Jungle Cruise è il figlio di tante cose, eppure non ce l’ha fatta.

O, per la precisione, stando agli incassi e all’apprezzamento anche della critica pare che ce la stia facendo alla grande, ma per quanto mi riguarda purtroppo no.

Mi dispiace, perché ho affrontato la proiezione con le migliori intenzioni possibili, ma c’è un ma.

Ormai lo sappiamo tutti che, come la saga dei Pirati dei Caraibi, anche questa pellicola è la versione cinematografica di un’attrazione dei parchi Disney, ma sfortunatamente somiglia più a una baracconata che a un film e ve lo dice uno che va a vedere anche i blockbuster più infantili, quindi non certo un critico dei Cahiers du Cinéma.

Il digitale abbonda in ogni scena e il troppo – come sempre – stroppia, tanto che è persino insopportabile quando viene utilizzato per riempire ogni singola inquadratura, anche dove non ce ne sarebbe bisogno.

E poi, dai: se sapete che gli animali ricreati digitalmente vi vengono male, perché insistere così? Ma chi volete che creda che quel giaguaro animato sia reale? Manco la mia nipotina ci cascherebbe e sì che dal primo Jumanji del 1995 un po’ di bit ne sono passati sotto i ponti.

E poi serpenti ogni dove (vi vengono più facili, eh?), pesci, delfini rosa, scorpioni, ragni, uccelli, che se fossimo in una pellicola Pixar ok, wow, bravi, ma in un film – per quanto fantastico – no, dai.

Posso accettare tutto e, almeno fino ad un terzo del film l’ho fatto, quindi vanno bene le citazioni di Indy (Indiana Jones, ndr), la musica che ogni tanto riecheggia quella di John Williams, il cappellino del simpatico Dwayne Johnson preso dal Bogart de La regina d’Africa, così come la barca e i battibecchi con la femminista Hepburn qui aggiornata dalla brava e atletica Emily Blunt, il cattivone senza spessore di Jesse Plemons, la macchietta di Paul Giamatti e la quota LGBTQ+ di Jack Whitehall che ormai anche in casa Disney non può mancare e pure la regia anonima e funzionale di Jaume Collet-Serra (un altro buon artigiano fagocitato da una major), però poi ho cominciato a irritarmi.

È come se ai produttori del film fosse rimasta impressa solamente la scena finale de I predatori dell’arca perduta, decidendo così di metterla in loop per oltre due ore, scordandosi che gli effetti speciali, soprattutto quelli visibili, devono sempre essere funzionali alla storia e non viceversa.

Un film di avventura con venature fantastiche si trasforma in un film fantastico con venature avventurose o, forse, le intenzioni erano queste fin dall’inizio e io non lo avevo capito, così la noia da assuefazione ha preso il sopravvento, pur amando entrambi i “generi”.

Colpa mia di sicuro, perciò andate a vedere Jungle Cruise al cinema o noleggiatelo su Disney+ con Accesso VIP, che il filmetto è costato un tot e a Hollywood hanno bisogno dei vostri soldini.

Voto: 2/5

Jungle Cruise
Regia di Jaume Collet-Serra con Dwayne Johnson, Emily Blunt, Paul Giamatti, Edgar Ramirez, Jack Whitehall e Jesse Plemons.

© RIPRODUZIONE RISERVATA