Parla a braccio Federico Sboarina, aiutandosi solo con pochi appunti su un foglio di carta. Il palco spoglio e al centro c’è solo lui con alle spalle Verona. Dopo il video del comizio di Piazza dei Signori nel 2017, il sindaco esordisce scherzando: «Sono passati cinque anni e si vede. I capelli sono più grigi e me li hanno fatti tagliare!»

Snocciola i successi della sua amministrazione, non si risparmia qualche stoccata ai concorrenti, alterna cifre e dati ad aneddoti personali dei momenti più difficili di questi cinque anni.

Parla del passato e del presente, mentre per il futuro si affida alle lettere cubitali che compongono il suo slogan forte: Verona Olimpica

Verona olimpica

L’appuntamento con Milano-Cortina 2026, in cui Verona ospiterà la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi e la cerimonia di apertura delle Paralimpiadi, rappresenta per il sindaco un’opportunità per Verona di “accelerare la sua storia”. «Dal punto di vista delle infrastrutture e dei cantieri aperti Verona è già olimpica – sostiene il sindaco – basti pensare ai progetti già finanziati e in via di realizzazione dei caselli autostradali di Verona Nord e di Verona Sud e dell’alta velocità». Progetti che dovrebbero rendere Verona pronta a gestire un evento di portata globale. 

Oltre ai cantieri e alle novità per Verona, Sboarina punta l’attenzione anche sul grande valore promozionale che le Olimpiadi rappresentano per una città come la nostra, stimando a un miliardo le persone che vedranno in diretta le cerimonie in Arena. 

I dieci traguardi vincenti dell’amministrazione

Come spesso accade con chi cerca la rielezione, il focus della campagna si concentra sui successi che l’amministrazione ha centrato nel quinquennio a disposizione. Tra i più importanti progetti portati avanti durante la sua gestione Sboarina fa dieci esempi. «Ho faticato a scrivere questa lista – ammette – ma non perché si sia fatto poco, perché si è fatto così tanto che ora è difficile scegliere solo dieci punti.»

Alla fine, nella lista dei successi del sindaco finiscono la Fondazione Arena, trovata in condizioni tragiche, salvata dai dipendenti e riportata a galla grazie al duro lavoro dell’amministrazione; l’Arsenale, che vede i lavori di ristrutturazione avviati dopo un’attesa che Sboarina fa risalire al 1987 e che l’amministrazione avrebbe sbloccato in soli quattro anni.

C’è poi la Variante 29 destinata a restituire alla città le aree degradate, con l’esempio del centro diagnostico Tecnomed inaugurato in Zai. E anche il Central Park, progetto per cui c’è già un investitore e per il quale si è passati «da zero assoluto a una pila di documenti alta un metro».

Quartieri, finanza e opere pubbliche

Sboarina ha parlato anche della rivalutazione di Veronetta, per la quale – secondo il sindaco – è pesata negli anni anche una certa responsabilità dei veronesi nel voler monetizzare al massimo le rendite immobiliari stipando immigrati negli appartamenti, ma che oggi può approfittare dei fondi del piano periferie.

Quindi l’elenco prosegue con i successi di carattere finanziario-gestionale come la fusione Agsm-Aim, e l’investimento del “tesoretto” di 15 milioni del comune negli aumenti di capitale di fiera e aeroporto. In elenco rientrano anche le opere pubbliche attese da troppi anni e che ora, grazie all’amministrazione Sboarina, sono partite: la variante della Statale 12, la riqualificazione dei quartieri di Verona Sud e i necessari restauri delle bellezze della nostra città, basti pensare all’Arena che, dopo l’implementazione del restauro, è in grado di condurre il visitatore in un viaggio che va «dall’antica Roma al camerino dei Maneskin».

Il capitolo stadio

Il sindaco risponde alle domande dei giornalisti

Oltre alla lista dei dieci punti, il sindaco ha fatto un riferimento anche al progetto del nuovo stadio. «Il Bentegodi – ha detto Sboarina – è uno stadio degli anni Sessanta. Ci costa milioni ogni anno per mantenerlo a norma e far si che l’Hellas possa continuare a giocare a Verona. Se fino a qualche anno fa il nuovo stadio era da considerarsi un’opportunità, oggi sta diventando sempre di più una necessità. Necessità che sarebbe interamente finanziata da privati e che non costerebbe un soldo ai veronesi. Purtroppo la pandemia e le difficoltà conseguenti hanno messo tutto in stand-by.»

Due anni difficilissimi e il rapporto con Zaia

Tutti questi traguardi, ricorda il sindaco, dimostrano il grande lavoro dell’amministrazione malgrado due anni difficilissimi, gli anni della pandemia. Nella seconda parte del mandato si sono susseguite una serie di calamità: inondazioni dovute a precipitazioni record, la guerra e il conseguente caro bollette, e naturalmente il covid, situazione per cui, ricorda Sboarina «non esisteva libretto di istruzioni»

Se anche in questa situazione di emergenza Verona è rimasta una città efficiente e ben amministrata, il merito andrebbe dunque all’impegno del sindaco e alla sua relazione personale oltre che amministrativa col governatore Zaia. «Una relazione che ci ha portato le Olimpiadi e che sarebbe importantissimo per la città non perdere.»

Un occhio al futuro

Stimolato dalle domande dei giornalisti sull’orizzonte futuro di questi numerosi progetti in fase di realizzazione, il sindaco ha rimarcato il grande appuntamento del 2026 e ha messo in chiaro che il suo obiettivo per la città del futuro è che Verona diventi sempre di più forte, concentrandosi sulle politiche a favore di famiglie e imprese. 

Le stoccate ai concorrenti

«Il Comune – secondo Sboarina – è la più grande azienda del territorio, con migliaia di dipendenti e 260mila persone che utilizzano i suoi servizi. Per gestirla è necessario lavorare quotidianamente e non c’è tempo per giocare a pallone o per girare nei mercati cittadini.» 

«La cosa importante è che nel futuro Verona torni ad occupare le pagine dei giornali per la sua cultura, i suoi successi, il bel canto, e non per ragioni sbagliate.» Una chiara stoccata a Tosi, che Sboarina considera comunque fuori dalla corsa a Palazzo Barbieri: «Credo che la sfida sia tra la coalizione di centrosinistra, che mette insieme tutto e il contrario di tutto, e la coalizione di centrodestra, cioè noi. Come diceva il famoso coro della Curva Sud, c’è soltanto una squadra gialloblù, e lo stesso vale per il centrodestra.»

©RIPRODUZIONE RISERVATA