L’attuale stagione del Verona sembra correre su due binari, diversi ma assolutamente paralleli. Da una parte c’è la squadra di Juric che, profondamente rinnovata rispetto allo scorso campionato, ha iniziato il torneo con il piede giusto, tanto da aver messo in cascina venti punti in tredici partite. Nell’ottica del raggiungimento della fatidica quota quaranta, che nel campionato di serie A garantisce la permanenza nella massima serie, si può dire che i gialloblù, forse contro ogni più rosea previsione, si trovano già a metà dell’opera.

Dalla parte opposta, invece, c’è la società, rappresentata in primis dal Presidente Maurizio Setti, che nella recente sessione estiva di mercato, in ragione dell’equibrio di bilancio e della conseguente solidità finanziaria da mantenere, grazie al prezioso lavoro svolto dal direttore sportivo Tony D’Amico, ha realizzato una serie di importanti plusvalenze e consegnato nelle mani del tecnico un organico profondamente rinnovato, di buona qualità ma bisognoso di essere nuovamente plasmato a immagine e somiglianza del proprio allenatore.

Tale gestione, sicuramente ragionevole, ha dato luogo, da parte dei contendenti in campo, a una serie di “simpatici” botta e risposta. Il mister scaligero in più riprese non ha nascosto la sua “insoddisfazione” per essersi ritrovato tra le mani una squadra con tanti, forse troppi, giocatori nuovi, con la quale – a suo dire – diventa difficile proseguire in un ipotetico progetto di crescita come era nelle sue aspettative iniziali. Non solo, ha addirittura paventato l’idea di andare altrove laddove la via del conseguimento delle plusvalenze rimanga la strada “maestra”.

Il tecnico gialloblù Ivan Juric durante una conferenza stampa

La risposta del Presidente Setti è, invece, andata in un’altra direzione. Il numero uno gialloblù ha fatto valere le sue ragioni che sono quelle di avere come principale stella polare quella del pareggio di bilancio. Peraltro, in questo anno orribilis dove la pandemia ha fatto danni a destra e a manca, senza risparmiare il mondo del calcio che, come tanti altri, si è trovato costretto a fare la conta dei danni, l’esigenza di far “quadrare” i conti, specialmente per una società come il Verona, diventa prioritaria, al di là della presenza di qualsiasi, seppur valido, progetto tecnico.

Il Presidente del club scaligero Maurizio Setti

Ora prendere le parti di uno o dell’altro non ha senso, anche perchè non condurrebbe da nessuna parte. In un certo qual modo entrambi hanno ragione e nessuno dei due può considerarsi – come dire – in posizione di “torto”. L’allenatore, desideroso di aprire un ciclo, ha lamentato la mancanza di innesti in grado di alzare l’asticella mentre il club, davanti alla necessità di nuovi e maggiori investimenti per soddisfare le richieste del proprio tecnico, ha preferito utilizzare buona parte delle “succose” plusvalenze ottenute in estate per consolidare le proprie fondamenta finanziarie. Lo scambio di vedute, se vogliamo, in fin dei conti non è sembrato altro che il classico gioco delle parti dove entrambi sono comunque consapevoli che nessuno, in questo momento, può fare a meno dell’altro. E, soprattutto, che una parte ha fatto e sta facendo le fortune dell’altra, e viceversa.

Juric, sapendo di avere, almeno in parte, “il coltello dalla parte del manico” ha tentato di alzare la posta ma Setti, “navigato” quanto basta, ha mantenuto la sua posizione di forza. Come hanno scritto altri, per il bene di una società sarebbe sempre meglio non legarsi troppo ad allenatori e giocatori, perchè prima di tutto deve essere sempre anteposto il fine supremo, che è la squadra. Viene in mente, a questo punto, il tipico canto dei tifosi gialloblù che amano intonare il coro «Cambieranno i giocatori, il presidente, l’allenatore, ma il Verona rimane sempre la squadra del mio cuore». Probabilmente, ad aver ragione questa volta sono proprio loro…

Foto: hellasverona.it

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