C’è stato un lungo periodo in cui, nel mio immaginario di adolescente appassionato di metal, gli Aneurysm erano uno dei gruppi di riferimento. Riascoltando oggi la loro produzione non posso che essere soddisfatto del mio gusto di allora. La loro capacità di unire thrash e sonorità cyber, utilizzando con dovizia i propri strumenti ed innestandovi sopra una vocalità particolare ma intellegibile, ha giocato a loro favore. Ma, l’8 agosto 2013, è giunta la notizia che non avrei mai voluto leggere: “A vent’anni dall’esordio gli Aneurysm annunciano il loro scioglimento”. Rispondono Gianmaria Carneri e Stefano Torregrossa

Come sono nati gli Aneurysm e perché avete scelto questo nome?

Gianmaria: Peter ed io abbiamo iniziato a suonare la chitarra insieme e dopo un anno progettavamo di formare una band. Già a questo stadio seminale abbiamo deciso il nome. In quel periodo era appena uscito In Utero dei Nirvana, in cui appunto è presente la traccia Aneurysm. Ci piaceva il suono del nome e ne conoscevamo il significato disastroso in quanto la mia famiglia pullula di infermieri. Avevamo 17 anni e unire metal a disastro ci sembrava un’ottima idea. Ti svelo un particolare inedito: l’alternativa era Seexton of Death. Ricordo distintamente che in un concerto che teneste al Trend Up vidi Gianmaria sconfortato, nonostante la bella (e partecipata) serata. Mi disse che non riuscivate a trovare attenzione adatta nella scena metal. Vi feci coraggio, ma poi vi siete sciolti. Com’è maturata questa decisione?

Stefano: Per quanto mi riguarda ci sono stati molti fattori. Dopo Shades – disco osannato da tutti ma che non ha portato di fatto ai risultati che ci aspettavamo – abbiamo discusso a lungo per un cambio di rotta. È nato così Archaic Life Form: più melodico per certi versi, tecnico ma più d’impatto e immediato, meno complesso nella struttura dei tempi ma più raffinato per suoni, arrangiamenti e gusto. È stato un cambio, per certi versi, drastico. Ma ci abbiamo creduto tutti, pur senza risultati. Credo che l’insofferenza accumulata negli anni anche dopo questo ultimo sforzo abbia portato ad un generale calo di entusiasmo nel gruppo. Abbiamo provato a costruire brani nuovi dopo Archaic Life Form, ma non è uscito niente di significativo. In qualche modo avevamo perso la bussola, la voglia, la volontà. Così, nonostante una memorabile stagione live per la promozione di Archaic Life Form, abbiamo deciso per lo scioglimento, a malincuore.

Gianmaria: Concordo sugli scarsi risultati (puntavamo molto in alto), sulla frustrazione del dover racimolare date e consensi sullo sfondo di una scena preoccupantemente statica se non in degrado. Ma questa in fondo era una condizione in cui navigavamo da molti anni, la vera sberla finale è stato realizzare di non avere più niente da dire. All’improvviso tutto è diventato già visto e già sentito. Impossibile continuare.

Io ed alcuni amici eravamo vostri grandi fan. Cosa ne pensate se vi dicessi che andavamo a concerti ascoltando a tutto volume il vostro Aware? Siete stati la colonna sonora di più di qualche weekend. E noi vi consideravamo davvero grandiosi…

Gianmaria: Ogni tanto capita che qualcuno mi faccia una confessione simile. Addirittura ci sono state un paio di band che ci hanno coverizzati e persone che giurano di essersi interessate al metal grazie a noi. Il mio ego non è mai stato abbastanza sazio di gratificazioni e purtroppo lamentavo sempre dei successi mancati invece che far tesoro di quelli ottenuti.

Aware, Shades, Archaic Life Form sono i titoli dei vostri tre album. Prima c’era stato Burst, anno di grazia 1995. A quali siete legati di più, quale canzone preferite e per quale motivo?

Gianmaria: Archaic Life Form è l’album che avrei sempre voluto non solo incidere ma proprio ascoltare. Lo amo sotto ogni aspetto: riffing, tematiche, atmosfere, suoni. La canzone eletta è The Clear Obscure che ritengo sia un condensato perfetto di tutto l’album. Credo sia la canzone che più ho ascoltato nella mia vita, già basterebbe l’heavy rotation di quasi 12 ore durante le riprese del video.

