Esattamente 35 anni fa l’Hellas Verona guidata da Osvaldo Bagnoli conquistò un memorabile scudetto al termine di un’incredibile cavalcata che, a distanza di così tanto tempo, rimane scolpita nella memoria di tutti i tifosi gialloblu. In ricordo di quell’impresa, nel tradizione appuntamento di “Succede alle 31” la redazione sportiva di Heraldo ha incontrato il giornalista Adalberto Scemma e “Gigi” Sacchetti, uno degli attori principali di quella squadra fantastica. Scemma, tra le firme più importanti del giornalismo sportivo, collaboratore di testate come “Corriere dello Sport”, “Stadio” e “Guerin Sportivo”, in quegli anni raccontò da vicino attraverso le colonne del quotidiano “L’Arena” l’impresa dell’Hellas. L’album dei ricordi si è aperto con la citazione di un libro, stampato a stagione in corso, distribuito nelle edicole ma messo in vendita solamente dopo la conquista dello scudetto, che lo stesso giornalista ha definito «un raro esempio di eroismo e di follia, frutto di una libertà espressiva probabilmente non più concessa al giorno d’oggi».

Da quella pubblicazione ha riportato quindi un estratto riferito all’esordio con il Napoli, il cui incipit Scemma ha definito «da folli»: «Comincia qui la marcia degli “acchiappa nuvole” con il sorriso di Briegel a tracolla e con il ricciolo di Maradona nel taschino. Sfilo dalla memoria l’angolo, 37 gradi in direzione sud-est, la testa di Briegel e la mani di Castellini sulla tangente. Ricordo bene il suono, quel coro bomba, sparato alto senza il peso di una nota. L’invenzione quasi vera di un sogno che va in gol».

Il segreto di quella squadra, tuttavia, era quello di essere un gruppo coeso e forte, dentro e fuori dal campo, consapevole delle proprie potenzialità, guidato da un grande allenatore come Osvaldo Bagnoli. Luigi Sacchetti, centrocampista soprannominato “Singer” per la sua indiscutibile capacità di “cucire” il gioco ricorda così il mister: «Sin dalla prima sera quando l’ho conosciuto ho capito che era una persona diversa da tutte le altre». Il momento della svolta, secondo Sacchetti è stato a Capodanno quando «al momento del brindisi, cominciammo a diventare consapevoli che quello poteva essere il nostro anno, senza però mai dirlo ai giornalisti. Dentro lo spogliatoio, invece, eravamo convinti della nostra forza».

Un team in sinergia perfetta, secondo le parole di Scemma, che ha ricordato anche le parole del “maestro” Gianni Brera «che definì quella squadra tra le più forti mai viste in Italia in quegli anni». In quel periodo in cui il rapporto tra giornalisti e calciatori era molto diverso da quello di oggi, senza le barriere degli uffici stampa «Gianni Brera era uno dei pochi – sottolinea – con cui Bagnoli parlava. Spesso tra di loro, inoltre, discutevano in dialetto milanese, segno inequivocabile di una confidenza assoluta».

Lo scudetto conquistato dall’Hellas Verona è stato una poesia, una sinergia perfetta appunto, in cui Osvaldo Bagnoli ed Emiliano Mascetti, rispettivamente allenatore e direttore sportivo, sono stati in grado, attraverso un’attenta programmazione che prevedeva di anno in anno quei due-tre innesti in grado di alzare il livello di qualità, di costruire una squadra sempre più forte. Nell’anno dello scudetto i gialloblu erano diventati una squadra fatta per vincere, e così e stato.