Il 9 febbraio 2022 la Camera dei Deputati ha corretto e rimandato al Senato per la definitiva approvazione il Disegno di Legge n. 988 dal titolo “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”.

Legge importante per fornire un quadro normativo certo e fondi adeguati alla produzione di cibo di qualità, rispettoso dell’ambiente, secondo le disposizioni europee contenute nel programma europeo Farm to Fork.

A ritardarne la definitiva approvazione è stata la soppressione del comma, all’articolo uno, che equiparava l’agricoltura biodinamica a quella biologica, escludendola di fatto dai benefici della legge.

Italia leader del biologico

L’Italia è leader in Europa nella produzione agricola biologica a cui dedica, con 80 mila aziende, il 16% della superficie coltivabile del Paese, prossima a raggiungere  l’obiettivo del 25% indicato dalla Commissione Europea per il 2030.

Contro l’equiparazione biologico-biodinamico si era espresso, ma non è stato il solo, il premio Nobel per la fisica e già presidente dell’Accademia dei Lincei Giorgio Parisi: «Sono favorevole all’agricoltura biologica, ma la biodinamica è altra cosa. Come è possibile che regolamenti approvati dallo Stato italiano possano richiedere che si usino prodotti preparati in base a procedure che sanno tanto di magia? Forse magia non è la parola più adatta, ma non riesco a trovare una parola migliore». E ancora: «Dalla fine della caccia alle streghe in poi, la magia non è mai più entrata nell’ordinamento giuridico. Evitiamo un passo indietro di secoli». La pratica biodinamica, secondo Parisi, è priva di fondamenti scientifici.

Per la Cia (Confederazione italiana agricoltori) l’agricoltura biodinamica «non appare in linea con la normativa Ue sull’agricoltura biologica, oltre a non essere presente in questa forma nel Regolamento europeo».

L’agricoltura secondo Steiner

L’agricoltura biodinamica è l’insieme di pratiche in aggiunta alle metodologie previste per le produzioni biologiche, basate prevalentemente sulla visione spirituale del mondo elaborata dal teosofo ed esoterista Rudolf Steiner (1861-1925) vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento.

Il fondatore dell’antroposofia Rudolf Steiner nel 1905

Alla base del metodo biodinamico c’è la convinzione che le forze terrestri e cosmiche influenzino la crescita delle piante, direttamente attraverso gli astri o indirettamente tramite l’acqua, l’humus, il calcio, la silice e che queste forze possano essere stimolate. Trova la sua applicazione pratica principalmente nell’utilizzo dei cosiddetti preparati biodinamici.

Questi, numerati da 500 a 508, risalgono al 1928 e si distinguono in preparati da spruzzo da cospargere nel terreno (cornoletame e cornosilice) e da cumulo da mescolare con il letame (preparato di achillea, camomilla, ortica, quercia, tarassaco, valeriana, Fladen Preparat o preparato da fatta).

Le preparazioni certificate da Demeter

Le maggiori perplessità nascono considerando il metodo della loro preparazione e la modalità del loro utilizzo.

Il cornoletame (500) prevede l’uso di un corno di vacca, che abbia figliato almeno una volta, da riempire con letame di mucca che abbia avuto accesso al pascolo. Preparato all’inizio dell’autunno e sotterrato fino a primavera in un’area verde di un campo o di un orto, il suo contenuto viene prelevato dal corno e conservato in un luogo fresco in un contenitore circondato da torba, distribuito poi nel campo in ragione di massimo 50 grammi per ettaro una volta all’anno.

Un esempio di cornoletame impiegato in agricoltura biodinamica, Pixabay.

Il preparato di achillea (502) invece utilizza la vescica di un cervo maschio. La vescica essiccata, piena di fiori di achillea millefolium raccolti in piena fioritura durante una giornata di pieno sole, viene esposta al sole nella prima metà dell’estate, la si sotterra poi all’inizio dell’autunno per prelevarla poi tra Pasqua e la fine di aprile. I preparati vengono inoculati insieme nel cumulo, sono sufficienti dai 2 ai 4 grammi ciascuno per volume massimo di 15-16 metri cubi.

l riferimenti metodologici per la produzione, trasformazione ed etichettatura dei prodotti agricoli biodinamici si ritrovano nel documento Standard Internazionali per la certificazione e l’utilizzo dei marchi Demeter, Biodynamic®, versione Luglio 2020. La società privata Demeter International è la proprietaria del marchio, esegue le certificazioni e riceve royalty legate al fatturato.