Stefano: Il mio ingresso negli Aneurysm è stato poco prima dell’uscita di Shades. Ho inserito dell’elettronica in qualche brano come pura decorazione di pezzi già in buona parte completi. Il disco a cui sono più legato, ovviamente, non può che essere Archaic Life Form, che ho contribuito a comporre fin dall’inizio. Canzoni preferite? Molte e di molti dischi diversi. Sono affezionato a Larva (da Aware), che ricorda il periodo in cui ero io stesso fan degli Aneurysm prima di entrare a far parte del gruppo. Di Shades adoro Under Grey Skies e Proud, che sono state per me dei duri banchi di prova per l’elettronica, strumento nel quale ero al tempo solo agli inizi. Di Archaic Life Form, francamente, salverei tutto: non c’è un pezzo in particolare che non ascolto volentieri ancora oggi, o che non adorassi suonare live al tempo.

Dove facevate le prove e con che tempistiche? E dove avete registrato i vostri dischi e vi siete trovati meglio?

Gianmaria: Le prove le abbiamo fatte a casa dei miei genitori dal 1994 al 2010. Gli ultimi tre anni invece nella sala prove di Jacopo, batterista subentrato a Marco con noi fin dagli esordi. Abbiamo sempre provato un paio d’ore con cadenza settimanale. Per noi provare era anche una base di partenza per trovarci e finire la serata ad ascoltare altre band in qualche locale. Per quanto riguarda le registrazioni: il demo Burst del 1995 è stato prodotto al Bengio’s Studio di Villafranca. Aware (2002) negli studi Pink Noise sempre nel veronese. Shades (2007) è stato registrato nel nostro studio The Cavern e mixato ancora ai Pink Noise studios. Archaic Life Form (2011) registrazioni sempre ai The Cavern ma questa volta prodotto da Bunkker Studio di Mirko Nosari, lo stesso della Kreative Klan che ha pubblicato il disco. Mirko ci ha seguiti in tutto il processo disponendo di esperienza pluriennale e ottima tecnologia. La miglior produzione senza ombra di dubbio.

Avete avuto la voce di Hansi Kursch dei Blind Guardian su Reflection. Cosa rappresenta per voi? Quali sono gli altri artisti che vi hanno davvero ispirato?

Gianmaria: Durante le interviste mi domandavano spesso a chi ci fossimo ispirati. Ho sempre citato Hansi come cantante (inoltre anche Perotti degli Extrema, giusto per correttezza d’informazioni). Prova ad immaginare cosa scatenava in me sentirci duettare. Devo ammettere che non ci ha portato grandi risultati, se non un aumento di credibilità, ma la soddisfazione di esser riuscito nell’impresa di cantare con uno dei miei idoli è impagabile. In generale le mie icone, distribuite qua e là negli anni, sono state: James Hetfield, Hansi Kursch, Philip Anselmo, Daniel Gildenlow e Devin Townsend.

Esiste un futuro, e presente, musicali per gli ex membri degli Aneurysm? Se sì qual é?

Gianmaria: Per un paio d’anni non ne ho più voluto sapere. Poi mi sono riaffacciato all’underground più per senso di incompletezza che per risvegliata verve. Al momento canto in una cover band rock metal chiamata Gazoil.

Stefano: Io suono il piano ne Le Fughe de le Matonele (improvvisazione blues/folk su poesie in dialetto veronese) e la batteria nei Megatherium (stoner doom). Ma ho abbandonato completamente computer ed elettronica come strumento principale: non potrei più raggiungere picchi migliori di quelli toccati con Archaic Life Form!

Quali sono le vostre band veronesi preferite e perché?

Gianmaria: nonostante fossi un fervente sostenitore della scena veronese ormai non la seguo più da anni. Sono annoiato da tutto.

Quante copie hanno venduto (circa) i vostri singoli demo/album?

Gianmaria: Non ho numeri certi comunque si tratta sempre di quantità imbarazzanti, qualche decina per arrivare forse a qualche sparuto centinaio.

Discografia Aneurysm:

Burst (1995)

Aware (2002)

Shades (2007)

Archaic life forms (2010)

Formazione Aneurysm: Gianmaria Carneri, Peter Calmasini, Ivano Dalla Brea, Stefano Torregrossa, Jacopo Frapporti (ex – Marco Piran, Mirco Zamperini, Enea Cipriani, Niccolò Crescini).