Di momenti, personaggi e immagini che resteranno più o meno indelebili nella nostra memoria, questo 2020 ce ne ha regalati a iosa. Abbiamo assistito a scene potenti, che ci hanno scosso dentro, e altre invece miserevoli. Ci è toccato salutare figure iconiche, mentre altre sono salite alla ribalta. Difficile fare ora un bilancio sulla centrifuga inesausta dell’anno appena passato. Il ferro è ancora troppo caldo.

L’inizio del nuovo anno, invece, è il momento dei consigli spacciati per buoni propositi. Non mi sottraggo all’onere. Ecco sette storie per il nuovo anno. Sette parabole da riscoprire, approfondire e rileggere. Uomini e donne sulle quali, nel 2021, sarebbe bello perdere tutti più di qualche minuto.

Jim Thorpe. Come nei grandi miti della Grecia classica. L’atleta sublimazione dell’uomo. Acanto di Sparta, Leonida di Rodi, Milone di Crotone, Jim Thorpe from nowhere, Oklahoma. Il corpo di un semidio e il volto di un guerriero indiano Sac and Fox. Dicevano che fosse l’atleta più completo del mondo, lui cercherà di dimostrarlo nel 1912, Olimpiadi di Stoccolma, quando nel Decathlon e nel Pentathlon polverizza gli avversari. Poi baseball e football, da professionista. Una di quelle storie americane nate nel nulla, che arrivano a toccare il cielo e, alla fine, tornano da dove sono partite.

Jim Thorpe

Heidi/Andreas Krieger. La donna che non può più esserlo, l’uomo che sposa l’immagine del suo passato perché i ricordi, da soli, sono troppo pesanti da portare. Il corpo dell’atleta che viene requisito dallo Stato, dalla medicina e dall’Oral-Turinabol. Prima della caduta del Muro di Berlino, quando le medaglie servivano a lucidare l’onore di una nazione divisa. Una carriera finita prima di iniziare, una vita irrimediabilmente divisa.

Mario Savio. Una storia gentile, che parla anche italiano, raccontata da sopra il tetto di una macchina della polizia. Senza scarpe. Una parabola partita da un paesino della Calabria e che raggiunge il suo apice nel campus di Berkeley. La storia del Free Speech Movement, il movimento associativo di studenti che anticipa sia il ‘68 francese che le proteste americane dell’anno successivo. Mario Savio è il “discorso della macchina” e una rivoluzione che da quei pomeriggi del 1964 è dilagata in tutto il mondo.

Oriana Fallaci. La più conosciuta del gruppo. Qui, ovviamente, non si tratta di scoprire, semmai di leggere. Qualcosa che vada oltre le solite citazioni de La rabbia e l’orgoglio che spopolano sui nostra social e che oggi l’hanno fatta diventare simpatica anche agli sgherri della peggiore destra italiana. Gente che, fosse ancora con noi, Oriana avrebbe demolito in poche righe. Partire da Insciallah e andare ancora più indietro; personalmente, dico Niente e così sia e Intervista con la storia per capire che razza di giornalista abbiamo avuto, e quanto ci manca.

Paavo Nurmi. Uomo da fatica silenziosa, che corre col cronometro in mano e conquista 9 medaglie d’oro in tre diverse Olimpiadi. È storia di quasi un secolo fa quella del “finlandese volante”. Mai distanze brevi le sue, fondo e mezzofondo. Qualche volta i 3000 siepi, dove vince nonostante cada dentro la pozza dell’acqua. Quello di Nurmi è il volto dello sport a cavallo delle due guerre. Foto sgranate e corpi con muscolature allenate alla fame. In pista i suoi sono ritmi da catena di montaggio. Ti stritolano. Organicità africana e testa scandinava, diranno.

Macarena Sánchez. La ragazza di Santa Fe che si batte per dare riconoscimento e dignità alle calciatrici argentine, denunciando la propria società e l’intera federazione. Mica per i contratti milionari, no, ma per aver riconosciuta la maternità, e le malattie. Per smettere di dover lavare spogliatoi e comprare l’attrezzatura sportiva. Per essere assicurate in caso di infortuni. Maca è l’attaccante di punta anche fuori dal campo, quando si espone in prima persona in favore di tutte le donne. E che, l’altro giorno, per l’approvazione della legge che legalizza l’aborto, scende in piazza a festeggiare.

Macarena Sánchez

Conan, il ragazzo del futuro. Non ho ancora visto Soul, l’ultimo iperrecensito film animato della Disney, ma ho fatto un piccolo viaggio indietro nella mia adolescenza. E questo piccolo grande capolavoro, trasmesso per la prima volta in Italia giusto quarant’anni fa, resta di un’attualità sconcertante. L’utopia di Indastria, la scienza messa al servizio del solo profitto e del potere. Lo sfruttamento di molti a favore di pochi e le tematiche ambientali. Solo in Giappone, poco meno di mezzo secolo fa, potevano creare un cartone animato del genere. E noi dovremmo tutti riguardarlo.

Sette storie per il 2021. Di alcune magari scriverò qui su Heraldo, altre forse rimarranno una riflessione privata. Intanto ho passato le ore a cavallo del nuovo anno parlando e scrivendo di loro. Ed è già un bel modo di iniziare. Buon anno a tutti.

(In copertina: foto di Mario Savio e Oriana Fallaci)

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