Condizione necessaria per ottenere la certificazione è l’utilizzo dei preparati biodinamici dal numero 500 al 508.

Il peso del Veneto nel comparto

In Italia sono circa 500 le aziende certificate Demeter o che hanno avviato il processo di certificazione, molte di queste operano in Veneto. 

A.Ve.pro.bi (Associazione veneta produttori biologici e biodinamici) è una loro associazione, nata nel 1990 per promuovere e diffondere il metodo dell’agricoltura biologica e biodinamica, e conta attualmente oltre 450 soci in Veneto, con sede a Villafranca di Verona.

Il coordinatore Aveprobi Tiziano Quaini

Il coordinatore A.Ve.pro.bi Tiziano Quaini sostiene: «L’agricoltura biodinamica è diffusa in tutta Europa e il marchio Demeter è richiesto, prevalentemente nei Paesi nordici, per molti nostri prodotti agricoli, soprattutto per le attività vitivinicole».

L’associazione si avvale di tecnici e collaboratori esterni di varie formazioni professionali (agronomica, didattica, scientifica, medica, comunicativa, informatica) per aiutare gli aderenti a eseguire le buone pratiche e raggiungere la certificazione.

La biodinamica già nella legge del 1991

« A.Ve.pro.bi è da trentadue anni impegnata nel biologico» aggiunge Quaini «adottando vecchie e nuove tecnologie purché non contemplino l’uso di prodotti chimici di sintesi. Abbiamo accolto con favore la legge del 1991 sulla agricoltura biologica che regolava il settore e lo proteggeva dai furbetti. Già allora erano previsti i prodotti biodinamici.

In Parlamento hanno usato ingiustamente il pretesto del biodinamico per ritardare l’applicazione delle disposizioni europee e dirottare i soldi del Pnrr verso altri capitoli.

I preparati biodinamici rimangono in ogni caso anche dopo l’esclusione dalla legge».

Il compostaggio in una azienda agricola, foto di Stefano Lubiana, Flickr CC BY 2.0

A.Ve.pro.bi dispone di circa 700 corni di vacca prelevati dai macelli da utilizzare alternativamente per produrre cornoletame (500) e cornosilice (501) per gli aderenti. I prodotti da cumulo vengono invece acquistati a Rolo (Reggio Emilia) presso la Fondazione le Madri, specializzata dal 2011 nella diffusione della cultura antroposofica, lo sviluppo dell’agricoltura biodinamica, la produzione dei preparati, l’edizione di libri di settore.

Pratica agricola o “magia”?

Al consumatore potrebbe sorgere una domanda: com’è possibile che piccolissime omeopatiche quantità di preparati biodinamici distribuite una volta all’anno omogeneamente nel terreno (50 grammi a ettaro) caratterizzino in modo così significativo la qualità delle colture?

Quaini risponde: «Il dosaggio è una benedizione per il terreno. In associazione abbiamo effettuato diversi blind test organolettici per confrontare ortaggi biodinamici con quelli semplicemente biologici. La preferenza è stata decisamente per i primi. Abbiamo fatto un’esperienza pratica, non siamo scienziati».

Alessandro Ceretto, sostenitore del biodinamico, enologo della omonima azienda vitivinicola di Alba (Cuneo), con vigneti situati sulle colline di Langhe e Roero, così si è recentemente espresso in un’intervista a La Repubblica: «Abbiamo la certificazione biologica perché è una pratica con parametri scientifici ben precisi e valutabili. Tutto il resto viaggia su un territorio troppo labile e personale, che aprirebbe mille contenziosi con gli stessi enti certificatori. Potremmo dire che io credo nella biodinamica, così come si crede nella religione».

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