“Sono un centinaio, e quasi tutti sconosciuti. Eppure, scrivono le leggi che regolano le nostre vite e decretano come applicarle. Sono al vertice dei ministeri, dove a volte contano più degli stessi ministri. Le loro sentenze possono cambiare i destini di interi settori dell’economia nazionale, invalidare i risultati di un concorso pubblico, far decadere un presidente di Regione, cancellare la nomina di un procuratore della Repubblica. Governano anche la passione più grande degli italiani, il calcio: amministrano infatti la giustizia sportiva, decidono le squalifiche e le vittorie a tavolino, stabiliscono se una squadra si può iscrivere a un campionato. Presiedono i comitati delle grandi aziende commissariate, come l’Alitalia. E sono arbitri nelle liti fra enti pubblici e imprese private, con parcelle a parte. Da tempo immemore rappresentano la scheggia più autoreferenziale e intoccabile della magistratura, la più vicina alla politica. Sono i consiglieri di Stato. Ovvero, il nocciolo duro del potere in Italia.”

Affidata alla prefazione del suo ultimo libro, così è stata la presentazione dell’incontro con il giornalista e saggista Sergio Rizzo, intervistato dal collega del Corriere di Verona Alessio Corazza. Titolo emblematico – Potere assoluto – ed argomento apparentemente fuori dagli interessi della gente comune – il Consiglio di Stato-, in pochi minuti il pubblico si è trovato immerso in un racconto che lo ha coinvolto oltre ogni aspettativa. Un breve excursus storico per spiegare la genesi di quest’organo costituzionale e di come progressivamente il ruolo dei consiglieri si sia allargato a cariche importanti quali ministeri, giustizia sportiva, arbitrati…

Cosa fanno i magisrati amministrativi…

I magistrati del CdS gestiscono una grande fetta del potere economico dell’Italia: si trovano infatti a dirimere cause miliardarie tra la pubblica amministrazione e le aziende private; gestiscono in ultima istanza le controversie delle amministrazioni con i cittadini; regolano la concorrenza delle grandi imprese; definiscono le tariffe dell’energia.

Hanno inoltre la responsabilità degli uffici legislativi, concorrono alla formazione delle leggi, atti e decreti attuativi, trovandosi poi a dirimere controversie nelle quali debbono applicare le stesse leggi che hanno creato. Spesso sono a capo dei gabinetti e talvolta vi rimangono per più tempo del ministro stesso.

Chi e dove sono…

Sono per formazione e titolo pari a qualsiasi altro magistrato, ma ai magistrati amministrativi sono concesse cose che ai magistrati ordinari sono precluse. Per esempio, l’insegnamento nelle scuole che formano i futuri giudici o assumere il ruolo di giudici sportivi e dirigere gli arbitrati. Sono più di 20 negli organi della giustizia sportiva e più di un quinto nelle corti federali del calcio. Rizzo ha ricordato l’esempio recente della partita Juventus-Napoli data vinta a tavolino alla squadra di casa: i partenopei sono stati bloccati dall’ASL perché avevano dei positivi in quadra e non si sono quindi presentati all’incontro. In ogni grado di giudizio c’era un consigliere di stato, fino alla Corte Suprema del CONI, il cui presidente, Franco Frattini, è anche il presidente del Consiglio di Stato.

Perchè lo fanno…

Rizzo ha poi continuato spiegando il perché rivestano questi ruoli, così diversi dal loro “lavoro principale” che dovrebbe occupare la maggior parte del tempo. La disarmante risposta sta nel fatto che in quei luoghi si coltivano relazioni. Disarmante perché questa, allargando lo sguardo, sembra essere la prerogativa della gestione di tutta l’Italia: le relazioni e quindi gli interessi personali, hanno sempre la meglio sul bene collettivo. Il conflitto di interessi sembra non esistere ed incarichi, ruoli, presidenze si mescolano senza alcuna verifica. E in ambienti in cui il controllore è lo stesso controllato, le anomalie risaltano ancor più.

Cosa si può fare per migliorare

Il giornalista ha portato casi di attualità e del passato di ricorsi per avanzamenti di carriera, indennizzi per cause di servizio, alla partecipazione ad arbitrati fuori ruolo con compensi elevatissimi. Ha così rilanciato la proposta di un’alta Corte di giustizia, della necessità di separare le funzioni tra i magistrati che esercitano la giustizia amministrativa e quelli che ricoprono ruoli chiave e politici nella pubblica amministrazione. Oggi, infatti, non c’è compiutezza nella separazione dei poteri. Ha ricordato di come si siano creati, proprio per perfezionare l’auto gestione, dei consigli paralleli, precisamente uno per ogni potere: quello economico, la Corte dei Conti, quello tributario, quello militare… ed ognuno fa capo a se stesso.

Sono seguiti altri interessanti esempi di corruzione. Su tutti il caso Siracusa. Nato dalla denuncia di un avvocato che si visto liquidare dal suo cliente perché non abbastanza amico del giudice che avrebbe gestito la causa.  Da qui racconti di relazioni, soldi, promesse sino ad arrivare, in ultimo grado, alla condanna di tutti i partecipanti. Significativa e riportata agli atti del processo, una foto che ritraeva giudice, avvocati, faccendieri e appellante ad una cena tutti assieme: il simbolo della certezza dell’impunità. Per fortuna in questo caso smentita.

Al termine di questo desolante quadro, Corazza ha chiesto al giornalista del Corriere come ci si può fidare, oggi, di questo sistema. Rizzo ha risposto che istintivamente si fida delle persone, spiegando come queste relazioni che si intersecano con il mondo della politica, della giustizia, dell’imprenditoria e dell’informazione fanno crollare la fiducia nelle istituzioni ma le persone oneste, invece, fanno la differenza.

Un occhio al mondo del giornalismo

Per ultima, la risposta alla domanda su cosa significhi occuparsi di queste cose da giornalista. Una delle ragioni per cui si è interessato a questo argomento è che gli sono capitate molte disavventure, nelle quali si aspettava di essere difeso ma si è trovato a doversi difendere anche da chi doveva aiutarlo: “Quando si pesta un callo a qualcuno e chi dovrebbe difenderti invece di aiutarti aiuta l’altro a darti il calcio più forte”.  Ha quindi riportato l’esempio del processo che l’ha visto protagonista di una querela ricevuta dal più importante gruppo d’informazione italiano, durato cinque anni nonostante già in primo grado fosse stato assolto per assenza della querela stessa. Mancava infatti la firma del querelante e il notaio aveva autenticato solo una riga bianca. Al termine della vicenda Rizzo venne sconsigliato di scrivere un pezzo su tutto ciò perché con tutta probabilità l’azienda ed il notaio l’avrebbero trascinato in una causa civile.

Da qui lo spunto per spiegare come mai l’Italia sia al 70esimo posto per la libertà di informazione. La minaccia di essere trascinati in cause civili, lunghe ed oltremodo dispendiose; il non aver sempre a disposizione la tutela legale del giornale per cui si scrive; lo stare cinque anni con la spada di Damocle sulla testa, tale è il periodo durante il quale si possono intentare le cause civili, tutti questi presupposti portano il giornalista a sentirsi spesso minacciato nello scrivere di argomenti delicati o scottanti.

Ma quando è cominciato tutto? Quando per poter esercitare un proprio diritto o accedere a servizi essenziali si è costretti a chiedere favori.

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