The Big Short è un film caustico, con un cast stellare e parecchio sottovalutato nei circuiti che contano. Racconta le ragioni della crisi del mercato immobiliare che ha colpito gli Usa nel 2008, per poi espandersi in tutto il mondo. Mette al muro grandi banche, fondi e speculatori vari che avevano tutti gli strumenti per accorgersi dell’enorme bolla in procinto di scoppiare, ma hanno preferito tapparsi il naso e continuare a gozzovigliare con mutui e obbligazioni scadenti.

Un cortocircuito interno ad un sistema che procede col pilota automatico. Esattamente ciò che è accaduto in queste ultime ore con la notizia, prima pubblicata in ogni dove, poi smentita ufficialmente e, infine arrivata poco fa: la morte di Fausto Gresini.

Ieri, in tarda serata, parte il primo tam tam. Fausto ha perso la sua battaglia col Covid. Tempo qualche minuto e tutte le home page dei maggiori quotidiani e magazine italiani rilanciavano la notizia. I social esplodono, condivisioni infuocate e vip vari che si accodano. Coccodrilli già pronti nel cassetto da qualche settimana, riassunto della storia personale e pure qualche fotogallery con gli scatti più belli della carriera. Tutto preconfezionato e pronto all’uso. In queste occasioni funziona così, inutile stupirsi.

La smentita di ieri sera del team Gresini Racing

Poi succede che il team smentisce ufficialmente la notizia: Fausto è in condizioni gravissime, ma ancora con noi. Il tweet circola velocissimo e nello spazio di qualche secondo tutti gli articoli e le immagini caricate sui siti e condivise sui social, scompaiono. Semplice, pulito, apparentemente senza conseguenze perché per fortuna non si è già andati in stampa. Non fosse per il tragico epilogo, potrebbe essere l’esempio accademico del circuito vitale di una fake news, con annessi insulti degli utenti e caccia a chi sia stato il primo a rilanciarla.

Ora che tutto è si è fatto reale, quanto sarebbe bello poter semplicemente discutere di chi aveva il compito di cercare almeno una conferma. La vita sa essere davvero gelida in certi suoi insegnamenti.

La conferma ufficiale della scomparsa di Fausto Gresini

Non voglio però sottrarmi al ragionamento iniziato nelle prime righe dell’articolo. Stamattina non mi aspettavo particolari mea culpa da parte delle grandi estate per quanto accaduto a cavallo della mezzanotte. Niente “scusate ma non abbiamo tempo per fare le dovute verifiche, noi saltiamo sull’osso che ci penzola davanti come un cane affamato di click e non riusciamo neanche a fare una telefonata, ci si butta”.  Stamattina, solo poche righe. “Scusate, la notizia uscita ieri era falsa”. Già, ma chi doveva verificarla?

Ieri sera, mentre osservavo tutto questo fluire, ho condiviso un breve post in cui sorridevo amaramente di quest’informazione subito pronta a saltare sulla preda. Nemmeno il tempo di pubblicarlo e tornare sulla bacheca delle notizie, arriva il primo commento. Un utente che, fermatosi probabilmente alle prime quattro parole del post, mi comunica che Fausto Gresini è ancora vivo. Gli faccio notare che lo so, e sarebbe bastato leggere due righe in più per non avere dubbi. Passano cinque secondi, e anche lui cancella tutto il suo commento.

La reazione dell’utente, identica a quella dei grandi giornali, mi ha fatto capire che siamo tutti parte dello stesso circo. Tutti affetti da una sorta di bulimia da breaking news da condividere e commentare.

In una delle scene più impattanti di The Big Short ci sono i due ragazzi che fanno il botto scommettendo contro il mercato immobiliare che festeggiano, ma Brad Pitt li silura. C’è poco da festeggiare, se il sistema crolla ci perdono tutti; posti di lavoro che spariscono, assieme ai risparmi e alle case della gente.

Con quel post mi sono comportato esattamente come i ragazzi del film. Non ho azzannato subito la notizia virale, ho atteso qualche minuto in più, scommettendo contro il sistema. Poi, dal mio divano, ho scritto due righe per intascare i dividendi. Come non lo sapessi che a quell’ora nelle redazioni web probabilmente ci piazzano i ragazzi a scannarsi per un tesserino e il cui unico compito è quello di non bucare la notizia. I pezzi sono già pronti, basta pubblicare. Vietato mancare l’onda.

Un fast food dell’informazione che coinvolge tutti. Giornalisti, editori, lettori e pure gente comune. Notizie da rilanciare, divorare e digerire nello spazio di pochi minuti. Buttiamo giù il nostro panino e se poi viene fuori la figuraccia, come accaduto pochi giorni fa anche con Valerio Massimo Manfredi, poco importa. Basta cancellare. Tanto tra poco torneremo ad avere fame.

Brad Pitt, mentre gela i giovani investitori

Per chi, poco o tanto, vive di comunicazione, va fatta una serie riflessione. Dove vogliamo arrivare? Che ruolo vogliamo avere? E, soprattutto, cosa vogliamo costruire? Domande che io stesso devo tornare a pormi con maggiore intensità. Perché la bolla esiste, ce l’abbiamo sotto gli occhi e, oggi, i facili moralismi non bastano più. Pure quelli vanno col pilota automatico.

Alla fine, mi viene da ridere pensando a tutti i complottisti che, da qualche mese a questa parte, la menano con il terrorismo mediatico e i giornali che trasmettono messaggi subliminali per renderci schiavi dei poteri forti. Quando, invece, siamo tutti schiavi di qualche click in più da mostrare agli inserzionisti per sopravvivere. Mi viene da ridere anche perché, nonostante una fiera resistenza durata anni, mi è toccato pure essere d’accordo con Brad Pitt.

P.S. Fausto Gresini l’ho conosciuto qualche anno fa. Roba di poche ore ad un evento aziendale organizzato presso la sede del team. L’energia che emanava mi regala una sola certezza: ha lottato fino all’ultimo secondo. Ed è forse l’immagine più bella con cui possiamo ricordarlo, tutti.  

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