Niente da fare. All’ultimo atto di un campionato inedito, infinito e logorante, il Verona è caduto sul campo del Genoa, travolto dalla maggior voglia e dal più vigoroso temperamento del Grifone. Troppo marcata la differenza di motivazioni tra le due squadre, troppo evidente la superiore carica agonistica della formazione di Nicola rispetto a quella di Juric. Il Genoa, giunto all’ultimo turno ancora in bilico tra salvezza e retrocessione, ha potuto così disporre di un avversario fin troppo arrendevole, sicuramente stanco e decimato, probabilmente anche appagato.

Juric, con il suo solito stile schietto e diretto, che ha conquistato il tifo gialloblù nel corso di questa annata, alla vigilia aveva dichiarato di non prendere nemmeno in considerazione l’idea di andare a Marassi senza giocarsi la partita al meglio delle proprie possibilità. «Chi ama il calcio, come noi, è giusto che onori questo impegno. Sapere che c’è gente che pensa il contrario mi dà molto fastidio. All’estero e negli altri sport nemmeno pensano che una cosa così possa accadere». Queste le parole del tecnico croato, contrariato soprattutto per lo scetticismo che serpeggiava tra stampa e tifosi. Sentimento giustificato, per così dire, anche dall’elevato numero di ex genoani presente tra i gialloblù, in primis proprio il mister scaligero. Invece, alla prova del campo, non c’è stata partita: l’Hellas oltre che stanco e provato da una stagione lunghissima e da un’emergenza riguardante in particolare il reparto difensivo, è parso a tratti addirittura svagato e distratto. Una sensazione che mai, nel corso del campionato, si era avvertita, ammirando le prestazioni dei gialloblù.

Nella ripresa, con l’ingresso in campo di Borini e Pazzini (per lui si trattava dell’ultima apparizione con la maglia del Verona), Juric ha provato a dare una scossa: la sua squadra ha aumentato la pressione, ha tenuto in mano maggiormente il gioco, arrivando anche ad occupare stabilmente, per larghi tratti, la metà campo avversaria. Ma tale supremazia non si è mai realmente concretizzata, arrivando a produrre solo calci d’angolo in serie e pochissime vere occasioni da gol. Un Verona, dunque, sterile e poco incisivo, che con il passare dei minuti ha anche mostrato un certo nervosismo.

La serata del Ferraris”, dunque, non è stata la miglior conclusione di un cammino a tratti esaltante. Ma una serata storta, in una partita sostanzialmente inutile e con pochi stimoli, non può cancellare quanto costruito da Juric e dai suoi uomini nel corso di quest’anno. Partiti come la vittima sacrificale della Serie A secondo gli addetti ai lavori, i gialloblù sono stati l’autentica rivelazione del campionato, mettendo in mostra un calcio organizzato e dinamico, intenso e aggressivo, con un atteggiamento sempre intraprendente e proattivo. Per lunghi tratti, soprattutto nella prima fase della stagione, l’Hellas ha mostrato una grande solidità, rivelandosi come una delle difese più granitiche. E in tutto ciò, l’uomo di Spalato si è dimostrato come il vero valore aggiunto della rosa: Juric, infatti, ha saputo ricavare il meglio dai propri giocatori, spingendoli sovente oltre i propri limiti e valorizzando inoltre alcuni prospetti giunti a Verona come vere e proprie scommesse. È il caso, principalmente, di Sofyan Amrabat, Amir Rrahmani e Marash Kumbulla, ma degni di menzione sono pure Faraoni e Lazovic, inesauribili stantuffi sulle corsie, così come Pessina e Zaccagni, infaticabili raccordi tra centrocampo e attacco giunti forse alla stagione della consacrazione.

In questo strano calcio estivo, senza tifosi e senza passione, con poco coinvolgimento ed entusiasmo, il Verona ha forse pagato i troppi impegni ravvicinati: la media punti si è abbassata (da 1,4 pre-lockdown a 1,08 post-ripartenza) e l’obiettivo europeo è parso subito una splendida utopia, ma la squadra è rimasta sempre sul pezzo, andando ad ottenere, anche a salvezza virtualmente raggiunta, risultati di grande prestigio, su tutti i lusinghieri pareggi al “Bentegodi” contro Inter e Atalanta. Come affermato dall’allenatore croato, la sua squadra, senza lo stop forzato dovuto alla pandemia, avrebbe avuto maggiori probabilità di conseguire un piazzamento europeo, ma ciò che più conta è che l’Hellas non si sia mai trovato invischiato nella lotta per non retrocedere e abbia regalato ai propri tifosi momenti di grande calcio ed emozioni impronosticabili. Su tutte, la splendida notte al Bentegodi” di inizio febbraio, con la vittoria in rimonta sulla Juventus di Maurizio Sarri.

Il nono posto in graduatoria è un risultato di enorme portata: un piazzamento che al club scaligero mancava dalla Serie A 1999/2000, quando l’Hellas di Cesare Prandelli arrivò a chiudere la stagione sull’onda di 15 risultati utili consecutivi. Un traguardo che deve fungere da stimolo per la prossima stagione, con una rosa che sarà in gran parte mutata, ma con la garanzia costituita dalla conferma di Ivan Juric. Il suo rinnovo triennale costituisce il primo, fondamentale mattone per costruire con pazienza, saggezza e umiltà, il futuro del Verona.

Foto: hellasverona.it