Tanto tuonò che piovve. La notizia che Vinitaly 2020, previsto per il 19 aprile, si terrà a giugno, da domenica 14 a mercoledì 17, era attesa da tempo, soprattutto dopo la sospensione di Prowein da parte dell’ente fieristico di Düsseldorf, comunicata ufficialmente il 29 febbraio scorso. La fiera tedesca non ha ancora reso ufficiale esattamente quando e se recupererà la manifestazione nei prossimi mesi, tanto che alcune voci parlano addirittura di una postposizione al 2021. Di certo, anche le prossime manifestazioni di cui è proprietaria, dedicate ad importanti settori merceologici come Beauty, Top Hair, Energy Storage Europe e Wire&Tube, sono state annullate. 

Già dall’annuncio del rinvio della fiera del vino di Chengdu, in calendario il 22 marzo, e di Vinexpo Hong Kong 2020, prevista dal 26 al 28 maggio e ora rimandata all’8 luglio, si temeva un effetto domino sulle manifestazioni fieristiche del comparto, proprio perché non si vede con chiarezza come si evolverà la diffusione del Coronavirus. 

«Veronafiere ha deciso di riposizionare le date di Vinitaly, Enolitech e Sol&Agrifood nel periodo migliore per assicurare a espositori e visitatori il più elevato standard qualitativo del business», si legge in una nota diffusa dall’ente scaligero. La data si affianca ad altri importanti eventi espositivi del made in Italy, quali Cosmoprof e il Salone del mobile, e ciò dovrebbe favorire la ripresa dei principali comparti produttivi e di export italiani. La scelta, sempre secondo il comunicato, è stata raggiunta in concerto con i principali stakeholder, quali Unione italiana vini, Assoenologi, Federvini, Federdoc, Federazione vignaioli indipendenti e Alleanza delle cooperative settore vitivinicolo.

«Lo spostamento a giugno di Vinitaly e di altre importanti manifestazioni internazionali nelle città di Milano e Bologna – spiega Maurizio Danese, presidente di Veronafiere – è un segnale che il made in Italy scommette su una pronta ripresa economica nei settori chiave del sistema-Paese.Auspichiamo quindi che il nuovo calendario fieristico nazionale possa generare una rinnovata fiducia ed essere strumento con cui capitalizzare la ripartenza del nostro Paese».

Foto di archivio @Vinitaly

Piergiovanni Ferrarese, presidente di Giovani Confagricoltura Verona, accoglie la notizia del rinvio senza entusiasmo. «Non è quello che serviva al mercato, ma mi rendo conto che oramai convincere il mondo a venire a Verona sarebbe stato troppo difficile. Bene quindi la scelta di Veronafiere di posticipare la manifestazione. È troppo presto per azzardare le stime del danno cagionate a noi aziende del settore vitivinicolo, perché in questo momento di incertezza globale risulta impossibile capire quanto saranno i mancati ordini. Ora più che mai dobbiamo fare sistema, concentrarci a rendere forte il nostro Made in Italy mai come oggi sotto attacco». 

Gli fa eco Mirko Sella, vicepresidente provinciale di Cia Agricoltori italiani Verona. «Con la chiusura dei voli dagli Usa fino a fine aprile, i buyer più interessanti non sarebbero venuti. Tutto sommato questo tempo permetterà di presentare vini più maturi e pronti per i consumatori, cosa che risultava difficile da fare per il periodo di aprile. Se ne avvantaggeranno i viticoltori più piccoli di qualità.»

Solidale con la scelta di Veronafiere anche Matilde Poggi, presidente della Federazione italiana vignaioli indipendenti: «Giugno è l’ultima data utile per un evento sul vino. Fivi è comunque pronta a un grande impegno per partecipare, dal momento che questo mese è dedicato tradizionalmente alle lavorazioni in vigna.»

Prevale insomma il buon senso, che costerà comunque a tutto il comparto e non solo a quello. Non bastava il fantasma dei dazi preannunciati dal governo Trump a dare scossoni all’export vinicolo nazionale e scaligero, ma in questo caso ci si sente un po’ tutti nella stessa barca.