Quanto pesa Damiano Tommasi? La domanda riverbera nelle stanze del Palazzo, dopo che l’ex calciatore si è detto disponibile a candidarsi sindaco per il centrosinistra. Se lo chiedono più o meno tutti, perché, al di là del nome sicuramente autorevole, un conto è essere (ex) calciatori famosi e persone stimate, un altro è diventare elettoralmente competitivi. Tradotto: piacere non significa essere votati.

Schierarsi implica diventare “divisivi”, mentre Tommasi è sempre stato apprezzato “da tutti” per il suo comportamento nell’ambito agonistico e per la sua attività sociale fuori dal campo. Elementi questi tuttavia innocenti e trasversali agli occhi dell’opinione pubblica. Il calciatore che “si comporta bene”, che ha valori in controtendenza con il suo mondo, piace per forza, ma piace come piacciono le fragole: divertissement innocuo e banale. La politica ovviamente è altra cosa: è battaglia, “sangue e merda” per dirla alla Rino Formica, quella divide, accende gli animi, fa litigare, lì si diventa “partigiani”, non si è più “di tutti”.

Tommasi sarà obbligato a prendere posizioni nette, dovrà esporsi su temi scottanti e non “comodi” e “piacioni”, quasi certamente si troverà al bivio di scontentare gli uni o gli altri. Come, quindi, trasportare la sua storica immagine di apprezzata “anima candida” (così lo chiamavano i tifosi della Roma) e quindi fondamentalmente innocua, nello spinoso e divisivo agone politico? Come trasformare i generici apprezzamenti sulla propria persona, in credibilità politica, quindi in  voti?

La questione sta tutta qui. Il crinale è sottile: il candidato “mediatico” non sempre è il candidato della gente nella vita reale, il personaggio famoso non sempre è il candidato popolare. Mettici poi che Tommasi non è di Verona, ma di Sant’Anna d’Alfaedo, ed è tornato a stabilirsi nel Veronese (in Valpolicella) dopo  più di 20 anni passati a Roma. 

La sfida è affascinante, ma la domanda resta: quanto pesa Tommasi?

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