c’è ancora da lavorare: le nuove generazioni sono stufe dei soliti stereotipi, anche se non hanno gli strumenti per combatterli».

Il Festival del giornalismo di Verona entra nel vivo dal 13 maggio al Mercato Coperto di Galleria Filippini: segui il programma e compila il form per poter iscriverti ai singoli eventi.

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