«Nel 2021 è evidente che si debba andare sempre di più verso il superamento dell’utilizzo degli animali per la sperimentazione. L’Unione Europea proprio pochi giorni fa ha votato una risoluzione affinché si velocizzi il percorso per arrivare a questo obiettivo. 

Senza demonizzare Aptuit, che fa sperimentazioni sugli animali per la ricerca perché il Decreto legislativo 26 del 2014 glielo permette, come Comune ci siamo attivati per appurare che la società abbia tutte le autorizzazioni previste per legge, attraverso Ministero e Ulss. Riteniamo corretto rispondere ai cittadini, nel momento in cui ci fanno una richiesta su una notizia emersa dai giornali, verificando che la normativa sia effettivamente rispettata.

Domani io sarò presente alla manifestazione, perché al di là del mio ruolo istituzionale e politico sono convinta che si debba ragionare con il presupposto di impegnare tutte le energie per percorrere le strade possibili al fine di scongiurare l’utilizzo di animali nella ricerca e non il contrario.»

La consigliera della Lega Laura Bocchi, presidente della Commissione temporanea Tutela degli animali del Comune di Verona.

La dichiarazione della consigliera Laura Bocchi, presidente della Commissione temporanea Tutela degli animali del Comune di Verona, oltre che responsabile regionale del dipartimento Benessere e tutela degli animali della Lega, giunge alla vigilia di una mattinata che si prefigura piuttosto tesa.

Domani a partire dalle 11 si sono date appuntamento le associazioni animaliste (saranno presenti Animalisti Verona, Enpa Verona, Freccia 45 sezione di Verona, Lav, La Voce dei Conigli, Lega nazionale per la difesa del cane di Verona e Legnago, Oipa, Tribù Animale, Verde Blu e Wwf) davanti alla sede del centro ricerche Aptuit, che ha sede in Zai ed è di proprietà della multinazionale farmaceutica tedesca Evotec, per chiedere che l’azienda apra le porte e agisca in massima trasparenza con le autorità competenti e chiarire le zone d’ombra sugli esperimenti non solo sui cani, ma anche su scimmie e altri animali in uso nei laboratori.

A far scoppiare la protesta, l’arrivo di 20 cuccioli di beagle dalla Francia: già il 9 settembre un gruppo di militanti di Centopercento animalisti aveva fatto un blitz di protesta davanti alla sede dell’azienda, seguito dall’affissione di striscioni di condanna qualche giorno dopo nelle vie del centro cittadino e delle stazioni ferroviarie di Porta Vescovo e Porta Nuova. E un nuovo presidio è previsto per il 26 settembre.

Dopo i macachi liberati, si chiede un passo avanti

Lo scorso giugno aveva fatto notizia la liberazione da parte dell’Università di Verona di alcuni macachi sui quali veniva fatta sperimentazione scientifica, a seguito di un accordo sottoscritto con il Comune, il quale aveva individuato la Lav – Lega anti vivisezione quale ente che se ne sarebbe preso cura per la riabilitazione necessaria e il loro mantenimento. Il protocollo d’intesa sottoscritto sancisce di fatto la conclusione della sperimentazione sui primati non umani.

«È stato un passo in avanti al quale l’esistenza di una consulta ha dato un contributo importante – afferma Romano Giovannoni, presidente di Enpa Verona oltre che alla guida dell’organismo comunale per la tutela e il benessere degli animali -. La manifestazione di domani vede per la prima volta unite le organizzazioni animaliste della provincia, che si mettono insieme per invitare un’azienda ad aprire le porte. Non tanto a noi, quanto agli enti di controllo come i Nas, i veterinari dell’Asl, o i Carabinieri forestali, insomma, perché permettano l’accesso a chi può verificare il completo rispetto delle norme.»

Uno striscione comparso il 14 settembre sui cancelli del Comune di Verona durante la protesta organizzata da Centopercento Animali.

Rispetto delle leggi ma poca trasparenza

Il tema della vivisezione è sentito dall’opinione pubblica come una pratica da superare, ingiusta e crudele, ma di fatto non si hanno numeri ufficiali aggiornati. In Italia, sono quasi 600mila gli animali utilizzati ogni anno nei laboratori e comprendono non solo cani, ma anche gatti, primati, roditori, furetti, capre, bovini, suini, rane e pesci. Nell’ultimo report, con numeri riferiti al 2017, pare ci sia una diminuzione del numero complessivo degli animali rispetto agli anni precedenti, ma aumenta l’uso dei cani e dei macachi.

Le informazioni fornite dai laboratori non consentono comunque di sincerarsi dello stato di benessere degli animali, poiché la valutazione è affidata solo ai responsabili della ricerca.

«È anche per quello che domani non saremo presenti per condannare, ma per fare domande a cui servono risposte – conclude Giovannoni -. Non si può sapere con chiarezza che fine fanno questi animali una volta conclusa la sperimentazione, se vengano abbattuti o se sia in qualche modo possibile un recupero». L’accordo dell’università di Verona con il Comune potrebbe aver indicato una strada di confronto concreto e dialogo con i centri di ricerca.

Se è dal 2014 che in Italia non si possono più allevare cani, gatti, primati a fini di laboratorio, ed è vietato condurre esperimenti su scimmie antropomorfe – scimpanzé, oranghi, gorilla, gibboni, bonobo – è pur vero che Aptuit, come molte altri enti di ricerca che sono autorizzati alla pratica, utilizza a norma di legge gatti, cavie e uistitì, scimmiette originarie dell’Amazzonia. Quanti siano questi animali non si sa esattamente, né che destino abbiano.

La questione per chi domani manifesterà non si calibra quindi in base alla “tenerezza” che suscita un essere vivente rispetto a un altro, quanto sulla trasparenza di tali pratiche e il bisogno che il benessere animale non sia uno slogan di rapido consumo.

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